Scommesse e guai di Severia
I Malandrini, una scommessa, nuovi poteri e tanti guai.
Categoria: Post-DH Personaggi: Nuovo personaggio, [+] Malandrini
Era: Ultimi Black e Malandrini (1950-1990)
Generi: Commedia
Lunghezza: A Capitoli
Pairing: Nessuno
Avvertimenti: OC (Personaggio Originale)
Sfide: Nessuno
Series: Nessuno
Capitoli: 9 Completa:Parole: 11971 Read: 51877 Pubblicata: 12/09/11 Aggiornata: 27/02/12
Note alla storia:
Storia terza classificata al contest Uno per tutti: un giorno per iniziare...

1. Prologo: La scommessa di Severia

2. Capitolo 1: un'idea per James di Severia

3. Capitolo 2: esercitazioni e piani di Severia

4. Capitolo 3: Dimostrazioni di Severia

5. Capitolo 4: Questione d'orgoglio di Severia

6. Capitolo 5: Confronti e bugie di Severia

7. Capitolo 6: Momenti di gloria per Sirius Black di Severia

8. Capitolo 7: La verità viene a galla di Severia

9. Epilogo: nuovi piani di Severia

Prologo: La scommessa di Severia
La campagna scorreva velocemente al di là del finestrino, avvolta in una leggera nebbiolina. Il treno a vapore, da poco partito da Londra, avanzava rapidamente, innalzando nuvole di fumo nero. In uno degli scompartimenti, quattro ragazzi avevano sistemato i loro bagagli e si erano accomodati nei sedili, raccontandosi le ultime novità. James Potter si ordinava invano i capelli, parlando dell’ultima partita di Quidditch a cui aveva assistito, insieme al padre; Sirius Black commentava e faceva domande, interrompendo spesso l’amico; Remus Lupin lo ascoltava con aria assente, mentre Peter Minus pendeva letteralmente dalle labbra di James.
Il carrello dei dolci li distrasse dalla conversazione ed ognuno impegnò i minuti successivi a gustare i diversi tipi di caramelle che avevano acquistato. Nelle Cioccorane, Peter trovò la figurina di Paracelso che mancava alla sua collezione ed esultò soddisfatto.
Mentre la sera scendeva e il buio confondeva i contorni del paesaggio, James estrasse dalla propria borsa un libro rilegato in pelle marrone, sul cui dorso spiccavano lettere dorate. Inizialmente, nessuno gli prestò molta attenzione, ma quando fu chiaro che James non aveva alcuna intenzione di smettere di leggere, Sirius sbottò:
“Lo sai, James, assomigli a Mocciosus: sempre con il naso infilato in un qualche vecchio libro!”
“Ehi, non offendermi!” rispose immediatamente l’altro. “Per tua informazione, questo libro non è per niente vecchio: mio padre me lo ha regalato il mese scorso, appena è uscito.”
“E si può sapere che cos’ha di tanto interessante? Non ti ho mai visto leggere così avidamente.”
Sospirando, James chiuse il libro e mostrò la copertina agli amici; i tre ragazzi allungarono il collo e lessero insieme, a voce alta: Poteri che non sapevate di avere: cosa farne ora che avete aperto gli occhi.
“Interessante.” Commentò sarcastico Remus.
“Invece, è molto avvincente: se scopri di avere un nuovo potere e sai come utilizzarlo al meglio, puoi ottenere tutto ciò che vuoi. Non so: ragazze, soldi, successo.”
“E tu hai un nuovo potere?” chiese il Licantropo, in tono scettico.
“No, il problema è proprio questo. Sono comunque sicuro che quando scoprirò di avere qualche dote eccezionale, questo libro mi aiuterà a sfruttarla al meglio e la Evans cadrà ai miei piedi.”
Remus alzò gli occhi al cielo, rassegnato.
“Se proprio lo vuoi sapere, l’unica dote eccezionale che hai è quella di essere amico mio.” Sentenziò sicuro Sirius.
“Sempre modesto, vero Sirius?” lo canzonò Remus.
“Dico solo la verità.”
“Pensa pure quello che vuoi: un giorno sarai tu a ed essere fiero di poterti definire mio amico.” Ribatté James.
“Quel giorno non arriverà mai!” rispose Sirius, ridendo.
“Allora ti propongo una sfida.”
“Quale?”
“Chi dei due dimostrerà di avere una dote eccezionale o un nuovo potere migliore di quello dell’altro, potrà comandarlo fino alla fine dell’anno.”
“Mi piace.”
“Io sento odore di guai, invece.”
“Non ti preoccupare, Remus: tu sarai il giudice. Sarai tu a decidere chi vincerà.”
