Nate Babbane e l'Impropria Proprietà di Tosca Sam

Nate Babbane è una storia per lettori esperti di Harry Potter, ma soprattutto per lettori coraggiosi!
Chi di voi ha il coraggio di seguire vicende parallele, dove Harry Potter non è il protagonista? Chi ha il coraggio di entrare nella vita di altri normalissimi (magici) studenti di Hogwarts, che conoscono Harry solo di vista?
Pensate che sarebbe noioso? beh ... ditemelo voi


Categoria: Post-DH Personaggi: Nuovo personaggio
Era: Harry a Hogwarts (1991-1998)
Generi: Avventura, Generale, Mistero
Lunghezza: A Capitoli
Pairing: Nessuno
Avvertimenti: OC (Personaggio Originale)
Sfide: Nessuno
Series: Nessuno
Capitoli: 8 Completa: No Parole: 28163 Read: 38260 Pubblicata: 28/05/18 Aggiornata: 28/05/18
l'Espresso di Hogwarts di Tosca Sam

L’espresso di Hogwarts
 
Dopo un’estate di tranquilla felicità, settembre aveva deciso che era giunta l’ora di incombere di nuovo.
Le foglie dai colori variopinti giacevano a terra, creando un elegante e scricchiolante tappeto su tutti i marciapiedi della città: era il primo del mese e nella stazione londinese di King's Cross, si registrava un'affluenza di personaggi bizzarri. Non molti Babbani potevano giurare di essersene accorti, ma di certo ogni anno, sempre lo stesso giorno, tutti notavano almeno una persona vestita in maniera stravagante o che trasportava strani bauli o gabbie con insoliti animali. C’era una ragione, ovviamente, ma nessun Babbano poteva conoscerla, né a dire il vero, ci aveva mai badato troppo.
Se qualcuno di loro avesse posseduto un occhio acuto, di certo avrebbe contato un grande affollamento di questi strani personaggi fra le corsie dei binari 9 e 10 (meglio dire 9 ¾, no?) .
Dimentichiamo lo scetticismo Babbano, noi che non lo siamo, dopotutto. Diventiamo espliciti con noi stessi: lasciamo le corse Babbane al loro mondo ed entriamo nel nostro, attraverso la barriera dall’aspetto solido che nasconde l’accesso alla piattaforma per l’Espresso di Hogwarts.
La locomotiva scintillante era già lì che sbuffava: l'orologio appeso al muro segnava l'imminente partenza, eppure c'era ancora un gran viavai di mamme, fratellini, animali, ragazzi e bambini, che vociava tutt'intorno.
Un gruppo di tre amici aveva appena salutato i propri cari e ora faceva un gran baccano vicino alla porta scorrevole di una carrozza. Alcuni ragazzi che si trovavano nei paraggi lanciavano occhiatacce di disapprovazione verso i tre confusionari, ma quelli non sembravano neanche accorgersi di non essere soli.
 
« Ci dovevamo incontrare qui! Secondo me sono già salite» una delle due ragazze del gruppetto, aveva l’aria allarmata. Sembrava in procinto di voler salire sulla carrozza, ma un desiderio la frenava e le faceva allungare il collo fra la folla.
L'altra non sembrava curarsi troppo del nervosismo dell'amica. Era rilassata e ridacchiava insieme all'unico ragazzo del trio. Parlavano di qualcosa di molto buffo accaduto durante l'estate:
« … Insomma Darren, gli ho detto che era uno scovolino per la polvere! Uno scovolino! Però non penso che mi abbia creduto … »
Darren, biondo e occhialuto, si sbellicava da ridere.
Sam, la ragazza nervosa, non li ascoltava.
« Nemmeno un Troll con la congiuntivite potrebbe scambiarla per uno scovolino!»
Disse Darren, scatenando sghignazzi nella sua interlocutrice. Anche lei era bionda, ma di un colore mielato; era anche molto alta, più degli altri due.
