Note al capitolo

Era un sacco che volvevo scrivere questa Fanfiction, quindi ci tengo particolarmente.
Jack Kerouac, che viene citato, è un poeta americano degli anni sessanta. Della generazione Beat, per intenderci.
Ha un così buon profumo, intenso, di pelle e latte. Ogni volta che le stai vicino ti senti la testa leggera, piena solo del suo odore. Come dopo aver bevuto una bottiglia di sherry da solo. Solo che lo sherry fa schifo, Andromeda no.

“Tonks, per Merlino, puoi smetterla di fissarmi?” scandisce sottovoce, gelida. Anche se usa un tono duro ha una voce così bella. “E magari concentrarti sulla pozione? Dovrebbe essere viola, non nera.”

In effetti, ha ragione, sono quello messo peggio in fatto di pozioni. Mi scocca un’occhiata sbieca, mentre aggiunge un altro ingrediente – non ho proprio idea di che ingrediente sia – e la sua pozione muta in un bel blu elettrico.

È bella anche così, sudata, avvolta nella nube del calderone e concentrata su quello che sta facendo. La camicia della divisa leggermente spiegazzata e il cravattino di Slytherin un po’ allentato. È semplicemente perfetta.

Aggiungo distrattamente delle radici, anche se non sono sicuro che servano per la pozione. Appena toccano il liquido, si alza una nube di fumo verdastro. Sembra vagamente tossico.

“Spiegami una cosa, Tonks.” comincia lei, spostandosi precipitosamente lontano dal mio calderone. “Perché hai continuato Pozioni se sei una frana?”

“Per te.”

Forse l’ho detto troppo con calma, sembra quasi una presa per il culo. Con un colpo di bacchetta faccio sparire lo schifo nel calderone, tanto uno zero in più, che volete che faccia. L’anno prossimo mollo Pozioni. Mi chiedo ancora come ho fatto a passare l’esame.

Andromeda mi guarda basita, tutta la sua attenzione per me. Probabilmente sta pensando che sono pazzo. Ora lo dice, “Tonks tu sei fuori di testa!” No, lei non ha la vocina stridula, così sembra una vocina da checca.

Aspetto che lo dica, me lo sento. Però, inavvertitamente scoppia a ridere. È la prima volta che ride per qualcosa che ho detto. Anche se io dicevo sul serio. Ho continuato Pozioni solo per lei.

Ha una bella risata, è diversa di quella di scherno di sua sorella, Bellatrix. O da quella di convenienza di Narcissa. Sembra sinceramente divertita.

“Signorina Black, va tutto bene?” la voce di Slughorn interrompe la sua risata.

Tossicchia per ridarsi un contegno, un po’ rossa in volto. “Sì, professore, mi scusi.”

“Bene, è bello vedere che due componenti di case diverse vadano d’accordo, una volta tanto.” Slughorn sorride bonario a lei, poi intercetta il mio sguardo anche se la sua attenzione si fissa sul mio calderone. Miseramente vuoto. “Dov’è finita la sua pozione, signor Tonks?”

“Oh, beh.” vai Ted, un bel sorriso imbarazzato, anche se non te ne frega nulla. “L’ho fatta Evanescere.”

“Capisco, signor Tonks.” annuisce comprensivo, il testone che va su e giu. Fa un po’ impressione con tutto quel grasso. Due posti più in là Gideon ridacchia. Anche Andromeda sembra sul punto di scoppiare a ridere un'altra volta, ma si contiene. La situazione ha del surreale.

Andromeda Black, a cui sbavo dietro da quattro anni e non mi si è mai filata, ora ride per quello che dico?

“Ma dovrò comunque darle zero.” riprende Slughorn.

“Sì, immagino di sì, professore.” l’ho già detto che non me ne frega nulla?

Slughorn si allontana per scribacchiare qualcosa sul registro, lasciandoci finalmente in pace. Andromeda continua a guardarmi con una faccia strana.

“Beh, che c’è?” non che mi dia fastidio, anzi. Significa che si è accorta di me. No, ok, di me si è accorta da un pezzo, visto che la tormento di continuo. Però è piacevole che una volta tanto sia lei a fissarmi, invece che il contrario.

Tu non la fissi, Ted la voce di Gideon risuona come una campana nel mio cervello. Tu te la immagini nuda ogni volta che ti passa davanti.

