Note alla storia

E' la prima che ho iniziato. I primi capitoli specialmente risultano piuttosto acerbi... son passati 6 anni da quando l'ho scritta! Rimaneggiata in maniera leggera, preferisco non riscrivere all'infinito le mie storie. Spero vi piaccia almeno un po'.
Capitolo Primo:
Strani Arrivi

A Harry sembrava strano che un’alunna fosse stata ammessa a metà anno. Oltretutto era anche più grande di loro (avrebbe dovuto frequentare il settimo anno) ma era stata ammessa al quinto, al suo anno, e il Sorting Hat la aveva assegnata a Gryffindor.
Anjemy Silverray era arrivata la sera, tardissimo. Dumbledore l’aveva accolta all’entrata mentre la ragazza, accompagnata da Remus Lupin, entrava, intabarrata in un mantello grigio.
- Ben arrivata, Anjemy. – disse il preside Dumbledore, sorridendo. Anjemy si tolse il cappuccio dalla testa. – Ben tornato Remus…
- Salve, Dumbledore. – disse il professore.
- Grazie del benvenuto, Preside.
- Seguimi, Anjemy. Vieni anche tu, Remus. Assisterai allo smistamento. – lo strano trio s’incamminò verso l’ufficio del preside. Arrivarono davanti al Gargoyle, Dumbledore sussurrò:
- Api Frizzole. – ed entrarono. L’ufficio era accogliente, caldo. Alla scrivania, in piedi, c’era la professoressa Mc Gonagall.
- Buonasera, Professoressa. – salutò Anjemy.
- Ben arrivata. Silverray. Vieni, il cappello ti smisterà. – Anjemy si tolse il tabarro da dosso e si rivelò nella sua figura snella. Lupin la guardò avvicinarsi allo sgabello, mentre la Mc Gonagall sollevava il cappello, e sedersi. Il cappello le fu posato in testa e le calò sugli occhi.
- Mmm… una nuova alunna a metà anno… ma quante cose che già sai… ah… capisco… allora… GRYFFINDOR! – Dumbledore sorrise. Anjemy si tolse il cappello, posandolo sul suo sgabello.
- Bene, Anjemy. Col programma sei in pari, giusto? – chiese la Mc Gonagall.
- Sì.
- Benissimo. Vieni, ti accompagnerò nel dormitorio. – le disse.
- Bene.
La Mc Gonagall e Anjemy arrivarono al quadro della signora Grassa. La professoressa pronunciò la parola d’ordine e la fece entrare. Dentro c’erano tre persone: Harry, Hermione e Ron.
- Salve. – disse presentandosi ai tre salendo al dormitorio – io mi chiamo Anjemy Silverray. Piacere. – tese loro la mano
- Piacere, Hermione Granger.
- Piacere, Ron Weasley.
- Piacere Harry Potter.
Poi, dopo aver lanciato loro un sorriso, entrò nel dormitorio.
Anjemy era una ragazza piuttosto bassa, alta quanto Hermione. Aveva lunghi capelli castano chiaro che teneva quasi sempre legati, gli occhi tra l’azzurro e il blu, e portava gli occhiali, un paio di occhialini ovali sottili sottili.
Era il primo giorno dell’anno, dopo qualche giorno sarebbero ricominciate le lezioni. Anjemy sembrava perfettamente a suo agio nella scuola, e Harry non potè far a meno di notare quanto sembrasse… strana… anche se strano è una parola con ben poco significato, a Hogwarts.
Il giorno dopo…
- Che pensate di Anjemy? – chiese a Ron ed Hermione, una volta soli nella sala comune di Gryffindor.
- Non lo so, è come se sapesse esattamente quello che deve fare… - disse Ron
- Io sono in dormitorio con lei… sembra socievole ma anche a me sembra che nasconda qualcosa… qualcosa che… - aggiunse Hermione
- Che voi dobbiate scoprire da un momento all’altro? – era Anjemy a parlare. I tre amici sussultarono.
- Scusate, vi ho spaventato… non volevo. – disse, con un sorriso sornione.