La gente attorno ai tre amici, stufa, stava iniziando a brontolare perché si spicciassero a salire. Avevano creato un tappo di fila, tanto che molti decisero di spostarsi verso un altro ingresso.
« Non mi veniva in mente altro, capisci? È un Babbano, il vecchio Reginald. Credo che non si azzarderà più ad addentrarsi nel nostro giardino di nascosto»
Continuava Ibbie, la ragazza alta, per nulla turbata dal trambusto. Aveva un'aria di distratto interesse per quello che la circondava; si preoccupava soltanto di stringere fra le mani qualcosa di molto candido e molto peloso.
« Certo. Non sia mai che una Puffola-scovolino lo aggredisca!»
Continuò Darren in uno scoppio di risate.
« Guarda che certe volte è aggressiva! Ti ho mai detto di quando cadde in una bottiglia di Whisky Incendiario e ...»
« Oh! Eccole lì!»
Sam si sciolse dalla sua ansia; salì sui gradini della carrozza e fece cenni molto vistosi verso le persone che stava aspettando.
Ibbie, alta com'era, al contrario della sua amica, riuscì a farsi vedere rimanendo ferma.
« Finalmente!» disse, vagamente eccitata.
Tutta la fila di spazientiti si girò per osservare il motivo di tanta calca: Ibbie, Sam e Darren non avevano fatto passare nessuno perché attendevano un gruppetto di ragazzine, appena comparso dalla barriera del binario.
Erano quattro: un'apparente aria smarrita mascherava la gioia elettrica che le scuoteva tutte. Appena scorsero i segnali dei tre amici, li raggiunsero, scavalcando la sempre più indignata fila di passeggeri.
« Scusate il ritardo»
« Abbiamo avuto qualche problema con la barriera … »
« Diciamo che non eravamo proprio sicure che potesse essere attraversata »
« La realtà è che Eean e Duncan mi hanno raccontato un mucchio di scemenze»
« Poi Darcey ha fatto un sacco di ritardo … »
« Ha rifatto il baule tre, dico tre volte!»
« State un po' zitte! Avevo scordato praticamente tutto!»
Le chiacchiere erano troppe, il tempo troppo poco e la calca troppo aggressiva. L’orologio a muro segnò le undici e la locomotiva sbuffò impaziente. Con un ultimo cenno di saluto ai parenti, ormai lontani, il gruppo di studenti si fiondò dentro la carrozza del treno, facendo defluire l'immensa fila alle loro spalle.
La porta scorrevole, infine, si chiuse come un sipario che segnava la fine definitiva delle vacanze estive.
Londra cominciò a scivolare via, al ritmo sbuffante dei pistoni del treno, che pian piano ingranarono la marcia e aumentarono di velocità.
Il corridoio straripava di persone ed era difficile camminare senza perdere borse o gabbie. Non era servito a granché entrare per primi sul treno: dentro, il caos regnava indisturbato. Sam lasciò le sue cose in custodia alle amiche e scivolò nella moltitudine sperando di accaparrarsi uno scompartimento vuoto, prima che li occupassero tutti.
Miracolosamente riuscì nell’impresa e quando la calca permise al gruppo di raggiungere i posti serbati, poterono sedersi tutti assieme.
Una della ultime arrivate chiuse la porta con uno sbuffo, per riuscire a soffocare un po’ il rumore chiacchierino del corridoio.
La piccola stanza somigliava adesso più ad una casa di profughi che non allo scompartimento di un treno: c’erano sette bauli accatastati (che fungevano oramai da poggiapiedi) e gabbie di animali frenetici e agitati.
Sam sedeva in una posa obliqua condividendo il seggiolino con la gabbia di un giovane gufo della Virginia, grigio scuro. Una di loro, particolarmente piccola e coi capelli rossi, faceva versi affettuosi a un gatto grasso, che smaniava da dentro il suo cestino . Un’altra ragazza, invece, cercava di tranquillizzare il proprio gufo reale, che pareva in procinto di scassinare il lucchetto della gabbia.
