Note alla storia

Mi sono chiesto per scrivere questa ff:
Chi è R.A.B. e come ha preso l'Horcrux?
Piton da che parte sta?
Dove sono gli altri Horcrux e cosa sono?
Perchè Silente aveva il mantello dell'invisibilità di Harry?
Perchè Voldemort ha rapito Olivander?

Note al capitolo

Il primo capitolo comincia dove era finito il sesto libro. La stessa sera. Vi avverto la fanfiction è lunghetta, spero vorrete leggerla e commentarla.
Crack! Crack! Amycus e Alecto si voltarono non appena il rumore della Materializzazione li raggiunse nel silenzio irreale di quel quartiere Babbano che non aveva conoscenza dei fatti appena accaduti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. I due fratelli abbassarono subito le bacchette, Greyback, due passi dietro loro sorrise e si inchinò. L’arrivo di Piton, appena apparso con il giovane Malfoy accanto a lui, era atteso con ansia, lo aspettavano per sapere dove andare. Il rumore dell’incantesimo era risuonato talmente forte tra le strade vuote che un uomo, evidentemente svegliatosi per quel suono improvviso, si affacciò alla finestra e vedendo quel curioso gruppo di signori malvestiti lanciò un’imprecazione dalla finestra: “Cercatevi un altro posto per i vostri maledetti giochi dal vivo, qui c’è gente che deve lavorare domani!”.
Per sua fortuna i maghi non lo degnarono di uno sguardo soltanto, Alecto fece un movimento alla ricerca della bacchetta che aveva appena riposto, ma Piton la distolse dalle sue intenzioni con la sua voce perentoria.
“Presto, dobbiamo arrivare a casa mia, in fretta, l’Ordine potrebbe essere già sulla strada. Qualcuno a scuola potrebbe aver trovato traccia del mio nascondiglio e non sarebbe saggio farsi prendere, visto che l’Oscuro Signore ci aspetta; chi è rimasto indietro troverà la sua strada per il ritorno.”
Corsero veloci e svoltato un angolo Piton entrò in una casa dall’aspetto malmesso. Un immediato rumore lo mise sull’attenti, ma capì subito che si trattava solo di Codaliscia che, chino come sempre, guardava da dietro un armadio chi fossero i visitatori.
“Amycus, Alecto che onore.” Biascicò Peter Minus nei suoi soliti modi servili.
“E la mia presenza non ti è gradita, Codaliscia?” latrò Greyback.
Indietreggiando Minus tirò fuori la bacchetta e la puntò al lupo mannaro.
“Non siamo ancora al sicuro,” disse deciso Piton che con un silenzioso movimento di bacchetta aveva disarmato Codaliscia. “Lasciate decidere al Signore Oscuro chi di voi due debba servirlo ancora, la vostra vita non è nelle vostre mani.”
“Draco, prendi la mia borsa, è sul tavolo. Alecto, Amycus, Fernir, togliete tutti gli ostacoli dal muro.” gli ordini di Piton risuonavano nel silenzio innaturale della casa con una tale decisione che nessuno osò dire niente per contrariarlo.
“Codaliscia, se vuoi seguirci ti consiglio di prendere ciò a cui tieni, questo luogo non è più sicuro e una volta attraversato il mio passaggio lo chiuderò per sempre.”
“Torno subito, finite di liberare il muro”. Piton lasciò la camera, salì al piano di sopra e tornò con una piccola sacca.
Poi estrasse la bacchetta e muovendola lentamente, come se stesse dirigendo un’invisibile orchestra, cominciò a parlare a bassavoce, concentrato e con lo sguardo fisso alla parete dietro al camino. Lentamente la parete si dissolse, rivelando un passaggio, simile ad una grotta, sufficiente solo per un uomo alla volta. “Draco, tu per primo, il Signore Oscuro aspetta tue notizie. Sbrigatevi io entrerò per ultimo per poter richiudere la grotta dietro di noi.”
Uno ad uno i Mangiamorte si infilarono nel cunicolo e scomparvero.
Piton si guardò intorno, poi guardò la finestra e il tavolo in cui aveva lavorato per anni, per un attimo la sensazione che lo prese fu simile alla malinconia, poi entrò nella grotta e alle sue spalle riapparve il camino.
“Ma dove siamo, e dove siamo diretti?” chiesero i fratelli Carrows praticamente all’unisono.
“Dove siamo diretti è ovvio,” rispose gelido Piton. “Forse avete dimenticato chi serviamo? Questo è l’unico passaggio aperto per il suo attuale nascondiglio, pronto per il suo più importante alleato, per poter riferire, senza essere visto, senza destare troppi sospetti.”
Ci vollero circa cinque minuti di cammino spedito, ma alla fine Draco vide una luce filtrare poco dinanzi a sé. Appena uscito si ritrovò di fronte ad un alto muro, reso ancora più impressionante dal poco spazio a disposizione. Interamente bianco e liscio, il muro rifletteva in maniera innaturale la luce del sole sorgente. L’unica irregolarità di quel muro era una porta, che stava esattamente dinanzi all’uscita della grotta. Era di legno, con molti rinforzi metallici, ornata al centro da un teschio dalla cui bocca usciva, a mo’ di batacchio, un serpente smeraldino.
