Note alla storia

Una Flash Fiction introspettiva e un po’ malinconica, all’indomani della battaglia.
Perché l’odio e i conflitti, anche quando necessari per ristabilire un giusto ordine delle cose, lasciano sempre l’amaro in bocca a chi nella contesa ha irrimediabilmente perso una parte di sé.
Dalla tazza da tè flebili volute di vapore acqueo risalivano ad appannarle le lenti, mentre il cupo lamento di una civetta, fuori dalla finestra, scandiva con apatica lentezza il prolungarsi della sua solitudine. Solo lo scintillio delle fiamme nel camino pareva turbare quello statico affresco, sferzare senza alcun rispetto i suoi lineamenti stanchi.
La guerra era finita, Lord Voldemort era caduto e con lui le sue oscure alleanze.
Ben presto nei libri di Storia della Magia sarebbe comparsa la pagina conclusiva di quel racconto di distruzione: il racconto della sua vita.
Perché Minerva McGranitt aveva vissuto in prima persona tutte le fasi di quella tragica lotta fratricida. Aveva visto crescere il potere del Signore Oscuro, aveva educato inconsapevolmente le schiere dei suoi luogotenenti a valori e ideali, che essi parevano aver assunto invece quali bersagli designati della loro ferocia.
Alzò lo sguardo e con una rapida occhiata passò in rassegna i suoi pensieri, allineati sul ripiano più alto dello scaffale.
Imbottigliate con cura, fluttuanti lingue di fumo roteavano tra quelle anguste mura di vetro.
Su di ogni vasetto un’etichetta dorata, con su scritto un diverso nome.
Un esercito di ricordi, troppi per essere contenuti in un’unica mente senza il pericolo di andar perduti, senza il rischio di farla impazzire.
Severus, Lupin e Tonks, gli ultimi nell’ordine a prender posto sullo scaffale.
Nemmeno la polvere aveva ancora osato scalfire i contenitori che racchiudevano le loro fugaci esistenze.
Ancora adesso, soprattutto nelle serate come quella, in cui le redini della memoria parevano imbizzarrirsi nella stretta delle sue mani, Minerva poggiava la bacchetta alla tempia e ne traeva momenti e immagini che andavano a sedimentarsi su quella impalpabile enciclopedia di ricordi.
Quante persone unitesi alla selva di croci che dilaniavano la sua anima.
Questo era tutto quello che rimaneva di loro: ricordi che si sarebbero spenti con il passare delle generazioni, confusi nella forma superficiale di una storica vittoria dai visi sfuggenti.
Paradossalmente, infatti, gli unici volti destinati a rimanere vivi nella memoria dei posteri sarebbero forse stati quelli di Voldemort, di Greyback, di Bellatrix Black, in un mondo che col proprio ricordo rende più agevolmente tributo alla leggendaria malvagità dei suoi tiranni, piuttosto che all’estremo sacrificio dei suoi eroi.
Tornò a visitarla quel malinconico senso d'impotenza che solo Albus sapeva come allontanare dalla sua mente, offrendole un sorriso tanto apparentemente fuori luogo quanto miracolosamente acquietante.
Sfiorò la montatura dorata delle sue lenti, che da anni giacevano inerti sulla scrivania della presidenza senza che nessuno avesse mai osato riporle in un cassetto. Non le restituirono altro che una grigia vampa di nostalgia.
La guerra era finita, ma la vittoria non le era mai sembrata così distante, avvolta nell’ombra di quelle argentee lingue di fumo.

Note di fine capitolo

Scusate il momento malinconico... La prossima volta tornerò a qualcosa di più allegro... ^_-
Grazie per la lettura!

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