Darren, sempre l'unico ragazzo, si era messo accanto a un finestrino ed aveva già le mani nel baule per tirare fuori un libro. Una delle nuove arrivate, dotata di una gran chioma riccia e la faccia graziosa, sedeva con le gambe in equilibrio sulla pila di bauli; aveva l'aria molto contrariata. L'ultima delle nuove, con un faccino mesto, se ne stava schiacciata fra la porta d'ingresso e la sua compagna di sedile, che era Ibbie.
Ibbie, infine, aveva posato nella tasca del piumino la sua bianchissima Puffola Pigmea. In preda all'agitazione, la creaturina osservava quello che accadeva nello scompartimento. La Puffola si chiamava Tegamina e il suo nome era nato in alternativa a Triglia, per via di una lunga storia. Ibbie era famosa per dare nomi alle cose.
Le quattro ragazzine che Ibbie, Sam e Darren avevano atteso con impazienza alla stazione, si accingevano a frequentare il loro primo anno a Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria migliore del mondo.
Indossavano già le loro uniformi nuove e ben ordinate, a differenza dei tre più grandi che non avevano avuto ancora voglia di cambiarsi gli abiti Babbani.
C’era Claire, viso rotondo e corti capelli colorati di fucsia squillante. Pareva la meno agitata. Era lei la proprietaria del gufo reale che ancora non desisteva dall'impresa di scassinare il lucchetto. Al contrario, il gufo di Sam (che si chiamava Hoo-Hoo), era molto disciplinato. Guardava l'altro di soppiatto, come se si chiedesse il motivo di tanta insubordinazione.
Un'altra matricola era Laura: la figurina ancora mezza schiacciata contro Ibbie e l'ingresso: era magra, dai capelli chiari, e i lineamenti gentili. Stava cercando di pulire gli occhiali che si erano appannati per il cambio di temperatura.
Quella piccola e rossa, che continuava a fare versi adorabili al proprio gatto, si chiamava Sarah.
Ultima, ma non certo per importanza, l'impetuosa Darcey, la ragazza il cui cesto di capelli molto ricci occupava lo stesso spazio di un baule. Lanciava occhiate furenti e spazientite tutt'intorno, soprattutto agli animali agitati.
Visto che la piccola Sarah aveva aperto la gabbietta del suo grassissimo gatto, Darcey alzò i piedi ancora più in alto e si ritrasse come se chi l'annusava fosse una cacca e non un micio:
« Lontano da me, gatto» disse, decisa. Non sopportava i gatti e lanciò a Palla – il gatto di Sarah – molte occhiatacce.
Fuori dal finestrino la leggera pioggerella che le aveva salutate a Londra, si stava trasformando in un temporale.
Era incredibile come ci fosse ancora gente che cercava posto, che girovagava per i corridoi. Tutte speravano che nessuno venisse a disturbare la loro quiete e la loro intimità, soprattutto le matricole: non avevano voglia di sconosciuti nel loro primo tragitto verso Hogwarts.
Il rumore della pioggia, insieme all'ansia che lentamente si scioglieva, mettevano una certa sonnolenza.
« Allora!» cominciò Sam: « che mi dite? Siete eccitate? Avete già un'idea della Casa in cui vorreste finire?»
Ibbie sospirò: sapeva che ci sarebbe stata questa conversazione ma non aveva troppa voglia di cominciarla. Insomma, sentiva continuamente da ogni parte la solfa che i Tassorosso come lei non sono altro che mollaccioni.
Anche Darren era di Tassorosso e non aveva la minima intenzione di seguire quel discorso: tirò immediatamente fuori il libro dal baule e aprì le pagine a colpo sicuro.
Ibbie pensò che avrebbe lasciato parlare Sam. Lei era una Grifondoro, Casa molto facile da elogiare; inoltre a Sam piaceva da matti raccontare le storie.
