Note al capitolo

Questa è la prima ff con questo pairing che scrivo quindi... siate clementi!!! Spero che vi piaccia. =)=)
Ricordo di un amore passato


La pioggia cadeva fitta su Hogwarts. Le gocce sbattevano rumorosamente sulle finestre. Da una di quelle proveniva la voce severa della professoressa McGranitt che spiegava ai suoi allievi come trasfigurare correttamente un animale. I risultati, però, non erano quelli sperati. Per la stanza stavano cominciando a girare gatti con la coda di topo, topi con la testa di gatti, gufi con le zampe da topo e altre chimere varie. Solo qualcuno in fondo all’aula sembrava aver assimilato perfettamente la tecnica giusta.
“ Ron! Cosa stai facendo? E poi ti lamenti perché hai un brutto voto in Trasfigurazione… Sbagli completamente il movimento: la bacchetta va tenuta più in alto e la formula deve essere scandita meglio.”.
disse Hermione al suo amico che stava cercando inutilmente di trasformare Leotordo in un gatto.
Lei, invece, teneva fieramente fra le braccia un gatto che, smesse le sue abitudini da topo, le stava facendo le fusa.
“Ecco! Ti pareva che la Signorina Perfettini non aveva niente da ridire.”. Ribattè Ron, che era già avvampato in zona orecchie.
“Senti, Ron. Non è colpa mia se io riesco bene in quasi tutto quello che faccio. Piuttosto, tu dovesti impegnarti di più. Si stanno avvicinando i M.A.G.O. lo sai? ” gli rispose Hermione, un po’ seccata.
Harry, seduto fra loro, ascoltava rassegnato uno dei soliti battibecchi dei suoi amici.
La McGranitt seguiva quel divertente scambio di battute con un sorriso un po’ malinconico. Infatti Hermione le ricordava una persona: lei stessa quando era a Hogwarts. Mentre i suoi allievi continuavano a provare l’incantesimo, lei si abbandonò ai ricordi di quei tempi…

Erano passati moltissimi anni, ma ricordava quel giorno come se fosse ieri. La pioggia cadeva fitta su Hogwarts e le gocce sbattevano rumorosamente sulle finestre. Da una di quelle proveniva la voce della professoressa di Trasfigurazione che leggeva i nomi dei nuovi alunni da un foglio di pergamena che teneva in mano. Era il giorno dello Smistamento.
“ Abbott, Adam.” Un ragazzino con i capelli biondi a spazzola si avvicinò, tremante, allo sgabello. Il Cappello Parlante non ebbe nemmeno un attimo d’esitazione: “ Serpeverde!” strillò. Il ragazzino si avviò, soddisfatto, al tavolo dei suoi nuovi compagni.
“ Brown, Elizabeth.” Una bambina con i capelli neri, lisci e lunghi, si avviò saltellando al Cappello Parlante che, quasi subito, disse: “ Corvonero!”
In fondo alla fila dei nuovi arrivati, una ragazzina con i capelli castani lunghi fino alla vita, non ascoltava nemmeno lo Smistamento dei suoi compagni: era troppo nervosa.
“ McGranitt, Minerva.”
La voce della professoressa la fece tornare alla realtà. Minerva si avviò verso lo sgabello e si mise il cappello in testa. Dopo un attimo di silenziose riflessioni, il Cappello Parlante prese la sua decisione: “Grifondoro!”.
Minerva, rassicurata, andò verso il tavolo rosso e oro. Tutti i Grifondoro accolsero la nuova arrivata con un grande applauso. Minerva prese posto tra una ragazzina bionda del secondo anno e un ragazzo alto, con i capelli castani del terzo.
Il ragazzo si voltò verso di lei e si presentò, con un largo sorriso: “ Benvenuta a Hogwarts, Minerva. Mi chiamo Albus Silente, piacere di conoscerti.”.
Minerva, stupita da tanta gentilezza, rispose cortesemente: “ Piacere mio, Albus.”.
Il ragazzo le sorrise nuovamente e si voltò verso il tavolo degli insegnanti, da dove il preside stava attaccando il consueto discorso d’inizio anno.
Finito il banchetto di benvenuto, Minerva si avviò con i suoi compagni verso i dormitori. L’indomani cominciarono le lezioni. Già dal primo giorno Minerva iniziò a distinguersi dal resto della sua classe, dimostrando un’intelligenza e un impegno nello studio fuori del comune.
Era sempre stata una ragazza molto socievole e quindi si trovava bene con tutti ma con Albus, il ragazzo che le si era presentato il primo giorno di scuola, sembrava avere un rapporto speciale. Si vedevano spesso in biblioteca e studiavano insieme, lei gli raccontava tutti i suoi problemi e lui faceva altrettanto.
Minerva non riusciva a capire come mai quel ragazzo le si fosse affezionato in quel modo e passasse così tanto tempo con lei: era il ragazzo più popolare del suo corso, il primo della classe, capitano della squadra di Quidditch, corteggiatissimo da tutte le ragazze di Hogwarts.
-Perché sta perdendo tempo con me? Sono solo una ragazzina appena arrivata.- si chiedeva spesso Minerva.
Tra loro ben presto nacque una salda amicizia, passavano sempre più tempo insieme a scuola e, durante l’estate, si scambiavano lunghissime lettere. La loro era una semplice amicizia ma, al quinto anno a Hogwarts di Minerva, le cose cambiarono. Infatti, i sentimenti che provavano divennero ben presto qualcosa di più di una bella amicizia…

