Note alla storia

I personaggi appartengono a J.K.Rowling, alla Warner Bros e a chi altri ne possiede i diritti.

Questa storia nasce per Alektos, che è rimasta sconvolta dalle notizie che ha sentito sul settimo HP al punto da decidere di non leggerlo (tanto lo so che invece lo farai): spero di non farti piangere, perché non è questo il mio scopo, ma di farti un bel regalo di Natale. Auguri, cugina! XD
Scoprire che tutte le previsioni fatte riguardo ad un determinato evento erano completamente errate provoca sempre un certo scompiglio, ma quel giorno davvero non era preparato a una simile situazione.
Aveva ormai perso il conto delle porte che gli erano state chiuse in faccia, ma quella proprio non l’aveva calcolata. Remus John Lupin si era sentito molte volte umiliato, nel corso della sua vita, e completamente disarmato; a otto anni era stato morso da Greyback, diventando a sua volta un Lupo Mannaro, e la vita per lui aveva assunto toni cupi e oscuri.
Il terrore di ferire i propri i cari, di uccidere, di condannare un altro alla sua stessa maledizione lo attanagliava ogni volta che gli veniva presentato qualcuno.
Pochi, d’altronde, osavano sfidare il muro di quieta ostilità e diffidenza con cui il mago si schermava in ogni occasione, dando una versione di sé piuttosto piatta e sgradevole, e ancora meno persone sceglievano di rimanergli accanto dopo aver scoperto il suo più oscuro segreto.
L’ultima testarda e ostinata che cercava di stargli appresso in tutti i modi era una ragazza maldestra e adorabilmente imbranata, una dolcissima strega dai capelli rosa cicca; Remus aveva cercato di porsi con lei freddo, distaccato, noioso e perfino più vecchio di quanto era in realtà, ma non aveva ottenuto nulla. Stanco della corte insistente della ragazza, le aveva rivelato la sua natura in un estremo tentativo per liberarsi di lei, inutilmente: la sua simpatia, il calore e l’affetto sincero che gli aveva mostrato da subito avevano finito per esercitare uno strano effetto su di lui, che ben presto aveva dovuto ammettere di essere innamorato di lei. Con se stesso, per lo meno.
Non era nemmeno riuscito a soffocare i suoi sentimenti, purtroppo: aveva spiegato mille volte alla giovane strega che avrebbe fatto meglio a stargli lontano nei giorni che precedevano la Luna Piena, ma quella testona non aveva voluto dargli retta; una sera, il Lupo aveva preso il sopravvento sulla sua razionalità e lui era saltato addosso alla ragazza, che dopo un primo spavento l’aveva lasciato fare. Era stata una notte molto lunga e appassionata, e ad essa erano seguiti mesi dolci e piacevoli.
Remus si era rapidamente ripreso dall’effetto dell’amore con la battaglia al Ministero e la morte di Sirius Black; non voleva ferire la giovane, ma era meglio per lei non rischiare al suo fianco. Un anno di lontananza e di dolore, un lunghissimo anno che aveva segnato entrambi; in quel momento, dopo aver ripensato a tutta la loro storia, il mago stava cercando di riprendere controllo di sé.
Poteva comprendere che la sua apparizione improvvisa alla porta della ragazza l’avesse sconvolta, e che la proposta poco canonica non avesse certo contribuito a tranquillizzarla, ma certo non si era aspettato quella risposta.
Lupin sentì il proprio sorriso, già incerto di per sé, morire lentamente fino a trasformarsi in una smorfia contrita: sentirsi rifiutare dalla donna che amava dopo tutto quello che avevano passato non era certo un’iniezione d’autostima, ma Ninfadora Tonks non aveva detto no.
Ninfadora Tonks era ammutolita, per poi chiudergli la porta in faccia senza dire una sola parola.
Il mago si passò una mano tra i capelli, cercando di capire in cosa avesse sbagliato: convenne che la dichiarazione non era stata studiata nei minimi dettagli visto che, dopo essere rimasto per due giorni di profonde riflessioni, si era presentato al cottage dove viveva la ragazza per chiederle di sposarlo.