Pensò che per il momento avrebbe tirato fuori Tegamina dalla tasca e se la sarebbe coccolata. Era una Puffola molto graziosa, anche se gli occhietti gialli potevano darle un'aria un po' schizzata.
La sua padrona, invece, emanava sempre un senso di rilassatezza: la faccia sorridente dava un'immediata certezza di trovarsi dinnanzi a una persona buona.
Dunque eccole là, tutte e sei, finalmente insieme ad intraprendere l'avventura. Avevano aspettato quel momento da molto tempo: si erano conosciute da bambine, perché i loro genitori le portavano tutte le estati al Campeggio Magico di Brighton. Così, fra un bagno in mare insieme, un ghiacciolo e una partita a Spara Schiocco, avevano finito per diventare amiche inseparabili.
Diventarono prima amiche di piuma, appena imparato a scrivere; poi, crescendo, l'affetto aveva legato anche le famiglie – alcuni genitori si erano riconosciuti come compagni di Hogwarts! – e avevano finito per frequentarsi molto spesso.
Ibbie e Sam erano più grandi di due anni ed avevano frequentato le stesse scuole Babbane: abitando entrambe nei pressi di Londra, era stato facile iscriversi nel medesimo istituto. I loro genitori si erano rivolti ad un ufficio per l'istruzione pre-Hogwarts e l'impiegata aveva assicurato che mettere due giovani streghe insieme in una classe di Babbani, sarebbe risultato più sicuro che lasciarle separate.
Essere tutte e sei a Hogwarts, finalmente, rappresentava il sogno più desiderato. Da quando si erano conosciute non avevano fatto che sperare in quel momento e adesso ecco che era reale!
Darren non era un amico comune d'infanzia: Ibbie l'aveva conosciuto a Hogwarts al primo anno. Erano compagni di Casa ed erano diventati migliori amici. Anche Darren era felice delle nuove arrivate: ne aveva sentito parlare così tanto da Ibbie e Sam, che quasi sentiva di conoscerle già tutte.
La conversazione sulle Case, però, non iniziò subito.
Un tocco gentile ma determinato aveva bussato al loro scompartimento.
Con gran disappunto di Darcey, una faccia sconosciuta stava chiesto asilo:
« Scusate … non è che potrei entrare? Non c'è davvero altro posto»
L'aveva detto una ragazza magra, alta , bruna e occhialuta. I suoi occhi celesti vibravano di una richiesta più che altro simile a una preghiera: se si rivolgeva al loro scompartimento, che già straripava di bagagli, non dovevano esserci proprio altri posti.
Darcey non scostò i piedi da sopra il baule. Sempre guardando male sia il gatto di Sarah, sia la ragazza sulla porta, brontolò un:
« No. Non ci entriamo nemmeno noi!»
Ibbie la corresse:
« Non dire sciocchezze. Dai, se ci spostiamo e mettiamo le gabbie sopra i bauli, c'entra anche lei».
Darcey le riservò un'occhiataccia, che Ibbie ignorò.
La nuova arrivata ringraziò e dette una mano per compiere gli spostamenti, come Ibbie aveva suggerito.
Una volta sistemato anche il suo baule, lo scompartimento era davvero pieno e non ci sarebbe entrata neanche una seconda Puffola Pigmea: otto passeggeri, due gufi e un gatto; sembrava l'inizio di una barzelletta.
Tegamina, dal canto suo, aveva deciso di appallottolarsi dentro la tasca di Ibbie ma ogni tanto la si vedeva muoversi, come fosse un buffo rigonfiamento agitato.
Dopo che l'estrana si fu sistemata, passò un po' di tempo perché si riprendesse a parlare.
Fuori dal finestrino imperversava la bufera: la pioggia divenne sempre più fitta mentre il treno avanzava verso nord. Il cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne vennero accese già a mezzogiorno, quando il carrello del pranzo cominciò a sferragliare lungo il corridoio.