“Io, nelle vostre scommesse, non voglio entrarci: finiscono sempre male.”
“Posso farlo io il giudice, se volete.” Intervenne timidamente Peter.
James e Sirius si scambiarono un’occhiata e poi James aggiunse:
“D’accordo, Peter: tu lo puoi aiutare.”
Peter Minus batté le mani entusiasta per l’incarico ricevuto e Remus non poté fare altro che scuotere la testa e accettare controvoglia il ruolo di giudice.
Sirius continuò a stuzzicare James per il resto del viaggio, ciò nonostante il giovane mago non gli prestò attenzione, concentrato com’era nella lettura del suo nuovo libro.
“Remus, credi che vincerei la scommessa se riuscissi a far scomparire Mocciosus per sempre?” chiese Sirius, ad un certo punto.
“Credo piuttosto che ti cacceresti in un brutto guaio. Tanto ci sei abituato.” Replicò Remus con calma.
“Il solito guastafeste!” lo rimbeccò Sirius.
Poco dopo, raggiunsero finalmente la stazione di Hogsmeade.
Mentre scendevano dal treno, James si affiancò a Remus e gli sussurrò:
“Secondo te, quale sarebbe un potere veramente eccezionale, uno che potrebbe fare colpo sulla Evans?”
“Tu farai colpo su Lily Evans quando comincerai a mettere la testa a posto e questa scommessa con Sirius di certo non aiuta.” Rispose in tono autoritario Remus.
“Non ti stanchi mai di fare il bravo ragazzo?”
Remus sospirò e accelerò il passo, poi si girò a guardare l’amico e con un ghigno aggiunse:
“Io, comunque, sono il giudice e devo essere imparziale!”
James lo raggiunse subito e gli assestò una pacca sulla schiena che fece traballare il Licantropo.
“Ehi, voi due, non tramerete alle mie spalle, vero? Remus, tu devi essere imparziale!”
“E lo sarò, stai tranquillo, Sirius. Poi, c’è anche Peter che deve decidere insieme a me.”
Il piccolo mago sorrise, compiaciuto di tanto potere.
Il buio era già fitto e i quattro amici si assicurarono una carrozza che li portasse al castello. Un nuovo anno stava per iniziare ad Hogwarts e loro ne erano entusiasti.
Capitolo 1: un'idea per James di Severia
La Sala Grande era già gremita di studenti chiassosi che avevano trovato posto nei grandi tavoli delle rispettive Case.
I quattro Malandrini si sedettero al tavolo dei Grifondoro e James si voltò a salutare con un sorriso smagliante Lily Evans, seduta poco più a destra. La ragazza, sdegnata, si girò immediatamente e si immerse in una fitta conversazione con la sua amica Mary.
La Cerimonia dello Smistamento rimpolpò i vari tavoli di numerosi studenti, poi il ricco banchetto ebbe finalmente inizio.
Mentre mangiavano, Sirius ebbe la sensazione di essere osservato: capitava spesso che le ragazze si incantassero a fissarlo e questa era una cosa molto gradita all’orgoglio del giovane mago. Sirius si voltò verso il tavolo dei Corvonero, ma, quando ebbe individuato la ragazza che lo guardava, rigirò la testa di scatto.
“Di chi è quel paio di occhiali che continua a fissarmi?”
“Hai qualcosa contro le persone che portano gli occhiali?”
“No, James. Però, quelli sono davvero enormi. Guardali: non si vede nemmeno la faccia.”
Al tavolo di Corvonero, una ragazza con un paio di occhiali con la montatura blu, che gli nascondevano gran parte del viso, e una lunga coda corvina osservava con insistenza il giovane mago Grifondoro.
“Quella è Prudentia Perspicilla. Una Corvonero al terzo anno, mi sembra.” Rispose Remus, mentre addentava una porzione di roast beef.
Peter Minus rise divertito, al nome della ragazza.
“Pensavo ti piacesse essere ammirato, Sirius.” Riprese Remus, con una punta di ironia nella voce.
“Sì, ma non da quella.”
“Come siamo schizzinosi!” intervenne James e tutti e quattro scoppiarono a ridere.
“È inquietante!” concluse Sirius, disgustato.
Quando tutti si furono rimpinzati a dovere, il professor Silente si alzò, richiamando il silenzio. Con un gesto della mano, il Preside ravvivò le fiamme delle candele che illuminavano la sala e, date le solite raccomandazioni, spedì tutti gli studenti nei rispettivi dormitori.

