Note alla storia

Questa oneshot di Bambu è stata una delle prime di questa autrice che ho iniziato a tradurre, più come esercizio stilistico che altro. Credo sia quella dove più si senta il modo di scrivere di Bambu.
Passages of Time è stata scritta nel 2006, ed è pertanto compatibile con il Principe Mezzosangue ma non con i Doni della Morte.
Potete leggere la versione originale di questo racconto, così come tutte le sue altre opere, nell’archivio personale dell’autrice, Winding Steps.
Buona lettura
A undici anni era sola, sugli imponenti gradoni di pietra all’ingresso del castello, le lacrime mimetizzate dalla pioggia che scendeva a scrosci dal tempestoso cielo scozzese. Il ragazzo biondo dal viso appuntito l’aveva chiamata Sanguesporco e tutti i suoi amici avevano riso di lei. Era stata pronta a essere derisa per i capelli cespugliosi o per gli enormi incisivi o la reputazione da ‘so-tutto-io’. Quel commento su una sua indegnità intrinseca l’aveva ferita molto più di quanto non avrebbero potuto fare quelle derisioni.

Il giorno dopo aveva compiuto dodici anni e non aveva avuto un singolo amico in quella scuola magica con cui condividerlo. S’era sforzata così tanto ad entrare in quel mondo, a dimostrare che era lì che apparteneva. A nessuno era piaciuta se non ad un ragazzo a cui aveva offerto il proprio aiuto per ritrovare il suo rospo, quel primo giorno sul treno.

Fissando la Foresta Proibita e il lago, guardando i tentacoli della Piovra Gigante agitarsi alla pioggia, pensò che forse sua madre aveva avuto ragione a pensare che sarebbe dovuta rimanere nel mondo Babbano.

~o0o~

A sedici anni aveva volato sul dorso di un Thestral invisibile, correndo con i propri amici alla volta di Londra per salvare la vita di un uomo. Aveva il cuore in gola e l’adrenalina le scorreva veloce nelle vene. Per lo meno con il tempo aveva trovato una sua nicchia nel mondo magico, il cervello accanto agli istinti da eroe del suo amico.

In quella che era stata un lezione che mai avrebbe dimenticato, s’accorse che a volte gettarsi eroicamente al salvataggio non era la cosa giusta da fare. Aveva imparato, dolorosamente, a non ignorare mai la propria voce interiore quando questa reclamava prudenza.

Non avevano salvato la vita del padrino del suo amico quella notte e, in sole dodici ore, aveva dovuto affrontare ancora quello stesso crudele ragazzo biondo e suo padre. Non aveva compreso, allora, che gran parte della crudeltà che le veniva scagliata contro era guidata dalla paura. Lui era terrorizzato dalle reazioni fisiche ed emozionali che aveva nei suoi confronti. L’aveva trovata sorprendentemente carina l’anno precedente e, in quel quinto anno, aveva trovato quel suo corpo, sbocciato nelle forme di una giovane donna, desiderabile.

Le intenzioni del padre erano state molto più letali. Lui e i suoi compari avevano cercato di dare, a lei e ai suoi amici, la morte, e la paura provata in quell’occasione l’aveva segnata per la vita. Un sottile, evidente, lembo di pelle raggrinzita marchiava il suo petto, un simbolo a ‘v’ sdraiata, come un’equazione matematica… il seno destro è più grande del sinistro.

Quell’estate i suoi genitori l’avevano implorata di abbandonare il mondo magico, ma lei aveva insistito: i suoi amici avevano bisogno di lei.

~o0o~

A vent’anni aveva raccolto ortiche di Piretro e giovani foglie di Mandragora in serre private di dimore confiscate. Aveva vagato con il benestare del Ministero attraverso i beni di maghi e streghe incarcerati o morti; conseguenze della guerra. Le foglie verdi e purpuree delle Mandragore contrastavano con il verde quasi nero delle foglie delle ortiche raccolte nella cesta. La sua posizione di Indicibile nel Dipartimento dei Misteri aveva donato alla sua indefessa intelligenza il peso dell’ufficialità per intraprendere, nelle proprie ricerche, qualsiasi corso d’azione desiderasse.

Il suo obiettivo era stato cercare una cura duratura per annullare gli effetti a lungo termine delle più potenti Maledizioni Senza Perdono. Fin dalla fine della guerra, e dopo così tante morti dei suoi amici, aveva lavorato in segreto sull’elisir, giungendo solo a soluzioni temporanee. Con il completo appoggio del Ministero le era stato dato un laboratorio di ricerca in un posto che aveva imparato a chiamare casa. Era stato protetto, così come il cottage indisegnabile nel nord dell’Inghilterra in cui aveva risieduto nei momenti peggiori della guerra, dagli incantesimi protettivi più potenti che il mondo magico conoscesse. Le uniche persone in grado di rintracciarla erano i suoi due più stretti amici – quello dalla testa rossa era anche il suo Custode Segreto – e i loro gufi.