Era un passo importante, che aveva spaventato a lungo l’uomo, sempre frenato dalle tante differenze e problematiche che esistevano tra lui e la ragazza, ma che all’improvviso gli era sembrato necessario, indispensabile.
Quello che non si era aspettato era la reazione della ragazza: Dora aveva tutte le ragioni per essere furiosa con lui, visto l’anno terribile che le aveva fatto passare, ma quel silenzio attonito l’aveva davvero sorpreso.
«Dora?» Nessuna risposta dall’interno della casa; estrasse la bacchetta dalla tasca della sua giacca lisa, preoccupato. «Aloho…»
«Non farlo!», esclamò lei all’improvviso.
Quella richiesta turbò sempre più Remus, che non riusciva davvero a comprendere cosa stava accadendo; si chiese se avrebbe dovuto invitarla da qualche parte per farle la proposta, magari ingegnandosi perché si trovasse davanti l’anello di sorpresa come aveva fatto James.
Tonks, però, non avrebbe mai accettato nulla da lui, soprattutto un appuntamento, dopo quanto era accaduto tra loro; quella dichiarazione, declamata senza nemmeno troppo sentimento e senza che Remus s’inginocchiasse, gli era sembrata per un momento la sola possibilità che aveva per essere felice.
«Fammi entrare, ti prego», sussurrò dolcemente il mago, accostando il viso alla porta; era certo che la giovane avesse fatto lo stesso, dall’altra parte.
Per fortuna Dora viveva lontano dal centro cittadino, fece notare a se stesso; quella scena balorda sarebbe stata ancora più imbarazzante se alla presenza di un pubblico.
«No, non posso».
Remus batté più volte le palpebre, preoccupato. La voce della strega sembrava sul punto d’incrinarsi per sfociare in un pianto disperato. «Dora, non piangere. Ti prego», ripeté, «non era mia intenzione ferirti ancora».
«Come puoi mentire così, Remus! Ti sei allontanato da me per paura di soffrire, non per proteggermi; ammettilo, almeno, e poni fine a questa farsa».
Lo stava spiando attraverso lo spioncino? Si era allontanata un poco per potersi muovere lungo il corridoio, mentre parlava, e gesticolare come faceva sempre quand’era nervosa?
Remus avrebbe dato qualunque cosa pur di poter essere nella stanza con lei; pensò di Materializzarsi al suo fianco, ma decise di dare a Tonks il tempo per lasciarlo entrare.
«Sai di avere ragione, Dora, non hai bisogno che io ti ripeta tutto questo. Vuoi sentirmi ammettere che sono stato stupido ed egoista e che ho cercato d’ingannarti? Sì, è vero, ma per prima cosa ho provato a mentire a me stesso», sospirò; era giunto il momento di essere sincero. «Per tutto quest’anno mi sono ripetuto che la nostra era stata soltanto un’avventura e che era stato meglio lasciarci, che tu saresti stata al sicuro e che io avrei evitato di soffrire di nuovo… E alla fine ho accettato che non era vero; mi sono innamorato di te, Ninfadora, e devo essere abbastanza uomo da confessare la verità».
«Non chiamarmi così! Ora, invece, ti presenti qui chiedendomi di sposarti. Sei impazzito, o cosa?», sbottò la ragazza. «Mi hai ingannato, abbandonato, mi hai illuso e poi scaricato come se non avessi valore; perché adesso, dimmi, dovrei crederti?»
Remus sentì il Lupo dentro di sé irritarsi, ma cercò di mantenere la calma; aveva tutte le ragioni per trattarlo così, in fondo.
«Perché sono qui, Dora». La sentì sussultare, come se non si aspettasse quella risposta. «Non fuggirò mai più, te lo prometto».
Udì la strega sbloccare il chiavistello, ma ancora sembrava indecisa se aprire la porta o meno.
«Non credo di potermi fidare di te», sussurrò, spaventata. Remus sorrise: quanto era adorabile, così timida e indifesa! Avrebbe voluto stringerla a sé e non lasciarla più, così da proteggerla da qualunque pericolo.
Quasi si odiava, sapendo che la causa principale della sua tristezza e dell’incapacità a controllare i poteri di Metamorphmagus sviluppata nell’ultimo anno era lui stesso. «Dovrai scoprirlo, Dora, con me».
La porta, finalmente, si aprì e il mago poté constatare che i capelli della ragazza erano tornati ad essere di un brillante rosa cicca.


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