- No, niente… è solo che… - Ron era rosso fino alla punta delle orecchie, Harry e Hermione si guardavano come per cercare una scusa convincente. –
- Non c’è bisogno che vi scusiate – li anticipò Anjemy – non mi preoccupo mai di quel che la gente dice di me… so di essere un po’… particolare, anche qui ad Hogwarts.
- No, è solo che ci è sembrato che tu avessi qualcosa da fare qui, oltre che studiare. – disse Ron
- Diciamo che non è solo per imparare che sono qui. – rispose Anjemy
- Come mai sei stata ammessa a metà del 5° anno, anche se dovresti frequentare il 7°?- chiese Hermione.
- Intanto non mi sembrava il caso di frequentare solo l’ultimo anno. E poi il preside Dumbledore non ha ritenuto opportuno mettermi tra ragazzi molto più piccoli di me.
- Hai conosciuto Dumbledore? – chiese Harry.
- Sì. Persona alquanto particolare, ma geniale. Ora posso farvi una domanda anche io?
- S-sì – risposero i tre.
- È vero che il professor Snape fa di tutto per sfavorire Gryffindor?
Harry tirò un sospiro di sollievo mentale… chissà cosa credeva che gli avrebbe chiesto.
- Già… ce l’ ha specialmente con Harry, me, Ron e Longbottom… il trucco sarebbe nel contraddirlo il meno possibile e nel fare precisamente alla lettera tutto quello che dice, ma non è facile. – rispose Hermione
- Mi immagino. Beh, ci proverò. Quando c’è il prossimo incontro di Quidditch?
- Mah, verso aprile. – rispose Harry.
- Ok… è vero che vi manca un portiere?
- Già… il nostro si è infortunato durante una lezione di Erbologia… infatti ne stiamo cercando uno che lo sostituisca. – rispose Harry.
- Capisco… ok…
- Aspetta, Anjemy. – la trattenne Hermione – Da dove vieni? –
- Dal Galles… abito a Cardiff. – rispose lei. – scusatemi, adesso… devo andare a fare una cosa. Ciao!
E se ne andò, lasciando i tre amici più confusi che mai.
Nei giorni seguenti notarono che Anjemy non aveva molti amici, e siccome stava loro simpatica, a tavola e nella sala comune stavano con lei. Inoltre, essendo in dormitorio con Hermione, le due ragazze avevano occasione di parlare molto tra di loro. Trovarono che avevano in comune l’amore per la lettura e la curiosità di conoscere.
Una mattina, a colazione, mentre arrivava la posta, giunse ad Anjemy, portata da una civetta color argento, una lettera.
- Ciao, Artemide! Che mi hai portato? – prese la lettera dalla zampa della civetta e le porse un pezzettino di toast. Il rapace ringraziò con uno stridio. Poi si appollaiò sulla spalla di Anjemy.
La ragazza aprì la lettera, la lesse velocemente e se la mise in tasca.
- È tua? – chiese Hermione indicando la civetta.
- Sì… si chiama Artemide, perché è color argento e mi ricorda la Luna. – in volo era arrivata anche Hedwig, a prendere un pezzettino di toast e a farsi coccolare da Harry.
- E quella bella civetta candida è tua, Harry? – chiese Anjemy.
- Sì… Hedwig è mia da 5 anni, ormai. –
- È molto bella. Guarda, sembra che abbiano fatto amicizia! – Artemide stava “parlando” con Hedwig, e nella sala risuonarono i loro stridii leggeri.
Anjemy, Hermione, Harry e Ron risero mentre le due civette assordavano i presenti.
- Su, adesso andate a parlare da qualche altra parte… non vorrete mica assordare tutti! – disse Hermione.
Le due civette volarono via.
- Oggi è il primo giorno di lezione, dopo le vacanze di natale… che abbiamo? – chiese Anjemy.
- Cominciamo bene… Pozioni con Slytherin, Erbologia con Hufflepuff. – rispose Ron
- A proposito di Slytherin, Malfoy in avvicinamento. – disse Hermione.
- Toh, Potterino e la sua banda hanno un elemento in più. E tu chi saresti?
- Anjemy Silverray, piacere. Posso sapere chi è lei? – rispose la ragazza con calma e distacco.
- Draco Malfoy… -
- Malfoy, lasciala in pace. – disse Harry.