L'imminente arrivo della signora del carrello segnò un buon motivo per iniziare la conversazione:
« Adoro quella donna» disse Ibbie forse rivolgendosi a Tegamina, dacché guardava il proprio ventre (non è da escludersi che parlasse allo stomaco): « Non so dove riesca a trovare quei confetti che sanno di liquirizia, che sgusciano fra le dita per provare a non essere mangiati».
Lo sguardo atterrito della nova compagna di viaggio, convinse Sam a spiegare con un sorriso paziente:
« Intende le Api Frizzole. È dal primo viaggio sull'Espresso che se n'è innamorata».
La ragazza con gli occhiali continuò a rivolgerle sguardi vacui. Quegli occhi così azzurri sembravano molto contrariati all'idea che un confetto sfuggisse di mano per non essere mangiato.
« Le Api Frizzole» insistette Claire, sfoggiando un sorriso molto convincente.
Dacché la ragazza non rispondeva, Ibbie riuscì a dedurre in tempo quale fosse il problema, prima che Darcey pronunciasse il “ma sei sorda?” che aveva sulla punta delle labbra.
« Sei una Babbana di nascita?» chiese con gentilezza. Il suo sorriso smagliante convinse la silenziosa a sciogliersi:
« Vuol dire che i miei genitori non sono maghi, vero?» chiese, spostandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli castani che le ricadeva troppo sugli occhi.
« Proprio così» confermò Ibbie, incoraggiante.
« Allora sì.» sorrise la sconosciuta. « Mi chiamo Alice».
Darren alzò gli occhi dalle pagine del libro e sorrise: « Anch'io sono un Nato Babbano. Finite le elementari stavo decidendo quale scuola frequentare ed ecco che spunta quella lettera portata dai gufi. Buffo eh?».
« Pensavo fosse uno scherzo!» continuò Alice, animata: « finché non è venuto il preside dai miei genitori e ha confermato la cosa»
« Silente in persona?» chiese Sarah, la ragazzina rossa, con un forte accento. Era sinceramente colpita.
« Beh … si, mi pare si chiamasse così» finì Alice.
« WOW» esclamò Sarah, senza fiato.
L'atmosfera era dunque molto cordiale, quando la signora del carrello bussò per chiedere loro cosa desiderassero.
Alice non sapeva che sul treno ci sarebbe stata la possibilità di acquistare cibo, così si era già portata il pranzo. L'altra combriccola, invece, dette fondo ai propri risparmi per riempirsi di schifezze.
« Insomma» riprese Sam, che non aveva dimenticato il discorso sulle Case, morto sul nascere: «dicevamo delle Case!».
Era elettrizzata all'idea di vedere le sue amiche Smistate. Le pallide lentiggini su quel viso eccitato la facevano sembrare un po' buffa.
« Le Case» fece Alice, ancora sorridente: « sarebbero i dormitori? Tipo quattro squadre, vero?»
Darcey mosse le labbra silenziosamente, sillabando la parola “squadre” con un sorrisetto. Ibbie era raggiante:
« Proprio così. Io e Darren siamo di Tassorosso, mentre Sam è di Grifondoro».
Prima che chiunque altro aprisse la bocca, fu Claire a dichiararsi molto sicura della sua destinazione:
« Tutta la mia famiglia è di Serpeverde. Immagino che anche io andrò là» ammise, piuttosto soddisfatta. Sam evitò di commentare che fra i Grifondoro la Casa di Serpeverde non era molto popolare.
« Io non saprei» Darcey fece spallucce: « mi basta di non finire in Tassorosso. Scusa Ibbie … e anche tu, Darren!»
« Perché? Che ha Tassorosso?» la voce di Alice risultò pastosa, poiché aveva addentato la prima forchettata di pasta fumante, da dentro un thermos azzurrino.