Sull’architrave della porta rune e scritte in varie lingue tra cui spiccavano delle lettere dello stesso intenso verde del serpente.
Draco aveva lo sguardo spento, un’espressione incerta sul volto e un pallore eccessivo anche per il suo naturale colorito, con fare incerto allungò il braccio destro per suonare il batacchio, appena toccò il serpente questi cominciò a muoversi e le lettere intorno alla porta danzarono, lievi le lettere verdi si andavano raggruppando in cima alla porta formando le parole “Avada Keda”, ma ancora una volta fu Piton a prendere l’iniziativa, spostò malamente il braccio del ragazzo e sollevò il mantello mostrando il Marchio Nero, e prese con la mano sinistra il serpente, che subito si fermò e torno nella sua posizione di riposo, lo stesso fecero le lettere danzanti.
“Draco, non vorrai togliere al Signore Oscuro il piacere di punirti lui per il tuo mancato coraggio,” il sarcasmo della voce di Piton sembrò non toccare Draco che era già sufficientemente spaventato. “Non temere gli hai comunque reso un servigio meritevole e non credo che ti ucciderà per questo. Forse potrei anche dirgli di perdonarti.” E il tono di voce era mutato verso note melliflue che rendevano Piton insopportabile alle orecchie del ragazzo, terrorizzato e pallido come mai era stato in vita sua.
Ma il colore tornò subito sul volto del giovane Malfoy appena la porta si aprì.
“Padre!”
“Figlio, Draco!” Lucius Malfoy sembrò sul punto di piangere ma mantenne il controllo e chiamò sua moglie: “Cissy, Cissy, Draco è tornato.”
Ma subito la felicità scomparve dal suo volto, quando una voce sottile e fredda lo richiamò
“Questa notizia doveva essere rivolta a me prima che a tua moglie, Lucius, tu stai dimenticando a chi devi la tua lealtà, stai diventando troppo simile ai deboli che combattiamo, legati all’amore per moglie e figli, ai sentimenti. Ma il signore Voldemort oggi ha deciso di essere generoso con te e la tua immeritevole famiglia.”
“So già tutto del tuo parziale fallimento Draco,” il grosso Mangiamorte biondo apparve alle sue spalle. “Ma so anche che Severus ha anticipato i miei desideri mostrando a tutti,” e i suoi occhi si soffermarono su Bellatrix che parve scottarsi con quello sguardo, “che il signore Voldemort non sbaglia nello scegliere di chi fidarsi, anche se talvolta,” voltandosi questa volta verso Lucius con un sorriso beffardo, “deve dirsi deluso.”
“Ma adesso festeggiamo i nostri eroi, non dimentichiamo Fernir, che pur essendo un mezzuomo ha colpito un Weasley, chissà che questo non riporti una famiglia di Purosangue sulla retta via.”
“Certamente, Signore, soltanto ... io avrei bisogno di riposare, sa quanto è faticoso tenere aperto e poi sigillare il tunnel, se permette ...” disse Piton con il volto chinato.
“Certo Severus, ma prima di andartene un’ultima cosa.” La voce di Voldemort lasciava intendere che il Signore Oscuro stava pregustando qualcosa di atteso da molto tempo. “Adesso non avrai difficoltà a dirci dov’è il quartier generale dell’Ordine della Fenice, visto che il custode segreto è morto, e io vorrei andare a fare una visitina ai nostri amici.” Le risate dei Mangiamorte erano fredde, poco convinte, soltanto Bellatrix sembrava davvero pregustare lo scontro.
Piton sorrise e aprì la bocca come per parlare, ma non emise alcun suono, scambiò uno sguardo con il suo signore e riprovò a parlare, ma ancora una volta non disse nulla. Il suo sguardo vagò intorno alla stanza come alla ricerca di qualcuno appena intrufolatosi, di una spia, di un traditore, ma alla fine, abbassando gli occhi disse: “Mio signore, credo ... credo che l’Incanto Fidelio sia ancora attivo, Silente deve aver mentito a tutti i membri dell’Ordine.”
Voldemort fece una smorfia di disgusto che terrorizzò Piton, ma subito il suo volto serpentino di rilassò. “Va’ ora, non mi lascerò rovinare questa serata trionfale da minimi dettagli. Senza Silente si sperderanno. Noi aspetteremo per festeggiare, intanto, Lucius e Bellatrix mi porteranno il nostro ospite.”
Piton salì le scale, stanco e livido in volto, mentre un anziano signore veniva portato in catene al cospetto di Voldemort.
Piton sentì soltanto Bellatrix dire, con la sua voce stridula e fastidiosa, “Il Signore Oscuro è stato generoso con te Olivander, sei ancora vivo, ma ricorda, non lo sarai a lungo se non lo farai felice.”
“Una nuova bacchetta non è cosa facile da costruire o trovare, miss Bellatrix”.
Poi entrò nella sua stanza e si gettò nel letto.

Note di fine capitolo

Non avendo avuto, prima della lettura del settimo libro, indicazioni su cosa sarebbe accaduto ad un Incanto Fidelio una volta morto il Custode Segreto ho scelto la via valida per gli altri incantesimi, ovvero che sarebbe dovuto sparire insieme alla vita del Custode.

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