Era uno dei fine settimana dedicati alle gite a Hogsmeade. Minerva ed Albus camminavano per la strada tenendosi teneramente per la mano.
“ Albus, lo sai che una mia compagna ha scoperto di noi? Mi dispiace… lo so che volevi tenerlo nascosto ma lei è riuscita ha scoprirlo e io non stata capace a mentirle.”. Disse Minerva tutto d’un fiato.
Albus le sorrise e disse: “ Non fa niente. Per me non c’è nessun problema.”
“ Ma come? Avevi detto che…” iniziò Minerva ma fu interrotta dal suo ragazzo che gli mise un dito sulle labbra, dicendo:
“ Lo so quello che ho detto, ma ormai non ha più importanza. Che lo sappia pure tutta Hogwarts. Lo griderei dai tetti quanto ti amo, Minerva.”.
“ Ti amo anch’io Albus e non voglio più nasconderlo.”. Rispose Minerva, posando le sue labbra su quelle del ragazzo.
Dopo un momento, Albus si staccò dal quel tenero bacio, con le mani prese i capelli di Minerva e li tirò indietro:
“ Non riesco a capire, Minerva, perché lasci sciolti i capelli… ti coprono tutta la faccia. Hai un viso così bello…” disse. “Sarebbe un peccato non mostrarlo.” Aggiunse con un sorriso.
Allora Minerva rispose:
“Va bene... se lo dici tu mi fido.” Iniziò a frugarsi nelle tasche. “Aspetta… qui da qualche parte dovrei avere un fermaglio… ah eccolo!”
Prese il fermaglio e si legò i lunghi capelli con uno stretto chignon. Non sapeva che, da quel giorno, avrebbe fatto la stessa cosa ogni singolo giorno della sua vita.

