Note alla storia

Primo dei sapori in programma per questa serie. Ringrazio vivamente le mie due beta, Alektos e Jude, per avermi corretto la storia.

Tonks si strofinò gli occhi gonfi di sonno e si guardò attorno: la stanza era buia e silenziosa, e fuori dalla finestra si intravedeva il cielo notturno di Londra. Tutto tranquillo, tutto regolare.
E allora che Merlino ci faceva lei sveglia a quell'ora oscena? Per quale inspiegabile ragione non era ancora distesa nel suo (più o meno) morbido letto, ricoperta dalle (all'incirca) calde coperte, con la testa sul comodo (o quasi) cuscino procuratole da quell'elfo (molto, molto) strambo?
Ninfadora si grattò la testa, sempre più confusa e assonnata. Stava già per rimettersi placidamente a dormire (santa Morgana, dopo aver fatto il turno di guardia la notte precedente ed aver lavorato tutto il santo giorno ne aveva pur il diritto, no?) quando un rumore sommesso la fece sobbalzare: chi diamine poteva esserci a quell'ora assurda al piano di sotto? Sirius (che Circe benedica il suo senso dell'ospitalità verso il parentame disconosciuto dai Black) non le aveva parlato di nessun visitatore atteso, né poteva esser qualche altro membro dell'Ordine, non quella notte.
Guardinga, Tonks scese lentamente dal letto, afferrando anche la bacchetta che aveva malamente abbandonato in una delle sue scarpe (be', a voi non capita mai si lasciare la bacchetta in una delle vostre scarpe?). Saggiamente e, quindi, stranamente decise di evitare di prendere le pantofole: era ancora intontita dal sonno e, contando che era sbadata anche quando era completamente cosciente, voleva evitare di ruzzolare giù per le due rampe di scale che doveva percorrere, rivelando così a tutta Grimmauld Place la sua posizione e distruggendosi il fondoschiena e chissà cos'altro. Insomma, era un Auror, aveva una dignità da mantenere!
Lentamente, per evitare di inciampare proprio in quel momento, Tonks scese le scale, raggiungendo miracolosamente indenne la porta della cucina. Improvvisamente, il rumore di qualcosa che si rompeva.
"Accidenti," stava dicendo una voce sconosciuta all'interno della stanza, "è la preferita di Felpato..."
Tonks drizzò le orecchie: "Felpato? Chi diamine è, Felpato?"
Poi, l'illuminazione: Mangiamorte. Ne era sicura: in qualche modo, dei Mangiamorte erano riusciti ad avere l'indirizzo della sede dell'Ordine da Silente.
Trattenne d'istinto il respiro: per la teiera di Morgana, che fossero riusciti a rapirlo? Magari era stato Lei-Sapeva-Chi in persona ad occuparsene! Sì, doveva essere andata così, nessun altro ci sarebbe potuto riuscire, non con Silente.
Nella sua mente, si dipinse l'immagine dell'Oscuro Signore che, travestito da Minerva McGranitt, organizzava un tranello subdolo ai danni del Preside, lo catturava e gli faceva confessare, dopo orribili torture, dove si trovava esattamente l'Ordine della Fenice.
Tonks scosse furiosamente la testa: se voleva riuscire a cogliere di sorpresa il Mangiamorte, non doveva assolutamente pensare al destino orribile che era sicuramente toccato a Silente, doveva concentrarsi!
"Come se fosse facile..." si ritrovò a pensare "No. Stai calma, Tonks. Sei un Auror, in fondo, ce la puoi fare benissimo..."
Inspirò profondamente, poi sbirciò nella fessura che il Mangiamorte, molto distratto evidentemente, aveva lasciato socchiusa.
Ed eccolo lì, l'infingardo, che trafficava nella dispensa; solo Merlino sapeva cosa stesse cercando lì dentro. Il lato positivo, rifletté, era che lo schifoso le dava la schiena.
Lentamente, aprì completamente la porta, ringraziando il cielo che Sirius l'avesse già oliata per bene.
Forse, per una volta, le sarebbe andato tutto bene.