Il suo confidente e partner nella ricerca era rimasto – durante e dopo la guerra – nascosto, come lei. Le loro uniche comunicazioni avvenivano grazie ai gufi dei suoi amici. Il resto del mondo magico aveva creduto che sia lei sia il suo compagno fossero morti. Era stata un’opinione diffusa e fallace, promossa ed accolta con favore dai fuggitivi.

A seguito della morte del vecchio Preside e della fuga del giovane biondo purosangue e del Principe Mezzosangue, aveva abbandonato la scuola per aiutare i suoi amici nella loro ricerca. Dopo sei mesi, i rimanenti Horcrux erano stati trovati e distrutti; tre innocenti resi invalidi e due altri sotto i continui effetti della Maledizione Cruciatus erano stati il prezzo da pagare, e i suoi amici l’avevano costretta a nascondersi. Avevano bisogno dei suoi libri e della sua intelligenza come risorse, mentre s’impegnavano in quella che avevano chiamato ricerca sul campo. Aveva pensato che si trattasse di un nome orribile per definire una guerra.

Sei mesi più tardi, aveva ricevuto una lettera, portata a destinazione da un gufo bianco come la neve, da parte del suo ex professore. Pareva che gran parte dell’omicidio fosse stato una messa in scena… il preside stava già morendo… avvelenato tentando di distruggere un pezzo di quel mago pazzo alla conquista del loro mondo. Si era chiesta, una volta ancora, se rimanere nel mondo magico fosse la sua miglior scelta.

Quella prima lettera era stata un’implorazione d’aiuto. Pareva che il giovane ragazzo biondo stesse soffrendo gli effetti a lungo termine della Maledizione Imperius, e che il professore rinnegato fosse impossibilitato a raccogliere le piante magiche e i rimedi di cui avrebbe avuto bisogno.

Più tardi avrebbe ricordato quell’attimo in cui decise di accogliere la richiesta, come un momento in cui il suo cervello doveva averla abbandonata. Una corrispondenza settimanale era così iniziata, e lei era andata in cerca di una cura definitiva, piuttosto che accontentarsi di curare i sintomi della malattia.

Quattro volte, in quattro anni; tanto le aveva scritto il ragazzo biondo.

La prima lettera era stata scritta in flebili scarabocchi; non era un messaggio di scuse ma, forse, una spiegazione.

Non l’ho capito finché non sono morti. Mi aiuterai? Saprò perché se non vorrai.

La seconda lettera era giunta dopo il primo, parziale, successo nella terapia; il suo corsivo non mostrava più segni di tremore.

Grazie. Non avevo idea di quanto Occluso fosse il mio cervello, in tutti questi anni.

Il suo miglioramento, però, era stato solo momentaneo. La libertà dagli effetti dell’Imperio durava solo poche, mere ore per trattamento. Legato da un Voto Infrangibile, l’ex Professore aveva continuato a proteggere il suo giovane fardello.

La corrispondenza settimanale con quel mago dall’umorismo agre e secco era divenuta giornaliera, per poter tenere costantemente sotto controllo lo stato di salute mentale e fisico del giovane biondo.

Aveva ricevuto la sua terza lettera poco dopo la creazione di quello che sarebbe stato il penultimo elisir. La sua grafia era diventata forte e decisa, lontano e pallido il ricordo della prima missiva.

Se non fossi così oppresso dal disastro che è la mia vita, potrei forse offrire una riparazione per i danni che la mia famiglia ti ha causato. Come stanno le cose ora, non so se mai ci riuscirò. Dicono che il perdono sia divino… mi accontenterei della comprensione.

Aveva perso i propri genitori Babbani a causa dei Mangiamorte, ma, nonostante ciò, pensò che forse rimanere nel mondo magico avesse le sue ricompense.

~o0o~

A ventidue anni, era stata premiata con un Ordine di Merlino, Prima Classe, per la scoperta rimarchevole dell’Elixir Ristorativo, e per il suo contributo alla guerra. Aveva accettato quell’onore, eretta sul palco del salone principale del Ministero della Magia, grandioso e sfarzoso, e ricolmo di streghe e maghi estasiati per la scomparsa definitiva del Signore Oscuro.

