Prologo


[Dove Charlotte Doyle comincia una storia…]



È una serata fresca di quasi-estate, qui, nella Sala Comune di Serpeverde.

Nonostante non sia un giorno come un altro, tutti sembrano presi come sempre dalle loro occupazioni quotidiane: c’è chi finisce i compiti, sì, ma anche chi gioca a carte e a scacchi, chi fa riunioni di Alta Portineria e chi non fa assolutamente niente.

Io, per quanto mi riguarda, sono tutta presa a scrivere nel mio bellissimo quaderno nuovo, e appena avrò finito mi butterò nella lettura della mia ultima gemma, un altro di quegli allegri mattoncini per cui vengo tanto criticata. Non vedo l’ora.

Finisco di scrivere nel quaderno, poi leggo, e poi-

Mai parlare troppo presto.

Chissà perché, mi sento osservata. Mi guardò intorno. Sembra tutto normale, dunque torno a scrivere nel mio quaderno. Ho tante cose da fare, sapete.

Poi mi giunge una voce scocciata, una voce inconfondibile qui giù a Serpeverde, che non può essere altro quella di Franz Zabini, una mia allegra compagna di classe a cui ogni tanto prendono crisi isteriche. Ogni tanto è dir poco, ma i motivi principali sono tre: la noia, la fame, e Nathan Doyle.

Nathan Doyle è mio cugino, ed è pazzamente innamorato di Franz, ma purtroppo per lui lei lo odia. Neanche Fuu Marie riuscirà a modificare ciò. Franz è assolutamente irremovibile.

E adesso, tra l’altro, sta avendo un’altra delle sue crisi isteriche.

- Ah, che brutto! Che noia! Facciamo qualcosa!

- Potresti disegnare – dice calma Dorothy Jane, alzando gli occhi dai suoi esercizi di matematica. Dorothy Jane è una ragazza fissata con le materie scientifiche babbane.

- Potresti buttarti a fiume – fa, assumendo lo stesso tono di Dorothy Jane, Sorensen McBarris, un tipo alquanto scemo. La risposta a questa uscita arriva presto e arriva da Ray Grossman, che è un altro mio compagno che in stazza potrebbe far concorrenza agli scagnozzi di Malfoy.

- Macchè! Qua di fiumi non ce n’è!

Sorrido. I miei compagni stasera stanno proprio fuori. Quasi più delle altre sere. In fondo, stasera non è una giornata normale.

Sento da un’altra parte le lamentele di Queenie verso Blaise Zabini, il fratello di Franz.

- Insomma, Blaise, non capisci? Io ci sto male, se lo vedo con un’altra…

Blaise è un tipo che fa le cose molto semplici, e soprattutto, molto divertenti. Dà ai nervi, certe volte.

- Queenie, ricorda che non ti ha mica sposato… non state neanche insieme!

Ma i problemi sentimentali di Queenie non mi interessano. Meglio leggere.

Mentre penso questo, però, giunge Fuu Marie Black, in preda all’esasperazione, e mi toglie il libro di mano. Sto per esclamare qualcosa, in un misto tra sorpresa e disappunto, ma lei è più veloce di me.

- Charley, toglimi dalle scatole tuo cugino… digli che ha speranze con Francine Zabini!

Sospiro.

- Ma che speranze, se lei non fa altro che chiamarlo “piattola”…

- Ti prego, non ce la faccio più!

- E che ti faccio?

Nathan si fionda addosso a noi.

- Cuginetta…

- Niente da fare! – esclamo – Fuu, ridammi il mio libro, non voglio essere interrotta stasera!

Ma Fuu Marie non accenna a volermi restituire il mio amato mattoncino.

- Fuu!

- Dai, Charley, fai qualcosa…

- Non posso fare niente! Voglio leggere in santa pace!

Cerco di afferrare il volume dalle mani della mia amica, ma come al solito sono troppo bassa. Sigh. Ma non dispero, devo riuscire… voglio sapere come va a finire il quindicesimo capitolo!

Quando però finalmente riesco a riprendere il mio libro, noto che un gruppetto di persone si è radunato intorno a me.

- Be’, che avete da guardare? – faccio, riaprendo la pagina dove avevo lasciato il segno con fare teatrale.

Tutti mi stanno fissando, a partire da Fuu Marie e Nathan, facendo tutto il giro, con Francine, Sorensen, Ray e Dorothy Jane, Queenie e Blaise.

- Charley… - inizia Francine – sai che non abbiamo niente da fare stasera?

- E allora?

- Sai – dice Fuu – mi era parso di capire che avevi finito di scrivere una certa storia…

Intuendo le loro intenzioni, mi alzo indignata.

- Non se ne parla nemmeno! Ma che vi è saltato in testa?

- Ti prego, Charl… questa non è una serata come le altre… sai che-

- Ma la storia è mia e non ho intenzione di-

- Che scrivi a fare una storia se poi non ce la leggi? – dice Francine.

Giustamente.

- Ehm… e perché proprio a voi? – mi sto arrampicando sugli specchi.

- Perché noi siamo noi!

- Perché stasera?

- Perché non è una serata come le altre!

Non ho più argomentazioni a mio favore. Mi tocca leggere.

Gli altri lo capiscono e prendono posto in cerchio intorno a me.

- Allora? – fa Queenie.

- Di che parla questa storia? – chiede Blaise.

- Eh, sarà un’altra delle sue… - dice Ray, facendo il saputo.

- Be’ – inizio – questa è una storia vera…

- Non dirmi, la storia della tua vita!

- Per carità… - rispondo.

- Allora?

- è la storia di cinque Grifondoro a noi contemporanei…

- E ti pareva che non andava a impicciarsi… - fa Ray.

- Nah, non dirmi che c’è Potter! – esclama Soren.

- Ehm, effettivamente sì… ma la centralità della storia è basato su un altro fatto… anzi, due fatti, a dir la verità… Omero introdurrebbe questa storia più o meno così:

Cantami oh Hogwarts degli amici di Potter

La lite funesta, che tanti equivoci portò

Nella nobile Casa di Grifondoro…

- Quel “nobile” non mi piace molto, Charlotte… per chi parteggi? – mi chiede Blaise.

- Be’, è preso dal loro punto di vista, quindi…

- Non importa! – sentenzia Fuu Marie – basta che ci leggi tutto!

- Così sia… - rispondo, sconsolata.

Che razza di serata, dico. Che razza di serata.



[/Dove Charlotte Doyle comincia una storia…]



Fine Prologo

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