 

Remus Lupin imprecò: tra tutte le cianfrusaglie di casa Black, proprio la tazza di Sirius doveva rompere? Diamine, doveva essere l'unico oggetto con lo stemma dei Black a cui l'amico tenesse; gliel'aveva anche raccontato una volta: gliel'aveva regalata Alphard, il suo zio preferito, e tutte le volte che veniva in quella casa bevevano insieme una cioccolata calda che, a sentire lui, era in qualche modo speciale. Erano le uniche volte che la tirava fuori dal suo nascondiglio, nella sua stanza.
Aguzzò bene le orecchie, sperando di non averlo svegliato: probabilmente lo avrebbe tormentato a vita, se avesse saputo che aveva osato romperla, oltre che toccarla.
Sorrise: nessun rumore dai piani alti. Sospirando, borbottò a mezza voce un ‘Reparo' e mise di nuovo la tazza nella credenza; addio alla sua idea di provare, per una volta, la cioccolata speciale.
Chiuse l'anta, decidendo di dirigersi verso la dispensa; forse lì poteva trovare qualcosa di interessante.
Ci mise pochi secondi a trovare quello che cercava. Sorrise, mentre allungava la mano per prenderlo. Stava già per scartarlo, quando una voce, da dietro, lo fece sobbalzare.
"Accio bacchetta!"
La bacchetta di Remus volò fuori dalla tasca dei pantaloni; lui si voltò di scatto, cercando di riacchiapparla, ma inutilmente. Alzò allora lo sguardo infuriato, e si trovò di fronte una ragazza. La più strana che avesse mai visto, pensò, con quegli improbabili capelli rosa cicca. Lo guardava torva, ma sul viso le si stava disegnando un sorriso soddisfatto. Gli puntò la propria bacchetta contro, stringendo la sua con l'altra mano e infilandosela poi in tasca.
"Fermo dove sei, Mangiamorte."

 

Tonks sorrise soddisfatta: alla faccia di Malocchio che la criticava sempre, aveva appena messo nel sacco un Mangiamorte introdottosi nel Quartier Generale! Finalmente avrebbe smesso di trattarla come una recluta pasticciona e avrebbe tessuto le lodi del grande Auror-cattura-Mangiamorte!
Si fermò ad osservare meglio l'uomo di fronte a lei: era magro, fin troppo forse, e aveva decisamente bisogno di farsi la barba; il volto, segnato da numerose cicatrici, era pallido e incorniciato da capelli troppo lunghi e striati di grigio, nonostante fosse sulla trentina. Proprio uno strano Mangiamorte, si ritrovò a pensare Tonks; anche i vestiti rattoppati stonavano con il tipo di gente di cui Lei-Sapeva-Chi si circondava di solito.
"Deve essere un travestimento," ragionò "per potersi infiltrare senza destare troppi sospetti. Sono furbi, questi Mangiamorte..."
L'uomo la guardò in modo strano, come se cercasse le parole giuste da dire.
"Chi sei?" chiese infine.
Tonks si accigliò.
"Non sono affari tuoi, Mangiamorte. Cosa stai facendo qui?"
"Mangia... ?" la guardò in modo educatamente perplesso.
"Ci deve essere un errore." Continuò avanzando di un passo.
"Non ti muovere, ti ho detto" gli intimò lei agitando la bacchetta.
Lo sconosciuto si fermò, lo sguardo vagante da lei alla bacchetta.
"Calma, d'accordo? Non c'è bisogno di usare incantesimi, ti pare?"
"Questo lo decido io. Ora rispondi: che ci fai qui?"
Lui mosse appena la destra: aveva un pacchettino di carta argentata in mano.
"Lanciamelo."
Lui sospirò; Tonks non riuscì a capire se di rassegnazione o di delusione, ma non importava: finalmente avrebbe saputo il motivo per cui un Mangiamorte si era introdotto a Grimmauld Place.
L'uomo le lanciò il pacchetto; Tonks cercò di afferrarlo al volo, ma le scivolò tra le mani e le cadde ai piedi. Il mago accennò ad una risatina, ma smise quando lei lo fulminò con lo sguardo.
Guardandolo torva, si chinò per prenderlo, consapevole dello sguardo divertito del mago su di lei.
Quando l'ebbe in mano, lo rigirò per pochi secondi tra le dita, fissandolo basita.
"Non posso crederci..." mormorò.
Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi del mago che sorrideva paziente.
"Cioccolato?!"