« Sembra che siano un po' … come dire? Banali. C'è chi dice che ci finiscono quelli buoni, quelli leali … oppure quelli che non hanno niente di speciale» raccontò Sam, ma subito aggiunse: « Il fatto che Ibbie sia Tassorosso prova che sono tutte scemenze: Ibbie è la persona più singolare che io conosca. Darren invece non è niente di che». Le due ragazze scoppiarono a ridere, mentre Darren lanciò in loro direzione un pacchetto di Cioccorane.
Alice disse:
« Mi ero informata. Ho comprato un opuscolo, a Diagon Alley. In effetti, leggendolo, non avevo capito bene cosa aspettarmi da Tassorosso. C'era un test, alla fine, e l'ho fatto. A quanto pare potrei diventare una Corvonero. Dalla descrizione che ne facevano non sembrava male».
Il suo thermos di pasta calda fece invidia a tutte: in quella giornata fredda e piovosa nessun dolce della signora del carrello poteva competere con la mozzarella filante.
Quando tutti ebbero più o meno finito di mangiare, Ibbie offrì un pacco di Gelatine Tutti i Gusti +1, che dette sapore alle loro conversazioni. Il gatto Palla, fuori dalla gabbietta, gironzolava fra i bauli. Darcey non ne era molto felice.
La conversazione sulle Case di Hogwarts proseguì con Sam che tesseva una lode ai Grifondoro (non aveva aspettato che quel momento).
Quella che si manifestò più entusiasta fu Sarah, la piccoletta con il gatto e i capelli rossi. Disse che nella sua famiglia c'erano stati tanti Corvonero e qualche Serpeverde, mentre a lei sarebbe piaciuto diventare Grifondoro. Ad Alice non sfuggì l'accento marcato con cui parlava, così le chiese da dove venisse.
« Siamo un'antica famiglia irlandese» raccontò Sarah: «però è buffo: faccio di cognome Harrison, perché tantissimo tempo fa, qualcuno dei miei avi ha sposato un Babbano e il nome originario si è perso. Eravamo gli O'Kenneth. Fino al diciottesimo secolo, mi pare».
La storia divertì molto Alice, che essendo Babbana di nascita, non era a conoscenza delle stirpi magiche. Chiese dunque se fra i maghi esistesse l'aristocrazia.
Scoprì che anche Claire veniva da una famiglia “nobile” e si chiamava Gamp. Laura raccontò di possedere anche lei un po' di sangue blu e Darcey, addirittura, proveniva da un'antica dinastia Brasiliana.
Quando l'argomento delle famiglie e anche quello delle Case fu chiuso, ci fu un momento di pausa.
Il cielo era plumbeo, nero e furioso. Non metteva certo voglia di uscire.
Il ritmo sonnolento della pioggia colpì Darcey, che si addormentò nella sua posizione scomoda, coi piedi sopra i bauli. Anche gli animali si erano calmati: il gufo di Claire aveva rinunciato ad uscire e ora dormiva con la testa ruotata dietro la schiena. L'altro gufo, Hoo-Hoo, era rimasto obbediente per tutto il viaggio; adesso anche lui sonnecchiava beato.
Inutile dire che anche il gatto Palla se la ronfasse di gusto: i suoi respiri teneri furono per un po' l'unico rumore udibile nello scompartimento.
Sarah guardava il suo grassissimo cucciolo, appollaiata sul bordo di un seggiolino. Era così piccola che riusciva a dividerlo con Sam.
Claire e Ibbie erano dedite a finire la scatola di Gelatine, mandando ogni tanto un bleah o un mmm silenzioso.
Alice e Darren avevano tirato fuori qualcosa da leggere ed erano molto concentrati.
Fu Laura a rompere il silenzio:
« Ma avete sentito ... di quello che è successo alla Coppa del Mondo di Quidditch?» L'espressione atterrita non si confaceva ai suoi tratti dolci. Siccome erano rimasti tutti in silenzio per un tempo prolungato, l'affermazione di Laura aveva creato un certo clima di mistero.