- Potter, hai detto qualcosa? –
- Non darle fastidio. – ripeté Hermione
- Granger, nessuno ha chiesto la tua opinione! –
- Malfoy… è lampante che qui non è gradito. Forse è meglio che se ne vada. – disse glaciale Anjemy.
- Toh, ma allora sai parlare. E dimmi, chi sono i tuoi genitori? O, come Potterino qui, non li hai?
Harry fremeva. Non era piacevole che gli si ricordasse che i suoi genitori erano morti, e tanto meno se a farlo era Malfoy.
- Non sono affari suoi… e poi smetta di calcare la mano sul fatto che Harry non abbia i genitori, le pare il caso? Le devo ricordare perché sono morti, il modo in cui Harry è sopravvissuto a Voldemort e la conseguente perdita di potere improvvisa della sua famiglia, cui avete rimediato con molti soldi e minacce? – Queste ultime parole furono appena udibili da Malfoy, Harry, Hermione e Ron. Malfoy, Ron e Hermione ebbero un fremito quando fu pronunciato il nome del signore Oscuro. Harry, invece, era incuriosito: solo Dumbledore, lui e gli amici più cari di suo padre: Remus Lupin e Sirius Black, pronunciavano quel nome senza tremiti nella voce. E adesso anche questa ragazza. Malfoy se ne andò senza rispondere.
- P-perché hai pronunciato quel nome? – chiese Ron
- Scusate, so che vi fa venire i brividi, ma era l’unica maniera per zittire Malfoy. Non lo sopporto già…
- Come fai a sapere quello che ha fatto la sua famiglia? – chiese Harry.
- Ho i miei informatori. Allora, andiamo, non è una buona idea far tardi alla lezione di Snape. –
Si alzarono da tavola, presero i libri e scesero nei sotterranei, nell’aula di Pozioni
Entrarono in anticipo rispetto agli altri. Il professor Snape era già in classe.
- Buongiorno, professore. – salutarono insieme, e poi se andarono vicino ai loro calderoni.
- Buongiorno. – rispose con un ghigno Snape.
Quando furono entrati tutti gli studenti (erano a lezione con Slytherin) Il professor Snape iniziò l’appello.
-… Silverray Anjemy. – sollevò l’occhio dal registro mentre la ragazza rispondeva
- Presente.
- Bene, bene, una nuova alunna… qui vedo che sei più grande dei tuoi compagni: non dovresti essere al 7° anno?
- Sì, ma il Preside Dumbledore non ha ritenuto opportuno che io frequentassi solo un anno.
- E come mai sei entrata solo a metà semestre? – chiese Snape, con una vena di malignità nella voce.
- Perché, purtroppo, non sono stata individuata prima dal ministero. E il Preside Dumbledore ha accettato che entrassi a metà anno. Comunque ho superato un esame prima di entrare.
- Va bene… allora dimmi, cosa ottieni se versi della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia? – chiese Snape. Era la stessa domanda che aveva rivolto a Harry alla prima lezione di Pozioni del primo anno.
- Un potente sonnifero che viene chiamato Distillato della Morte Vivente. –
- Bene… ma era una domanda da primo anno. E ora vediamo… L’artemisia, che altre applicazioni ha?
- Si usa in sacchetti e infusi per favorire i sogni, specialmente quelli profetici, durante le notti di Luna Nuova e se unita in minime dosi a timo e menta piperita si utilizza per favorire sonno e sogni.
- Va bene. – finì Snape con un aspetto deluso. – prendete il libro di Pozioni a pagina 347 e iniziate a preparare la pozione per tramutare i bastoni in serpenti. Silverray, prendi i bastoni nell’armadietto. – Anjemy prese i bastoni e ne distribuì uno per ognuno. Lei si mise a lavorare accanto Hermione.
La sua pozione stava sobbollendo lentamente, quando Malfoy si avvicinò al professore e gli chiese:
- Professore, il braccio ha ricominciato a farmi male, e non riesco a tagliare le radici di asfodelo.
- Silverray, aiuta Malfoy.