 

Remus scoppiò di nuovo a ridere: quella strana ragazza lo divertiva. Lei, però, non parve gradire molto la cosa, perché si accigliò.
"Per l'ugola di Celestina Warbeck, che hai da ridere?"
Remus si calmò leggermente, fissandola divertito.
"Sei buffa" rispose sinceramente.
Lei però sembrò non apprezzare molto il commento, perché si arrabbiò ancora di più.
"Smettila! Ora dimmi chi sei, e che diavolo ci fai qui con questo..." fissò la barretta di cioccolato come se fosse un demone.
"Cioccolato alla menta?" concluse lui per lei, che si limitò ad annuire.
Remus alzò le spalle.
"Avevo fame."
"Quindi per un Mangiamorte sarebbe normale mettersi a mangiare durante le missioni?" disse lei sarcastica. "Raccontamene un'altra. Scommetto che non è semplice cioccolato. Parla, che c'è dentro? È maledetto, forse? O volevi metterlo lì perché ci avvelenasse?" domandò con enfasi.
Ma Remus non l'ascoltava più; la sua mente era rimasta all'inizio della frase. Alla parola ‘Mangiamorte', per la precisione.
"Senti" disse paziente "puoi, per cortesia, smetterla di chiamarmi ‘Mangiamorte'?"
La ragazza sorrise sarcastica.
"E come dovrei chiamarti, Mangiamorte?"
Remus si accigliò.
"Non sono un Mangiamorte. Piuttosto, che ci fai tu qui? Chi mi dice che non sia tu, una Mangiamorte?"
Lei parve offendersi, e Remus esultò interiormente: non credeva veramente a quello che aveva detto (come avrebbe potuto un Mangiamorte vero entrare in quella casa, in fondo?) ma si stava stancando di quella situazione; e poi la ragazza era abbastanza strana da incuriosirlo...
"Come ti permetti? Sei tu il Mangiamorte qui, bello. Non provare a ribaltare la situazione."
"Per l'ultima volta, non sono un Mangiamorte," ripeté massaggiandosi le tempie.
Lei lo guardò dubbiosa.
"Non ho il mantello," provò lui.
"Capirai. Non volevi farti riconoscere subito per quello che eri. Magari ti aspettavi più gente, nel Quartier Generale dell'Ordine..."
"Oh, seriamente, se fossi un Mangiamorte, come avrei potuto entrare qui? L'Incanto Fidelius non si può aggirare..."
"Per questo dovete aver rapito Silente!" gli urlò lei. "Povero Preside, chissà cosa gli avrete fatto, per farlo parlare..." mormorò con gli occhi lucidi.
Remus sospirò.
"Andiamo, è assurdo..."
Ma l'altra non lo ascoltava più, apparentemente presa dalle sua fantasticherie ad occhi aperti.
"Chissà quali torture orribili ha dovuto sopportare, poverino. Deve averlo torturato Tu-Sai-Chi in persona, perché cedesse. E poi tu sei stato mandato qui..."
"E perché solo io, di grazia?" ribatté Remus. "Non è leggermente improbabile che Lord Voldemort, con tutti i Mangiamorte che lo servono, ne mandi uno solo contro l'Ordine della Fenice?"
Lei parve dubbiosa e abbassò appena la bacchetta.
"Effettivamente..."
Remus sorrise: finalmente era riuscito a convincerla.
Peccato che la fortuna non fosse dalla sua, quella notte. Infatti, la ragazza si illuminò di colpo, come colpita da un'idea improvvisa che, lui ne era sicuro, non avrebbe significato niente di buono.
"Merlino, che le prende ora?"
La giovane strega gli puntò di nuovo la bacchetta contro.
"Santo Graal!" esclamò con enfasi "Sei Lui?"
"Lui... ?" chiese Remus confuso.
Ma lei non lo ascoltava più.
"Farabutto, ti sei travestito per bene, eh? Cos'è, Polisucco? O qualche pozione che ti sei inventato?"
"Non credo di riuscire a seguirti..."
Lei si allontanò di qualche passo, tenendo sempre la bacchetta puntata.
"Non ho dubbi, sei Lui! Chi altri oserebbe entrare da solo nel Quartier Generale dell'Ordine?"
"Aspetta," iniziò lui iniziando ad intuire "non penserai seriamente che io..."
Avanzò di qualche passo, ma lei, che ora pareva spaventata, continuò ad indietreggiare.
"Stupe..."
"Attenta!"
Tutto avvenne in pochi secondi.
La strega inciampò all'indietro nei suoi stessi piedi, trascinandosi dietro nella caduta anche Remus, che si era lanciato in avanti nel tentativo di trattenerla.
L'uomo chiuse gli occhi, aspettandosi l'impatto col pavimento che, però, non avvenne. Si rese invece conto di essere atterrato su qualcosa di decisamente più morbido, e si arrischiò quindi a sollevarsi e ad aprire gli occhi.
Sobbalzò nel constatare che era a pochi centimetri dal viso dolorante della ragazza, e che era finito disteso su di lei. La quale, dopo aver aperto a sua volta gli occhi, lo fissò di rimando, sorpresa.
"Che sta succedendo qui?"