Gli anni passavano e i due erano sempre più innamorati. Non sarebbe stata certo un’esagerazione affermare che erano la coppia più invidiata di tutta Hogwarts. Insieme erano felicissimi ma per loro c’era in serbo un crudele destino.
Una volta finita la scuola, Albus aveva deciso di dedicarsi a sconfiggere il mago oscuro Grindewald. Decise di dirlo a Minerva proprio l’ultimo giorno di scuola.
Stavano camminando vicino al lago, quando Albus disse:
“Senti, Minerva devo parlarti…”
Minerva rispose con voce tranquilla ma con una nota d’apprensione:
“Dimmi, Albus. È successo qualcosa ?”
Albus esitò un momento, abbassando gli occhi, ma poi disse con fermezza:
“Si, piccola. Il fatto è che io ho deciso di partire. Voglio sconfiggere Grindewald.”
Minerva sorrise, sollevata, e disse:
“ Oddio Albus… mi stavi facendo preoccupare. Pensavo che fosse successo qualcosa di grave! Lo sapevo che volevi combatterlo ma non capisco il motivo di questa tua faccia da funerale. Già ti ho detto che ho deciso di venire con te.”.
Albus non riusciva a continuare, non poteva con una parola deludere tutte le aspettative che gli chiedevano i suoi occhi...
“ Tu non capisci, Minerva. Quello che sto per fare è molto pericoloso. Non posso permetterti di correre nessun pericolo. Non riuscirei a perdonarmelo…”
Minerva lo guardò confusa ma poi disse, senza esitazioni:
“ Non mi interessa. Io ti amo, Albus. Ti seguirei fino in capo al mondo se fosse necessario. Se ti lasciassi andare da solo… io non riuscirei a perdonarmelo.”.
Albus era stupito da quelle parole, dall’espressione di determinazione sul viso della ragazza. Quel viso che tanto amava, quel viso che era delizioso con i capelli legati, quel viso che non avrebbe dimenticato mai. Nostante quello, riuscì a dire:
“ Ti prego, Minerva. Non rendermi le cose più difficili di quanto già non lo siano. Ti amo troppo per poterti mettere in pericolo. Non possiamo più stare insieme… sarebbe troppo pericoloso.”
Finalmente l’aveva detto e, nel momento stesso in cui lo fece, capì che avrebbe mille volte preferito affrontare cento maghi oscuri piuttosto che leggere il dolore e la delusione negli occhi della donna che amava.
Minerva lo guardò negli occhi e, ricacciando indietro le lacrime che strepitavano di uscire, disse:
“ Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Però sappi che io ti aspetterò… per tutto il tempo necessario.”.
Mentre lo diceva non poteva sapere che una situazione analoga avrebbe avuto luogo proprio lì moltissimi anni dopo, non sapeva che una piccola ragazza dai capelli rossi avrebbe trattenuto le lacrime per non ferire ulteriormente il ragazzo che amava, proprio come stava facendo lei. I tempi cambiano e gli anni passano ma i sentimenti, a qualsiasi epoca appartengano, sono sempre gli stessi: amore, coraggio, desiderio di impedire che qualcosa possa far soffrire la persona amata, forza per accettare una decisione presa per il nostro bene, ma che di certo ci farà soffrire.
Albus le sorrise:
“Ti ringrazio, Minerva. E poi… se riuscissi a sconfiggere Grindewald può darsi che mi inseriscano anche nella raccolta di figurine delle Cioccorane. Chi può dirlo?”
Scoppiarono a ridere entrambi e, tenendosi per mano, ritornarono verso Hogwarts.

Le previsioni di Albus si rivelarono giuste: riuscì a sconfiggere Grindewald dopo molti anni di lotta. Ma il tempo, il destino e i fatti della vita separarono quello che, un tempo, l’ardore dell’amore giovanile aveva unito.
I due antichi innamorati si ritrovarono di nuovo solo quando Albus divenne Preside di Hogwarts e Minerva docente di Trasfigurazione. Ormai il loro sogno d’amore di gioventù era diventato un’utopia. Si dovettero solo accontentare di baci rubati e sguardi furtivi. Minerva amava Albus e amava la vita che facevano, non pretendeva niente di più. Ma, quando Albus morì, tutte le sue certezze crollarono. Cominciò a rimpiangere di non aver avuto il coraggio di opporsi e di averlo seguito nella sua battaglia. Ma ormai era troppo tardi. Lui non c’era più e niente e nessuno l’avrebbe più riportato indietro.
La notte, Minerva, piangeva ancora pensando ai bei momenti passati. Davanti agli occhi aveva ancora l’immagine del suo corpo esanime sotto la Torre di Astronomia. Ma Albus preferiva ricordarlo in un altro modo: preferiva ricordarlo come il ragazzo che tutta Hogwarts le invidiava, il dolce ragazzo che la preferiva con i capelli legati e il giovane uomo che aveva sconfitto un mago oscuro solo per avere la sua faccia sulle figurine delle Cioccorane…

“ Professoressa McGranitt? Mi sta ascoltando? Si sente bene?”
Una voce la riportò bruscamente al presente. Era la voce di Ron.
“ Sì, Weasley, sto bene. Non preoccuparti.” Lo rassicurò. Durante il suo viaggio nel passato, una lacrima solitaria l’aveva accompagnata e adesso scendeva lenta sul suo volto.
“ Professoressa, lo so che dopo due ore sono riuscito a far spuntare una coda da gatto al mio gufo… ma non mi sembra il caso di commuoversi per così poco.”.
La professoressa McGranitt, fra le lacrime, rise per la prima volta da tanto tempo.

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