Aveva diviso le luci della ribalta con le persone a lei più care, il Ragazzo Che Aveva Trionfato e il loro amico dalla testa rossa. Tra i premiati – ché ce n’erano stati molti – erano inclusi anche, seppur in absentia, il loro burbero ex professore e il suo ragazzo biondo.

Aveva scrutato la folla, cercando la sua distintiva testa platinata.

Lei non l’aveva visto, ma lui aveva visto lei.

Eretta, orgogliosa mentre accettava con un grazioso cenno del capo il medaglione dorato che il Ministro Scrimgeour le cingeva al collo. I suoi capelli erano stati acconciati per l’occasione a formare un intricato intreccio di trecce che le adornavano il capo come una corona. Gli occhi le brillavano con la sua viva intelligenza, e il suo disagio ad essere al centro dell’attenzione della folla aveva colorito di rosso le sue gote. Le labbra le si erano incurvate in un dolce sorriso alle parole di uno dei suoi amici. Le vesti verde smeraldo la cingevano alla perfezione, mostrando senza remore la donna che era diventata. Era una strega di cui essere orgogliosi… un emblema di perseveranza e di eccellenza per tutti coloro che avevano adottato il mondo magico come la propria casa.

Il ragazzo biondo, ormai uomo, era rimasto muto per la paura. Timore che i sentimenti contro cui aveva lottato prima di comprenderli fossero non corrisposti, timore che lei potesse essere troppo spaventata da lui e dalla sua famiglia per guardare oltre le brutture dell’infanzia e per diventare amici, o qualcosa di più ancora. Era rimasto in piedi in fondo al grande salone, i suoi occhi fissi sulla strega a cui pensava come la propria salvezza. I suoi occhi grigi stavano bruciando, ma lui si era imposto di non sbattere le palpebre per il timore di perdere anche un solo particolare.

Inutilmente.

Lei aveva abbandonato il palco confondendosi tra la folla senza che lui se ne rendesse conto. La delusione era stata un dolore intenso e vivido.

Hermione si era fatta strada verso il retro del salone, sapendo che quello sarebbe stato il posto più logico dove trovarli, nel caso fossero venuti. Aveva sperato ferventemente che decidessero di farsi vedere. Aveva ringraziato tutti coloro che le avevano porto le proprie congratulazioni ed era giunta dall’altra parte del salone giusto in tempo per sentire la distintiva voce del suo ex professore, e ora collega, dire al suo compagno che era giunto il momento di andarsene. Erano entrambi coperti da un incantesimo di Disillusione e non era riuscita a seguire la loro uscita.

Era stato in quel momento che s’era resa conto di quanto si fosse affezionata al suo ragazzo biondo. In un modo o nell’altro era stato una costante nella sua vita sin da quando aveva avuto undici anni, persino attraverso gli attriti di una guerra che non avrebbero voluto combattere. Entrambi avevano sopportato la perdita della famiglia, degli amici e dei propri insegnanti. Era un miracolo che fossero sopravvissuti.

Se non fosse stato per quei due amici che più di tutti teneva cari, sarebbe potuta andarsene davvero dal mondo magico allora, ché tutte le sue nebulose speranze sembravano essere perdute.

~o0o~

A ventitre anni si era rassegnata ad essere sola. Aveva proseguito le sue ricerche, ferma nel suo proposito di trovare una cura per i genitori di un amico ormai scomparso. Era quello che lui avrebbe fatto se fosse sopravvissuto alla guerra, ed era il suo tributo alla prima persona che l’aveva accettata in quel suo nuovo mondo.

La casa dove viveva era rimasta indisegnabile e pochi erano i suoi visitatori. I ragazzi, così lei avrebbe sempre pensato a loro, erano partiti per un meritato riposo. Le lettere settimanali che le inviavano l’avevano raggiunta da posti sempre diversi. La pergamena usata variava enormemente – per colore e filatura – da una località all’altra, e solitamente veniva accompagnata da qualche piccolo pensiero che pensavano potesse gradire. La sua piccola casa era ormai ricolma di quei graziosi oggetti di bigiotteria… da Bali, Hong Kong, Bruxelles, Bucarest, Mumbai, Singapore, dalle Hawaii, e dall’Alaska.
I ragazzi si erano dati da fare per vedere davvero il mondo.

Era stato dopo aver declinato l’offerta di unirsi a loro per la quarta volta che capì il motivo del suo rifiuto. Aveva aspettato per tutto l’anno precedente che il suo ragazzo biondo la trovasse. Il suo apparente disinteresse le aveva spezzato il cuore. Solo quando l’aveva sentito frantumarsi s’era resa conto che non le apparteneva più.