 

Ninfadora voltò la testa di scatto, subito imitata dallo sconosciuto. Si ritrovò quindi davanti ad un Sirius Black dall'aria piuttosto sconvolta.
"Che state facendo voi due?"
La strega e il mago si guardarono di nuovo, poi lui spalancò gli occhi e si alzò di scatto, come se si fosse reso conto solo in quel momento che la situazione poteva essere facilmente equivocata.
Lei, invece, parve ricordarsi solo in quel momento quello che aveva appena scoperto su di lui.
"Sirius, stai attento, è pericoloso!"
Sirius la guardò in modo strano.
"Ma che stai dicendo?"
"Si è introdotto nel Quartier Generale di nascosto. Credo abbia torturato Silente per sapere come fare. Dobbiamo fermarlo." Si concesse una pausa per respirare, poi rivelò la sua scioccante scoperta. "Sirius, è Lui! È Tu-Sai-Chi!"

 

Per un po', nessuno disse niente. Poi, arrivò l'inevitabile.
"Ahahahah, per Caramel, ahahahahah!" scoppiò Sirius. "Lui... Lui... Ahahahahah!" continuò inginocchiandosi e tenendosi lo stomaco per il troppo ridere.
Anche il presunto Lord Voldemort fece una risatina, mentre Tonks spostava indispettita lo sguardo dal cugino al mago: che Merlino prendeva, ora, a quei due? Aveva appena dato una notizia che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque, e ora che faceva quel cugino degenere? Si metteva a ridere come se non avesse mai sentito niente di più assurdo. Forse, Azkaban gli aveva veramente dato alla testa.
"Si può sapere che ti prende?" chiese offesa.
Sirius cercò di calmarsi inspirando profondamente più volte, poi si rimise in piedi, ancora scosso da risatine.
"Tonks," le rispose lui, "ti posso assicurare che questo qui non è Lord Voldemort."
"Ma... Ma..."
Sirius la bloccò con un gesto.
"Ninfadora..."
"Tonks" ribatté lei istintivamente, ancora incredula.
"Tonks," concesse lui, "ti presento Remus Lupin, un mio vecchio amico."
"Remus... ?" spalancò gli occhi e guardò il cugino. "Quello di cui mi avevi parlato?"
"Esatto" confermò Sirius.
Si voltò verso Remus.
"Remus, questa è Tonks, la figlia di Andromeda."
Remus si fece avanti, porgendole la mano con un sorriso.
"Piacere."
Tonks la afferrò automaticamente.
"Tonks è entrata nell'Ordine pochi giorni fa, mentre eri in missione. È normale che tu non l'abbia potuto riconoscere, Tonks. Certo però che, addirittura scambiarlo per Voldemort..." e scoppiò nuovamente a ridere.
Tonks abbassò gli occhi imbarazzata e Remus la guardò dispiaciuto, notando appena i suoi capelli ora rosso fuoco.
"Sirius," intervenne, "avevi detto a Tonks che sarei rientrato stanotte?"
La risata di Sirius, così simile ad un latrato, si interruppe. L'uomo alzò lo sguardo, fissandolo su Remus che lo guardava inquisitore.
"Io... ehm... credo... di essermene dimenticato..." balbettò.
Remus si avvicinò, facendolo indietreggiare.
"Te ne sei dimenticato, eh?" sorrise in modo strano, quasi lupesco notò Tonks, e Sirius si spaventò.
"Io... credo che me ne tornerò a letto, ora" borbottò. "Ci vediamo domani, d'accordo, Lunastorta?" e sparì dietro la porta.
Per qualche minuto, nessuno dei due parlò.
Tonks, imbarazzata, iniziò a fissare il pavimento; si sentiva una stupida: era ovvio che nessun Mangiamorte sarebbe potuto entrare a Grimmauld Place; l'idea poi che Lei-Sapeva-Chi si fosse travestito per un assalto in solitaria, era a dir poco assurda. Non aveva più nemmeno il coraggio di guardare quel poveretto negli occhi, tanto si sentiva in colpa per quello che gli aveva detto.