Non posso nemmeno negare.

“Beh, pensavo solo che hai una bella faccia tosta.” ecco, ha ripreso il comportamento di sempre. “Non che già non lo sapessi.”

Mescola un’ultima volta la pozione, poi con un mestolo inizia a travasarla nella bottiglietta da consegnare.

“Però la mia faccia tosta ti ha fatto ridere, no?”

Si blocca con il mestolo a mezz’aria e arrossisce leggermente. Uh uh, colpita e affondata! State giocando a battaglia navale, Ted?

“Beh, sei divertente, dopo tutto.” si morde il labbro inferiore e riprende a travasare. “E quasi piacevole.”

Tappa la bottiglietta proprio quando suona la campana. Sono divertente e piacevole! Mi trova divertente e piacevole! Lo sapevo io, ah!

Inizio a raccogliere le mie cose mentre gli altri portano a Slughorn le loro pozioni per essere valutate.



“Andro… Black!” la richiamo prima che imbocchi il corridoio per raggiungere la sua Sala Comune.

Gideon scuote la testa ma mi lascia lì da solo con lei. Dopo avermi dato una pacca sulla schiena d’incoraggiamento, l’idiota.

Lei si ferma, guardandomi interrogativamente. È il mio momento, ora o mai più. Dice che sono piacevole, quindi perché dovrebbe rifiutare?

“Esci con me, il prossimo fine settimana a Hogsmeade?”

Alza gli occhi al cielo, da copione. Lo fa sempre, ogni volta che le chiedo di uscire. Dopo quattro anni uno dovrebbe lasciar perdere ma, la speranza è l’ultima a morire, no?

“Tonks, per favore…”

“Non intendo un vero appuntamento. Solo uscire. Non cercherò di fare nulla, non allungo le mani, lo giuro. Non cercherò di baciarti. Ti chiedo solo di fare un giro a Hogsmeade insieme. Infondo hai detto che sono piacevole, no? Voglio solo che ti diverti.”

L’ho detto tutto d’un fiato, per non farmi interrompere. Se mi avesse interrotto non avrei detto tutte quelle stronzate. Avrei dovuto farmi interrompere.

Sogno ogni notte di baciarla. Anche di giorno sogno di baciarla.

“E chi me lo assicura che non tenterai di baciami?” ottima domanda, non c’è che dire.

“Ti puoi fidare della mia parola e basta. Forse è poco. Ma non farò nulla che vada contro la tua volontà, perché son-“ prendo fiato per dirlo, ci vuole coraggio per dire certe cose. “perchèsonoinnamoratodite.”

Non batte ciglio, non che potevo aspettarmi poi altro. Lo sapeva già, infondo. Lo sa tutta la scuola. Cade il silenzio, un insopportabile, imbarazzante silenzio. Uno dice che è innamorato di te e poi si aspetta che tu faccia qualcosa. Che tu gli salti al collo e lo baci o che stronchi tutti i suoi sogni.

Invece lei non dice niente, sorride, come si sorriderebbe a un bambino stupido e poi…

“Mi fido.”

“Come?”

“Mi fido della tua parola. Sei un Gryffindor, dopo tutto.”


Mi sembra irreale, camminare così, fianco a fianco con lei. Senza poterle stringere nemmeno la mano. Ok, è infantile, però cazzo. Io le ho detto che la amo.

Ed ho pure giurato di non fare nulla. Se ora non mantengo la parola data è la fine. Rovino anni di perseveranza per un niente.

Anche se immaginarsela nuda, mentre camminiamo per la via principale di Hogsmeade non aiuta. Ho pure la musichetta pseudo erotica in testa.

“Ti va se andiamo verso la fine del paese?”

Perché questa domanda mi suona terribilmente come: Perché non ci allontaniamo da qui che non voglio farmi vedere in giro con te dalle mie sorelle?

“Ah, ok.”

Camminiamo in silenzio verso la campagna. Superiamo Mondomago, senza guardarci, senza nemmeno guardare in giro. È imbarazzante.

A me il silenzio non piace nemmeno, non mi è mai piaciuto.

“We cannot break, something that doesnt exist. Derange pas ta tendresse, dont break your tenderness. Is advice that comes to me.” [i]

Non aggiungo altro perché si è voltata verso di me, sorpresa. Ha le labbra leggermente schiuse. Ormai abbiamo raggiunto la staccionata che segna la fine del paese.