Sarah non seppe se Laura alludesse alla vittoria dell'Irlanda, ma l'alone misterioso le suggerì di non esultare.
Si raddrizzò gli occhiali e continuò: « …Dicevano … che è stato evocato il Marchio Nero. Insomma … i miei nonni mi hanno detto che è il simbolo di Voi-Sapete-Chi!».
L’ambiente si raggelò ancora di più.
« Di chi?» chiese Alice, tranquilla.
Darren, fu l'ultimo a staccare gli occhi dalle pagine del suo libro, ma il discorso di Laura lo convinse ad ascoltare.
Anche Darcey si era svegliata, dopo la domanda di Alice. Aprì gli occhi e li posò dritti sulla Nata Babbana, chiedendosi se davvero non sapesse nulla sull'argomento.
« Beh … è una lunga storia» ammise Sam. A lei piaceva raccontare storie ed era così raro trovare qualcuno che non conoscesse quella del Signore Oscuro.
« È stato il mago oscuro più potente di sempre. È vissuto fino a poco fa. Praticamente è successo che una notte si è intrufolato in una casa di gente che lo combatteva in segreto e li ha uccisi tutti. Solo che questi avevano un figlio di circa un anno. Tu-Sai-Chi ha sfoderato la bacchetta e ha lanciato la maledizione per ucciderlo e … zac! È morto lui, invece del bambino».
Alice era a bocca aperta.
« E … perché?»
« Bella domanda!» continuò Sam «Nessuno lo sa. Questo bambino si chiama Harry Potter e attualmente frequenta Hogwarts. Ha un anno più di me, Ibbie e Darren. È di Grifondoro».
« Wow» sospirò Alice.
« Lo si riconosce dalla cicatrice a forma di saetta che ha in fronte. È lì che l'incantesimo di Tu-Sai-Chi lo ha colpito».
Si capiva che Alice non vedesse l'ora di scorgere un ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta.
« Ma perché dite “tu-sai-chi”? Insomma, come si chiama questo tizio?»
« Non si può pronunciare il suo nome!» convenne Darcey, esasperata. Era così ovvio!
« E per tornare alla Coppa del Mondo … Se qualcuno ha evocato quel coso, di certo è una messinscena. Qualche gran furbo del Ministero ci avrà guadagnato un mucchio di soldi. Sarà stato per fare pubblicità» Darcey era scettica e scuoteva la testa, muovendo contemporaneamente i voluminosi riccioli.
« Non vi pare che stiano accadendo un sacco di cose strane, ultimamente? L’anno scorso, vi ricordate, dissero pure ai telegiornali Babbani di quel criminale che era fuggito da Azkaban …» continuò Laura, che ormai aveva lanciato il clima di mistero e tutti pendevano dalle sue labbra.
« Ah! Sirius Black!» esclamò Alice: «Me lo ricordo! Al telegiornale! Era … era un mago?»
«Eh si!» confermò Laura: «furono avvisati anche i Babbani perché è davvero pericoloso. Non l'hanno ancora preso!».
Alice era rimasta a bocca aperta, affascinata e sorpresa che il mondo magico fosse stato così vicino a lei, da sempre.
« Beh, saprete anche che l'anno scorso è entrato nel castello?» Sam gongolò, felice di poter essere lei a raccontare la vicenda.
« COSA? No! Non è possibile!» .
I tre che avrebbero frequentato il terzo anno, raccontarono di come l’anno precedente Sirius Black avesse aggredito la Signora Grassa – il ritratto di guardia alla torre dei Grfondoro – e di come anche l’amico del famoso Harry Potter avesse visto l’assassino con un coltello in mano squarciare le tende del suo letto a baldacchino.