Poi, con la coda dell'occhio notò la barretta di cioccolato; doveva esserle caduta quando era inciampata. Senza uno scopo preciso in mente la raccolse, poi prese a fissarla. Alzò quindi gli occhi verso Remus appoggiato al muro con la schiena, poi prese a mordicchiarsi il labbro, indecisa. Quindi sospirò, alzò di nuovo lo sguardo e gli si avvicinò. Lo guardò per un attimo negli occhi con espressione indecifrabile e lui le restituì lo sguardo, confuso. Poi lei distolse il suo, allungandogli la tavoletta.
Remus sorrise e la accettò, iniziando a scartarla.
"Grazie. E scusa" mormorò Tonks.
"Non c'è problema, Ninfadora."
"Tonks" lo corresse lei "odio essere chiamata per nome. Sono solo Tonks."
Remus sorrise.
"Facciamo così: io non dico a nessuno che mi hai chiamato Mangiamorte e Voldemort, e tu ti fai chiamare Ninfadora."
Lei mise il broncio.
"Tanto ci penserà Sirius a raccontarlo a tutti. Malocchio mi tormenterà a vita con questa storia. Sono un'Auror finita..." concluse demoralizzata.
Remus ridacchiò dirigendosi verso il tavolo.
"Non preoccuparti, di Sirius mi occuperò io; non racconterà niente a nessuno, fidati di me" le disse offrendole una sedia.
Tonks si accomodò accanto a lui.
"E come?"
"Oh, credimi, so come prendere il vecchio Felpato."
"Felpato? Che significa? L'hai detto anche prima..."
Remus le sorrise malandrino.
"Mi hai spiato?" Tonks abbassò lo sguardo e annuì. Remus non parve prendersela più di tanto. "Sirius" spiegò semplicemente lui.
Poi si chinò verso di lei.
"Non gli dirai, vero, che ho rotto la sua tazza preferita?" sembrava quasi preoccupato.
Stavolta fu Tonks a sorridere.
"Se tu lo convinci a non raccontare niente..."
Di nuovo quell'espressione lupesca sul suo viso.
"Sei scaltra."
"Sono un Auror" ribatté.
"E va bene," si arrese lui "è uno scambio equo, in fondo. Qua la mano" si arrese allungandogliela.
Si strinsero le mani.
"Allora siamo d'accordo, Ninfadora."
"Tonks!"
"Ninfadora" ribadì lui imperterrito. "Nessun accordo stabilisce come ti devo chiamare. E io odio chiamare le persone per cognome. Nemmeno quando insegnavo lo facevo..."
"Ma io odio il mio, di nome."
"A me piace. Ninfadora..." lo scandì bene, facendo rabbrividire la ragazza. "È particolare."
"Fin troppo" commentò storcendo il naso e incrociando le braccia.
Remus rise.
"Allora, sei un Auror."
Lei annuì.
"Ma non sei troppo giovane?"
Lo guardò male.
"Ho ventidue anni" lo informò.
Remus parve sorpreso.
"Oh. Mi sembravi più giovane..." mormorò sincero.
Lei lo guardò, se possibile, ancora più male.
Per un po', nessuno parlò. Remus prese a fissare i capelli di Tonks, che ora erano blu notte.
"Come fai a farlo?" chiese sinceramente incuriosito.
"Cosa?"
"Quella cosa" indicò i suoi capelli. "Prima erano rosa, poi rossi, e ora..."
Lei sorrise orgogliosa.
"Sono una Metamorphomagus."
Lui parve sorpreso, e Tonks non se ne stupì: tutti, all'inizio, reagivano così e a lei piaceva, la faceva sentire speciale.
"E puoi cambiare qualunque cosa?"
Sembrava davvero interessato.
"Certo," gli confermò lei chiudendo gli occhi "mi basta concentrarmi e..." fece una strana espressione, come se stesse ricordando qualcosa, poi il suo naso si allungò.
Remus scoppiò a ridere, subito seguito da Tonks.
"Tale e quale a Severus. Complimenti," continuò mentre il naso della ragazza tornava normale "Sei davvero molto brava. Davvero particolare."
"Anche tu lo sei" ribatté la ragazza convinta.
Remus si accigliò.
"Più che altro, mostruoso..." borbottò tra sé e sé.
Tonks spalancò gli occhi.
"No, Remus, io non parlavo di..." ma non finì la frase, perché lui si era voltato a guardarla; sembrava irritato.