Sento uno strano calore in zona guance. No, non devo arrossire! Io volevo solo rompere il silenzio!

“Che cos’è?”

“Ah, una poesia… di Jack Kerouac.”

Le sue sopraciglia formano un arco, sbatte le ciglia prima di chiedere educatamente: “Chi?”

“Come chi? Non lo conosci?” sbotto, quasi fosse un insulto personale. La sua fronte si corruga e si distende repentinamente. Dimenticavo che lei viene da una delle famiglie pureblood peggiori. “Scusa, è vero non puoi conoscerlo. È un poeta Babbano.”

“Ah, beh, è molto…” si umetta le labbra cercando il termine adatto. “Poetico.”

Scoppio a ridere e poi scrollo le spalle. “A me piace.”

“Si capisce” commenta dolce.

Questa volta sono io a guardarla sorpreso. Non ha mai usato quel tono con me. Non l’ho proprio mai sentita parlare così dolcemente.

“Eh, già…”

Ricade il silenzio. Andromeda si avvicina alla staccionata e vi si siede sopra con un piccolo saltello. È elegante anche quando salta, credo che riesca a essere elegante in qualsiasi situazione. Anche in un porcile pieno di porci. Non che ce la veda in un porcile, però.

Mi do anch’io una spinta per salire sullo steccato. Non con la sua disinvoltura, diciamo che sembro un elefante che cammina su una trave minuscola. Non ci posso fare nulla se sono goffo.

“Ma era inglese?” questa volta è lei a interrompere il silenzio.

“Chi? Kerouac?”

“Sì, stavamo parlando di lui, no?”

“No, è americano. Comunque è ancora vivo.”

“Ah” commenta solo, annuendo. “Sai qualche altra sua poesia? Sai, non è poi così male.”

Curva appena le labbra all’insù, in un quasi sorriso. Ha delle belle labbra, ne troppo grosse ne troppo fini, però piene. Di un colore rosato. Quando sorride le si forma una sola fossetta, a destra.

Inspiro, l’aria primaverile si fonde al suo profumo. Potrebbe diventare una droga, se si continua a respirarle accanto.

“Dont sound reasonable, dont sound possibile, when you bring it up. Buf if you dont bring it up, everything is alright. Dont belive Mr. Belive Me? Dont think about him, and boy, you’ll see how he vanishes, in morning’s mist, when the moon, is a crescent banana, and birds jump” [ii]

Ha chiuso gli occhi, sembra che dorma anche se è seduta. Il suo petto si alza e si abbassa, a ritmo. Il vento, appena una brezza leggera, le muove appena i capelli. Come se davanti a lei ci fosse un ventilatore messo a intensità minima.

“È finita?”

“No, ma non ricordo il resto.”

Sorride, riaprendo gli occhi. Si guarda intorno, non c’è nessuno oltre noi due. È strano, quando le ho chiesto di uscire non mi sarei aspettato di stare qui, con lei, a declamare poesie.

Mi sbilancio all’indietro, senza accorgermene. In un attimo mi ritrovo a gambe all’aria nell’erba e con la schiena a terra. Smozzico un imprecazione.

Andromeda mi guarda dall’alto della staccionata, tra l’allarmato e il divertito.

“Tutto bene? Ma come hai fatto?”

“Oh, non lo so come ho fatto…”

E inspiegabilmente mi viene da ridere. In effetti è una situazione buffa. Lei sopra di me – non in quel senso – anche lei contagiata dalla risata. E io steso in mezzo all’erba e agli insetti, con le braccia allargate.

Anche lei scende dalla staccionata, scende non cade, e si sdraia accanto a me. La sua testa appoggiata sul mio braccio. Si mette sul lato, forse per guardarmi.

“Sai che al terzo anno volevo fare Babbanologia?”

“Davvero?”

“Davvero. Poi Bella è venuta a saperlo e mi ha chiesto se fossi impazzita.” si rabbuia per un secondo. “Così ho lasciato perdere.”

“Non hai fatto quello che volevi per via di tua sorella? È stupido.”

“Dici?” si morde il labbro, lo fa sempre quando deve pensarci su. “Sì, è vero è stupido. Ma tu non puoi capire.”

In effetti non capisco. Non li capisco i pureblood, quello stupido odio verso di noi. Vado fiero di essere figlio di Babbani, non vorrei un centilitro del loro sangue puro se poi dovrei rinunciare a quello che mi piace.