« Ma allora lo conoscete, questo Harry Potter?» chiese Alice molto interessata. I tre due più grandi emisero mormorii vaghi, dicendo che l'avevano ben presente di vista, che era piuttosto bravo a giocare a Quidditch, ma anche che spesso faceva perdere punti a Grifondoro perché si cacciava nei guai.
Dopo qualche minuto di silenzio passato ad ascoltare il rumore sferragliante della locomotiva, l’argomento ritornò a Sirius Black:
« A parlare di queste cose, mi è tornato in mente l’anno scorso … quando il treno si è fermato»
Disse Darren, con un leggero brivido.
Per poco Sam non buttò giù la gabbia di Hoo-Hoo e Ibbie non stritolò la tasca di Tegamina, che stava accarezzando. Non fu un bel ricordo da raccontare. Il passaggio di un Dissennatore aveva seminato il panico, l’anno precedente.
Anche il tempo alimentava quelle storie di terrore: il pomeriggio scuro di pioggia si trasformò in un crepuscolo nero di diluvio.
Alice, ignara di ogni informazione sul Mondo Magico e avida di sapere, ascoltò con molto trasporto.
Dopo aver rammentato l'orrenda esperienza col Dissennatore, un'altra domanda sorse spontanea a quelli che avrebbero frequentato il terzo anno:
« Chissà chi avremo come insegnante di Difesa!»
Ibbie offrì una Gelatina che sapeva di scatoletta per gatti a Palla (che rifiutò sdegnosamente), mentre Sam aggiunse con un velo di nostalgia:
« Lupin era forte».
Era vero. In due anni, l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure era sempre cambiato. Lupin , quello dell'anno appena passato (« Ma l’avete sentito che era un lupo mannaro?!») era stato decisamente migliore di quello del primo anno (il famosisimo Gilderoy Allock). Nonostante non circolassero buone voci sui lupi mannari, Ibbie , Sam e Darren potevano giurare che quello che avevano conosciuto si era sempre dimostrato paziente e gentile con gli studenti; inoltre sapeva un sacco di cose.
A Ibbie, dal canto suo, era piaciuto anche Allock. Si ricordò con piacere che per San Valentino aveva movimentato la giornata. A suo dire, nessuno di solito prende San Valentino in considerazione, mentre Allock si era dato da fare per renderlo divertente. Sia Sam, sia Darren, sia Ibbie, però, non avevano solo bei ricordi del loro primo anno: c'era stata una grande paura e si era persino parlato di chiudere Hogwarts. Raccontarono brevemente di come il cosiddetto Erede di Serpeverde avesse seminato il panico pietrificando gli studenti.
Dopo tutti questi racconti, forse, le matricole non erano così invogliate a scendere, quando finalmente l’Espresso per Hogwarts si fermò alla stazione di Hogsmade (« Finalmente visitiamo il villaggio, quest’anno» commentarono i più grandi).
Adesso sfoggiavano tutte le uniformi: Ibbie e Darren con un bel distintivo giallo e nero, Sam con uno rosso e oro. Le matricole non possedevano ancora distintivi.
Peccato che quei panni, adesso così asciutti e nuovi, fossero destinati a scontrarsi con la tempesta.
Mentre le portiere si aprivano, in alto echeggiò un rombo di tuono. La pioggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesciati secchi d'acqua ghiacciata.
Sam si avviò assieme a Ibbie e Darren verso un centinaio di carrozze senza cavallo, schierate in attesa fuori dalla stazione; « Buona fortuna» gridò, con il mantello sulla testa e Hoo-Hoo ben nascosto, alle amiche del primo anno, che avrebbero dovuto attraversare il lago.
Quelle, già tremanti per i discorsi poco invitanti fatti sul treno, si abbandonarono a un convulso di terrore dopo l’ennesimo scroscio d’acqua sulle loro teste: Hagrid, l’enorme guardiacaccia, brandiva una lanterna e chiamava a raccolta i poverini che avrebbero affrontato la traversata.

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