"Come lo sai?"
Tonks si morse il labbro, iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli, ora di nuovo rosso fuoco; aveva fatto un passo falso, lo sapeva.
"Me... me l'hanno raccontato..."
"Silente?"
Tonks scosse la testa.
"Sirius?"
Tonks sospirò, poi annuì.
"Ma non voleva dirmelo, credimi!" iniziò a parlare senza interrompersi, ansiosa. "Mi stava parlando di te e gli è sfuggito! Parla molto bene di te, Remus, e non..."
Ma un gesto di Remus la fece tacere. Il mago sospirò.
"Tranquilla, non c'è problema" disse. "È giusto che tu lo sappia, visto che lavoreremo insieme" concluse, abbozzando un sorriso forzato.
Certo, si disse Remus, era la prassi: era giusto che le persone che gli stavano accanto sapessero di avere a che fare con un lupo mannaro. Ormai era quasi abituato a vedere l'istintiva reazione di paura che passava negli occhi e nei gesti della gente quando lo scopriva; ad alcuni passava col tempo, ma altri continuavano a temerlo: non lo davano mai a vedere, ma lui lo capiva e non riusciva a far loro una colpa. Era solo che, in questo caso, avrebbe preferito che Ninfadora non lo sapesse; non per sempre, no, ma almeno per un po'. Non ne capiva l'esatto motivo, però non voleva che lo temesse...
"Tu sei intelligente," Remus alzò lo sguardo verso Tonks che, dondolando sulla sedia, continuò a parlare. "Sei furbo, sei gentile, sei paziente, sei coraggioso, altrimenti prima mi avresti Affatturato e non mi avresti difesa da Sirius. Che importa se una volta al mese diventi un pochetto irascibile? C'è chi lo è tutti i giorni; e poi, meglio lupo mannaro che Mangiamorte, no? Avere un... piccolo problema peloso, diciamo, non cambia quello che sei." Remus la guardava a bocca aperta. "Certo, sei anche un dannato testardo, Merlino se lo sei, però..."
"Come lo sai? Te l'ha detto Sirius?"
"Cosa? Che sei testardo? A parte il fatto che continui imperterrito a chiamarmi con quel mio orrido nome?"
Remus scosse la testa.
"No, non questo, intendevo..."
"Intendevo la storia del ‘piccolo problema peloso'."
Sorrise tra sé e sé: James lo chiamava così. Erano anni che non ci pensava più...
Scosse la testa.
"Niente, Ninfadora, non importa."
Lei lo guardò incerta.
"E grazie."
Ninfadora gli sorrise.
"Quando vuoi."
Remus la guardò un attimo. Poi si rese conto di tenere ancora in mano un pezzo di cioccolato; lo allungò verso di lei.
"Ne vuoi?"
Il sorriso della ragazza si allargò, se possibile, ancora di più.
"Certo! Adoro il cioccolato alla menta!"
I suoi capelli, prima rossi, tornarono improvvisamente rosa. Remus sorrise: improvvisamente, gli parve il più bel colore del mondo.

 

Fuori dalla porta della cucina, Sirius sorrise.
Sembrava proprio che quei due andassero molto d'accordo; erano secoli che non sentiva Lunastorta così a suo agio con qualcuno, e Tonks sembrava avesse anche la strana capacità di farlo divertire.
Si allontanò lungo le scale, mentre quei due iniziavano a litigare per il cioccolato.
"Eh già, James, vedo nuovi sviluppi all'orizzonte" pensò nel suo letto, prima di addormentarsi.

Note di fine capitolo

Ok, ora che avete concluso, iniziate pure con gli insulti... ^^'''

Ok, seriamente, spero che questa storia vi sia almeno piaciucchiata almeno un po'. Se devo essere sincera, però, personalmente non riesce proprio a convincermi del tutto... Prometto che le prossime shot della serie saranno migliori... ^^

Grazie per aver letto... ^^ 

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