“Beh, se vuoi posso farti un corso accelerato sui Babbani!”

“Sarebbe… sarebbe splendido!”

Gli si illuminano gli occhi, come a una bambina piccola a cui è appena stato dato un gioco che desiderava da tanto.

“Bene, allora iniziamo dalla musica. Li conosci i Beatles?”

“No, chi sono?”

“Un gruppo famosissimo, non puoi non conoscerli! È un eresia. Stanno spopolando in tutto il mondo.”

“Un gruppo? Intendi un gruppo musicale?”

“Yes, potrei prestarti un vinile, ma non credo tu abbia un giradischi.”

Da come aggrotta la fronte posso dire con certezza che non ha capito quello che ha detto. Ma come posso spiegarle cos’è un vinile? O un giradischi? Dovrei farglieli vedere.

Scuote la testa, appunto.

“Allora ti canto qualcosa.”

Mi guarda dubbiosa. “Ma tu sai cantare?”

“Certo! Canto benissimo, per chi mi hai preso? Dovresti sentirmi sotto la doccia.”

“Ne faccio volentieri a meno.”

No, come? Ma io mi offendo! E lei ride, ma tu guardala. Imbroncio appena le labbra e lei ride più forte.

“There's nothing you can do that can't be done, nothing you can sing that can't be sung, nothing you can say but you can learn how to play the game, It's easyyy.”

“Oddio!” strilla tra le risate. Nasconde il viso sulla mia spalla, scossa dal riso.

“Nothing you can make that can't be made, no one you can save that can't be saved, nothing you can do but you can learn how to be you in time.”

Le è pure venuto il singhiozzo a furia di ridere.

“All you need is love, all you neeeed is love, all you need is looveee, love. Love is all you need.” [iii]

“Basta, ti prego, basta!”

“E perché? Non ti è piaciuto?”

Per tutta risposta, lei si solleva. Ha gli occhi lucidi per aver riso tanto. La osservo perplesso mentre mette le mani accanto alla mia testa, una da una parte e una dall’altra. È bellissima.

“Edmund Tonks sei terribilmente stonato.”



“E poi cot’è tuccesso?”

Nymphadora si agita un po’ sulle mie ginocchia, gli occhi grandi sgranati verso di me. Ridacchio.

“Beh, io le stavo dicendo di non chiamarmi Edmund, che è un nome orrendo, e lei si è chinata a baciarmi.”

La bambina - la mia bambina! – schiude la boccuccia e pensa. Ha la stessa espressione di Andromeda quando pensa.

“E poi vi tiete spociati?”

“Beh, non subito, solo dopo alcuni anni.”

“Ah.”

Le scompiglio i capelli, lei strizza gli occhi facendo le fusa. Sobbalzo vedendo che i capelli le diventano biondi invece che castani. Non mi abituerò mai.

“Ance Nympatora è un butto nome. Tuti mi pendono in giro.”

“Ma davvero? Allora tu digli di pensare prima al proprio nome invece che prenderti in giro.”

Nymphadora sorride e batte entusiasta le manine. È adorabile, davvero. Una casinista, come dice sempre Meda. Sostiene che abbia preso tutto da me. In effetti non sono mai stato uno stinco di santo. Mia madre impazziva, ai tempi.

“Ted, Nymp! Volete venire a mangiare?!”

La bambina salta giù dalle mie ginocchia alla voce della madre, rischia d’inciampare e schizza fuori dalla stanza verso la cucina.

“Aiviamo mamma!”


***

[i] Non possiamo rompere
ciò che non esiste

Derange pas ta tendrese
Non rompere la tua tenerezza

È il consiglio che «mi» arriva
(122nd Chorus, Mexico City Blues, Jack Kerouac)

[ii] Non cercar d’essere ragionevole,
non cercar d’essere possibile,
quando ne parli
Ma se ne parli,
tutto va bene.
Non credi Sig. Mi Credi?
Non pensare a lui
E ragazzo mio
Vedrai come si svanisce
Nella foschia del mattino
Quando la luna
È una mezzaluna una banana
E gli uccelli saltano
(112th Chorus, Mexico City Blues)

[iii] All You Need Is Love, Beatles

Sia le poesie di Kerouac, che la canzone sono riportate solo in parte.

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