- Sì, professore. – la pozione di Anjemy non aveva bisogno che di sobbollire per altri 20 minuti, perciò si alzò e andò a tagliare le radici di Draco. In poco tempo le aveva sminuzzate ad opera d’arte e se ne era tornata al suo posto. Malfoy non aveva nemmeno fatto in tempo a dire “Ah”. Snape si avvicinò, prima che lei tornasse al suo posto, per controllare che fossero tagliate bene. E non ebbe niente da ridire. Criticò allora Neville Longbottom perché nella sua pozione, che doveva essere ben amalgamata, galleggiavano grossi grumi. Mancò poco che a Neville cadesse tutto per terra.
- Alla fine dell’ora prenderete la pozione e ne spruzzerete un po’ sul bastone che vi è stato distribuito. Se tutto va come deve andare apparirà una semplice biscia, se la pozione è stata mal dosata si trasformerà in un serpente velenoso. Ricordatevi in ogni caso di mettere il bastone nel vaso che avete accanto.
L’ora era alla fine, e le pozioni erano pronte. Gli studenti misero i bastoni nei vasi e vi spruzzarono poche gocce di pozione. Tutti i bastoni si trasformarono in bisce, tranne quello di Crabbe, che divenne un pericoloso Boa Costrictor. Tutti si allontanarono in silenzio dal vaso, mentre il professor Snape si avvicinava e lo ritramutava in un bastone. A Harry ricordò la giornata allo zoo, al compleanno del cugino Dudley… la prima volta che aveva parlato con un serpente.
Sentì Anjemy dietro di sé dire piano:
- Stai fermo. – ma non era una lingua normale: era Serpentese!
Poi Snape spruzzò la contro-pozione in ogni vaso, e prima di lasciarli andare via assegnò loro una montagna e mezzo di compiti.
- Non ci posso credere! – esclamò Neville – è la prima volta che usciamo da Pozioni senza nemmeno un punto in meno per Gryffindor!
- È vero. – ammise Hermione. – Meno male che Anjemy è preparata!
- Quasi quanto te, Hermione! – aggiunse Ron.
- Ora non esagerare, Ron! – disse Anjemy – diciamo che mi immaginavo che Snape avrebbe tentato di prendermi in fallo.
- Dove hai imparato a tagliare in quella maniera? – chiese Harry.
- Beh, vedete, non sono proprio a digiuno di Pozioni, ne faccio anche da me: per la maggior parte sono un’autodidatta… solo che quando si è presentata l’occasione di venire qui l’ho presa al balzo. Scusatemi un secondo, ragazzi. Devo fare una cosa prima di pranzo. Ci vediamo là, vi dispiace?
- No, ma che devi fare? – chiese Hermione. Anjemy si mise un dito sulla bocca e disse:
- È un segreto! – strizzò l’occhio e se ne andò. Girò l’angolo e incrociò la professoressa Mc Gonagall, l’insegnante di Trasfigurazione.
- Hai ricevuto il biglietto, stamani?. – chiese.
- Sì.
- Il preside Dumbledore desidera parlare con te.
- Lo so.
- Seguimi.
Arrivarono nell’ufficio di Dumbledore. Fawkes salutò entrambe all’entrata, e Dumbledore, che era voltato verso la finestra che dava sul cortile esterno, si voltò.
- Oh, Buongiorno! Una tazza di cioccolata calda? – offrì.
- No, grazie, signor preside. – rispose Anjemy. Intanto la professoressa Mc Gonagall se ne stava andando.
- Aspetta, Minerva. Rimani. Mica ti spiace, Anjemy?
- No, assolutamente. Rimanga pure.
La professoressa si sedette sulla sedia accanto a quella di Anjemy, e si voltò verso di lei.
- Professore, ci sono novità riguardo ai semi che le ho mandato?
- È proprio per questo che ti ho fatto chiamare: la Professoressa Sprout è riuscita a farne attecchire qualcuna. Per la fine dell’anno scolastico dovrebbe essere pronta.
- Bene.
Intanto Harry aveva trascinato Ron ed Hermione da una parte:
- Ragazzi: Anjemy parla Serpentese!
- Harry, ma che dici? – chiese Hermione.
- L’ ho sentita io! Ha detto “Stai fermo” al serpente nella cesta di Crabbe.
- Ma dai, avrai sentito male! – esclamò Ron.
- Sarà… - e il discorso cadde.

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