Si era Materializzata alla sua vecchia scuola, e aveva vagato tra i corridoi cercando di ricordare a se stessa quanto crudele il suo ragazzo biondo fosse stato un tempo. Le nuove generazioni di studenti non l’avevano riconosciuta, e dei suoi vecchi insegnanti solo la professoressa di Divinazione e l’istruttrice di volo erano sopravvissute alla guerra. Non aveva mai considerato in rapporti di amicizia nessuna di loro. Nessuno dei suoi mentori era lì per farla sentire benvenuta, e così era rimasta, una volta ancora, in piedi sulla scalinata di pietra che conduceva all’ingresso del castello, le lacrime che si confondevano con la pioggia sulle sue guance.

Forse, aveva pensato, il mondo Babbano sarebbe stato meno doloroso.

~o0o~

A ventiquattro anni, le era stata recapitata, tramite un gufo bianco per cui teneva appositamente dei pezzetti di pancetta, una lettera ed una copia della Gazzetta del Profeta. Era stata una mattina splendidamente soleggiata e lei si stava chiedendo se fosse il caso di accettare una delle tre offerte che aveva avuto per insegnare, una da parte di una scuola magica e due da scuole Babbane.

Il battito impetuoso delle ali dell’animale le aveva ricordato della consegna, e aveva raccolto il giornale, per prima cosa. Aprendo la prima pagina del quotidiano, la giovane strega aveva sentito il proprio cuore stringersi e le lacrime accumularsi nei suoi occhi. “Ex Mangiamorte Graziati. La Verità Viene Fuori, Infine.

Aveva fissato il titolo, incapace di formulare un pensiero coerente. Aveva scorso velocemente l’articolo ed era stata incredibilmente felice per i due uomini che s’erano riguadagnati la propria libertà. E insieme alla gioia era venuta anche la tristezza straziante per la perdita dei suoi contatti con loro. Si rifiutò di dar voce alle sue emozioni, però.

Dopo parecchi istanti, il gufo dei suoi amici aveva fatto schioccare il becco, riportando l’attenzione della strega sulla lettera ordinatamente scritta. La nota era stata redatta con una calligrafia che aveva visto solo tre volte in precedenza:

“Apri la porta.”

Era quasi caduta nella foga di raggiungere l’ingresso. Aveva spalancato la porta, senza curarsi di essere avvolta solamente nella sua sottile veste da notte di cotone.

I raggi del sole brillavano sui suoi lunghi capelli color platino, e il suo volto era familiare e diverso allo stesso tempo. Non era più il suo ragazzo biondo. Il cuore le era sembrato prendere il volo, come un Boccino lasciato libero dai lacci della sua gabbia, e non aveva saputo cosa dire.

Fortunatamente era bastata una sola parola pronunciata da lui per spezzare quell’impacciato silenzio. “Hermione…”

Non l’aveva mai, in tutti gli anni che l’aveva conosciuto, sentito pronunciare il suo nome, e si lanciò tra le sue braccia a quella parola.

Le posizioni di insegnante Babbana non erano più di alcun interesse per lei. Non erano in grado di competere con l’uomo biondo che stringeva tra le proprie mani il suo cuore.

Aveva pensato che avrebbe potuto essere importante rimanere nel mondo magico ancora un poco.

~o0o~

A venticinque anni, era in piedi in un piccolo gazebo eretto sulle proprietà della famiglia del giovane uomo biondo, vestita in seta color avorio, i capelli sciolti che le ricadevo sulla schiena, e lo stava guardando in volto, mentre si scambiavano i voti. Erano attorniati dai tre uomini che li conoscevano meglio e che insieme a loro avevano percorso mille strade. A nessuno di loro importavano le fanfare e i fasti che invece bramava il mondo magico.

Insieme, in una cerimonia privata, il giovane uomo biondo e la giovane donna dai selvaggi capelli castani avevano tutto quello di cui avevano bisogno: l’un l’altro e i loro amici più cari. E se la ex-spia era sembrata un poco caustica con il Ragazzo Che Aveva Trionfato e il suo compare amante degli scacchi, tutto quello era sembrato in armonia con l’ambiente circostante.

Dopo il pranzo del matrimonio, servito da due elfi domestici sopraffatti dalla gioia, gli ospiti se n’erano andati, lasciando la felice coppia da sola, nella libreria.

Il suo uomo biondo le aveva preso il volto tra le mani e aveva portato le proprie labbra su quelle di lei, sfiorandole delicatamente.

“Draco,” il suo respiro, prima di baciarlo.

A venticinque anni, il mondo magico era finalmente divenuto la sua casa.

Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.