Le gocce di cera colavano ormai a fiotti lungo il mozzicone della candela.

La luce prodotta era relativamente poca, ma Harry era chino su un foglio di pergamena col naso a pochi centimetri da essa. Prima di impugnare nuovamente la bacchetta per correggere l’errore, guardò l’orologio da polso appartenuto a Fabian Prewett; erano le due e un quarto del mattino.

 

Quella sera era tornato a casa molto tardi dopo una lunga missione, e inoltre doveva scrivere una serie di lunghe relazioni per vari uffici del Ministero e per il Ministro stesso.

 

Gli occhi facevano fatica a restare aperti e ormai la luce della candela si era abbassata notevolmente. Avrebbe dovuto accettare quel caffé bollente che Kreacher gli aveva offerto verso mezzanotte. Harry si stiracchiò sbadigliando e si arruffò i capelli, il che significava che era di pessimo umore. Aveva sempre odiato continuare a fare i compiti oltre la mezzanotte quando era a Hogwarts. Corresse l’ultima parola e la riscrisse correttamente. Appoggiò la mano sinistra sui jeans e scrisse altre tre righe. L’orologio del salotto batté le due e mezza. Prese tra le mani la pergamena. Aveva scritto i due terzi di quello che doveva dire. Chissà se Arthur Weasley gliela avrebbe fatta passare liscia anche quella volta. Sentì dei passi provenienti dal corridoio. Una figura femminile si affacciò alla porta dello studio. La candela che aveva in mano le rischiarava il volto delicato e lentigginoso.

 

 “Oh… Ginny.” disse Harry guardandola.

Ginny indossava una lunga vestaglia in raso legata in vita e i capelli erano scompigliati.

 “Ancora sveglio?” gli chiese, sedendosi accanto a lui e posando la candela più luminosa sul tavolo.

 “Devo finire questa relazione per tuo padre entro domattina.” Guardò il  viso di lei, assonnato quanto il suo.  “Vai pure a dormire, non stancarti troppo. Io verrò appena possibile.”  le disse dolcemente, risistemando i fogli sulla scrivania in ordine sparso.

“Harry! Sono le due e mezza, vatti a riposare! Lavori sempre!”  protestò Ginny.

 “Insomma, Ginny. Rischio di perdere il posto appena acquisito di Capo Ufficio!”  ribattè Harry, guardando la moglie.

Lei sbuffò. Si passò una mano sul ventre leggermente rigonfiato. “Questo esserino non mi da pace!” disse in un sussurro dolce, tentando di distrarre il marito.

 “Davvero?”  esclamò raggiante Harry, lasciando scivolare la relazione sulla scrivania.

 

Era contento che ci fosse qualcosa che lo rendesse veramente felice. La sua famiglia si stava allargando sempre più, e oltre Albus e James, a luglio sarebbe diventato papà di un altro bambino. I suoi figli lo rallegravano sempre, e quand’era giù di tono, le loro risate e le marachelle che combinavano erano una medicina per la sua anima.

 

Ginny rimase lì seduta, accarezzandosi il pancino gonfio. Harry fece fatica a rileggere la relazione, poiché ad ogni parola, i suoi occhi cercavano quelli di Ginny.

 

 “Torna a dormire. Ne hai bisogno, e poi il piccolo vuole che la mamma riposi un po’.”  le disse, togliendo per l’ennesima volta gli occhi da quelli di sua moglie.

 “Con te non dormo bene, lo sai.”  mormorò Ginny guardandolo con un vago cipiglio alla Molly Weasley.

 “Non scherzare!” ribattè Harry.

Qualche sera prima l’aveva trovata profondamente addormentata davanti al libro di fiabe che leggeva per far dormire i bambini.

La donna sbuffò nuovamente. Appoggiò le mani sui braccioli della sedia e si sistemò.

 “Io ti ho sempre aspettato, lo sai?” cominciò Ginny. Harry si bloccò con la piuma intinta di inchiostro a mezz’aria.

 “Ricordi quando eri in punizione con la Umbridge, al quinto anno?”

Harry annuì. Ricordava troppo bene le notti passate a versare sangue sulla pergamena nello studio della Umbridge. Le cicatrici con su scritto ‘non devo dire bugie’ pizzicarono, costringendo Harry ad abbassare la piuma.

Ginny continuò il suo racconto. “Ricordi anche che tornavi in sala comune a mezzanotte?”

Harry annuì nuovamente.

 “Ecco… Io c’ero.” concluse Ginny con un sospiro.

Harry corrucciò la fronte. ”C’eri?”

Ginny estrasse la bacchetta dalla tasca della vestaglia.

Mentre faceva questo disse:  “Lo sai che non ho mai rinunciato a te. Questo ricordo te lo dimostrerà.”  Puntò la bacchetta sulla sua tempia. Ne scaturì un vapore argento.