I Malandrini erano già sotto le coperte, ma qualcuno faticava a prendere sonno.
“Avete visto quello che ha fatto stasera Silente?” chiese James, con tono stupito.
“Quello che fa ad ogni inizio anno? Dirci di non fare questo e quest’altro e di studiare con impegno?” rispose Sirius, con voce assonnata.
“No, intendo quando ha ravvivato le candele solo con un gesto della mano, senza usare la bacchetta.”
“I grandi maghi riescono a farlo.” Intervenne Remus, sbadigliando.
“Perché solo i grandi maghi?” insistette James.
“Non so, probabilmente perché è una cosa molto difficile.” Replicò Remus. “Ti spiace se adesso dormiamo? Io ho davvero sonno.”
Peter e Sirius dovevano già essere addormentati perchè non risposero all’augurio di una buona notte.
James rimase sveglio ancora un po’ a riflettere: sarebbe stato in grado di compiere magie senza bacchetta? Se ci fosse riuscito, sarebbe stato sicuramente un nuovo potere straordinario e avrebbe potuto sfruttarlo, proprio come insegnava il suo libro; Lily sarebbe caduta ai suoi piedi.
Si addormentò mentre immaginava se stesso duellare con Silente, senza che nessuno dei due adoperasse la bacchetta.

Nei giorni successivi, la mole di compiti aumentò di ora in ora, senza lasciare scampo agli studenti; le clessidre delle Case erano in continuo movimento e, almeno per il momento, Tassorosso guidava la classifica. Le giornate erano sempre grigie e piovose e recarsi nelle serre per le lezioni di Erbiologia era davvero difficoltoso.
In quei pochi giorni di scuola, James si era già distinto perché le sue avance avevano ricevuto due secchi rifiuti da parte di Lily Evans e perché aveva messo a testa in giù Severus Piton, umiliandolo davanti a tutta la scuola. Sirius accompagnava l’amico nelle sue avventure ed entrambi sembravano aver dimenticato la loro scommessa.
Domenica pomeriggio, James si chiuse in biblioteca con la scusa dei compiti da finire e, dopo aver aperto davanti a sé il libro di Incantesimi, ne tirò fuori un altro ben più interessante: Magia senza bacchetta: tutte le teorie al riguardo. James era particolarmente attratto dal saggio di un certo Merlin Hogs, discendente - almeno così diceva - del grande Merlino medioevale. Costui, a differenza di molti altri suoi colleghi, sosteneva che qualunque persona dotata di poteri magici fosse in grado di compiere magie senza ricorrere all’uso della bacchetta. Questa teoria era sostenuta dal fatto che i giovani maghi che ancora non possedevano la bacchetta erano comunque capaci di eseguire incantesimi; secondo Hogs, nel momento in cui il mago iniziava ad utilizzare la bacchetta perdeva la capacità di compiere magie senza quello strumento: le magie involontarie compiute in un momento di rabbia o di paura non potevano essere considerate, in quanto erano accidentali e incontrollabili. La bacchetta, continuava Hogs, serviva ad incanalare e a potenziare il potere magico e, una volta iniziata ad usare, rendeva quasi impossibile al mago farne a meno. Una perfetta concentrazione e una buona dose di esercizio avrebbe permesso a qualunque mago o strega di liberarsi, in poco tempo, della dipendenza dalla bacchetta.
James leggeva deliziato quelle parole che gli davano speranza per il buon esito della sua impresa: gli sarebbe bastato esercitarsi ogni giorno, nella pausa pranzo e prima di andare a dormire, per riuscire ben presto a padroneggiare la magia senza bacchetta. Avrebbe vinto al scommessa con Sirius e avrebbe conquistato Lily Evans: non avrebbe potuto essere più felice.