Harry la guardò sempre più sbalordito.

Il Pensatoio che la professoressa McGranitt gli aveva donato subito dopo la guerra era sul mobiletto in un angolo. Ginny si avvicinò, e Harry la seguì. Versò il ricordo nel bacile e si tuffarono dentro.

 

La Sala Comune era vuota. Si sentiva soltanto il calpestio dei ragazzi nei dormitori. Era particolarmente bello rivedere la Sala Comune del Grifondoro dopo quasi nove anni. L’ultima volta che Harry c’era stato fu dopo la guerra. Ma quel ricordo era ambientato prima che questa avvenisse. Il buco del ritratto si aprì. Entrò Harry, molto giovane e meno alto di quello che era. La mano destra aveva un rossore innaturale. Ecco che dall’ultimo scalino che portava al dormitorio delle ragazze, si vide Ginny. Era raggomitolata in una coperta del dormitorio, in un angolo non illuminato e ben nascosto dagli sguardi di Harry.

 “Ero lì da circa un’ora, ti aspettavo per vedere se eri ancora vivo e per vedere se la Umbridge ti avesse fatto qualcosa.” spiegò la Ginny-donna a Harry-uomo.

Harry era incapace di dire alcuna parola. Perché non aveva visto Ginny? Perché non aveva capito subito che era lei la donna della sua vita? La Ginny-ragazzina guardava con occhi colmi di lacrime Harry-ragazzo con la mano insanguinata, intento a fare un lungo tema per Piton. Non poteva più vedere quella scena. Era come ferire nuovamente Ginny.

 

Il ricordo mutò. La neve era ben visibile fuori dalla finestra. Ginny quattordicenne era sempre raggomitolata nel suo angolino, e guardava preoccupata Ron ed Hermione.

Loro c’erano già in Sala Comune, ma Harry dev’era? L’Harry-uomo ebbe uno spasmo, e il sangue sembrò schizzargli al cervello. Era la sera nella quale lui era rimasto con Cho nella Stanza delle Necessità. La Ginny che aveva accanto non lo guardava negli occhi, probabilmente perché voleva nascondere le lacrime che quel ricordo gli suscitava. Harry-uomo si sentì pieno di vergogna. Nuovamente Harry entrò in Sala Comune parecchio scosso. Ginny si era illuminata, quando lo aveva visto. Il sorriso dalle sue labbra scomparve quando Harry annuì a Hermione che gli domandava se Cho lo avesse trattenuto. Schizzò come un razzo nel dormitorio, piangendo.

 

Il ricordo scomparve. Si ritrovarono nello studio di Grimmauld Place.

 “Da allora non ti ho più aspettato. Pensavo che Cho sarebbe rimasta sempre con te, e che io sarei rimasta l’eterna bambina spasimante.” disse Ginny lasciando cadere le lacrime sulle guance. Harry si vergognò. Farla piangere non era neanche nei suoi pensieri.

Le prese il volto tra le mani.

 “Io volevo solo sapere se tu fossi vivo, e se tutto andasse bene.” pianse Ginny.

Come poteva farla smettere? La strinse, stando ben attento a non appoggiarsi troppo al bambino. Ginny singhiozzava ininterrottamente sulla sua spalla, e Harry le accarezzava i capelli profumati, sussurrandole parole di conforto. Era stupido a non chiederle scusa. Doveva chiederle scusa. Lei era sua moglie, la donna che avrebbe sempre amato, glielo aveva promesso. Non poteva non cercare di consolarla dopo averla fatto soffrire per troppo tempo, e forse quell’ abbraccio non avrebbe potuto sistemare tutto.

La prese per le spalle. I loro occhi si scrutarono.

 “Come posso chiederti scusa?” mormorò Harry.

 “Scusa di cosa?” chiese Ginny, asciugandosi le lacrime.

 “Per averti fatta soffrire così tanto, non te lo meriti.”

Ginny sembrò lì lì per piangere di nuovo, ma invece sorrise, il che fece stare decisamente meglio Harry.

 “Questo è il tuo perdono. La nostra famiglia è il perdono. Se avessi continuato a pensare che Cho potesse stare con te, forse a quest’ora non avresti noi.  Prese la mano di Harry e la posò sul suo ventre. La creatura lanciava piccoli calcetti con quelli che potevano essere i suoi piedini.

Harry si sentì colmo di gioia. Sorrise a Ginny, raggiante.

 “Ci sarà tempo per finire la relazione, giusto?” chiese Harry a Ginny.

 “Giustissimo.”

Note di fine capitolo

Ho aggiunto il Pensatoio di Silente, anche se è un elemento che la Rowling non mette. Spero che vi piaccia. Sleeping Beauty

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