Alle cinque del pomeriggio, Sirius cominciò a preoccuparsi per l’amico, il quale stava decisamente passando troppo tempo in biblioteca a studiare.
“Invece di preoccuparti, dovresti imitarlo.” Lo ammonì Remus che stava giocando una partita di scacchi con Peter.
“Sai Remus, sei su un’ottima strada per diventare Prefetto, l’anno prossimo.” Lo canzonò Sirius.
Il Licantropo, dal canto suo, si limitò ad alzare le spalle: non ci vedeva proprio niente di male a diventare Prefetto.
“Se l’anno prossimo Remus diventa Prefetto, noi potremo fare quello che vogliamo, sempre.” Squittì divertito Peter.
“Invece ci farà rigare dritto a forza. E sarà terribile.” Lo corresse Sirius.
“Smettetela di parlare di me come se non ci fossi.”
Sirius si alzò, seccato dalla conversazione e dalla mancanza del suo migliore amico. Si diresse a grandi passi verso la biblioteca, deciso ad interrompere lo studio eccessivo di James.
Sirius aprì la porta della biblioteca e si infilò tra i corridoi alla ricerca dell’amico. Ad un tratto, un brivido gelido lo colpì alla nuca; si voltò lentamente e incontrò uno sguardo cerchiato di blu: Prudentia Perspicilla lo fissava da uno dei tavoli della biblioteca. Sirius inghiottì la saliva e, spaventato, cercò una via di fuga. La ragazza tuttavia lo richiamò e il giovane mago non ebbe scampo. Prudentia lo raggiunse e gli si piazzò davanti, bloccandogli la fuga.
“Tu sei Sirius Black, non è vero? Io sono Prudentia Perspicilla, Corvonero al terzo anno.”
Sirius doveva ammettere che la ragazza aveva fegato per presentarglisi in quel modo.
“È da l’anno scorso che ho voglia di parlarti.”
La voce della ragazza era quasi un sussurro e Sirius si rese conto di avere la gola secca.
“Tu segui Aritmanzia?”
“Sì, la seguo. Perché?”
“Beh, visto che ho qualche difficoltà, pensavo che avresti potuto darmi ripetizioni?”
La Corvonero guardò il Grifondoro con sguardo languido e Sirius ebbe davvero paura.
“Non credo proprio.”
“Perché?” chiese Prudentia, disperata.
“Perché non ho tempo né voglia.”
Il labbro inferiore di Prudentia tremò visibilmente.
“Cioè, voglio dire che non sono tanto bravo in Aritmanzia: non ti sarei di nessuno aiuto.” Si affrettò ad aggiungere Sirius, preoccupato che la ragazza potesse scoppiare a piangere.
“Oh, scommetto che saresti un insegnante perfetto.” Affermò Prudentia, con voce soave. “Comunque, se non vuoi aiutarmi in Aritmanzia, potresti sempre darmi ripetizioni in Antiche Rune o Babbanologia o anche Cura delle Creature Magiche.”
“Ma quanti corsi segui?”
“Tutti!” rispose Prudentia, con un sorrisetto.
“Tu hai dei problemi seri.”
“Che cosa intendi?” chiese, offesa, la ragazza.
“Niente, niente; solo che con tutte quelle materie è normale che tu abbia delle difficoltà.”
“Allora mi aiuterai?” riprese Prudentia, inclinando la testa e sbattendo le ciglia.
Sirius sgranò gli occhi.
“Io non lo so; ci penserò, va bene?”
“D’accordo,” accettò la ragazza, insistendo nello sbattere le ciglia. “Ma pensaci in fretta, Sirius Black.”

Quando finalmente Sirius riuscì a liberarsi di Prudentia, trovò James completamente assorto nella lettura.
“Ti si rovinerà il cervello!” esordì Sirius.
“Il tuo invece è ancora nuovo di zecca, vero?” ribatté prontamente James che, nel frattempo, si era affrettato a chiudere e a nascondere il libro che stava leggendo.
“È tutto il giorno che sei chiuso qui dentro.” Sentenziò Sirius, tralasciando il commento provocatorio dell’amico. “Ero preoccupato per te. Non sai nemmeno cosa mi è toccato sopportare per venirti a salvare dai libri.”
“Sentiamo quale coraggiosa impresa hai compiuto.”
“Un incontro molto ravvicinato con Prudentia Perspicilla!”
“Con chi?”
“Prudentia Perspicilla: la Corvonero che mi fissava l’altra sera a tavola.”
“Ah, quella con gli occhiali?”
“Sì, quella.”
“E cosa voleva dal nobile Black?”
“Ripetizioni.”
James cercò di soffocare le risate.
“C’è poco da ridere, James: quella non mi molla!”
“Povero Sirius, sempre assalito dalle ragazze.”
“Fai pure lo spiritoso! Intanto, io ho paura di trovarmela ancora tra i piedi.”
Uno nuovo scoppio di risa riservò a James qualche occhiataccia da parte degli altri studenti che stavano studiando e che pretendevano il silenzio.
“Comunque, quella ragazza ha qualcosa che non va.”
“Illuminami.”
“Segue tutti i corsi disponibili.”
“È impossibile: nessuno può riuscirci e poi alcune lezioni sono contemporanee.”
“Eppure mi ha detto che li segue tutti: i conti non tornano.”
“Ha soltanto voluto pavoneggiarsi davanti a te: vuole conquistarti con la sua intelligenza.”
“L’unica cosa che conquisterà di me sarà il mio orrore.” Concluse Sirius, provocando un’altra risata chiassosa di James.
Note finali:
In Latino prudentia significa intelligenza e perspicilla significa occhiali
Capitolo 2: esercitazioni e piani di Severia
Quella sera, i Malandrini sedevano nelle comode poltrone della Sala Comune, vicino al camino. Remus correggeva il tema di Difesa Contro le Arti Oscure di Peter: a giudicare dal numero di interventi del Licantropo, il compito non era stato eseguito con molta cura.
“Accidenti, Peter: non hai proprio ascoltato nulla in classe, l’altro giorno!”
“No, io… Beh, forse mi sono un po’ distratto.”
“Il problema è che il professor Fisher è veramente noioso: tanta teoria e poca pratica!”
“Se non conosci la teoria di un incantesimo o di una maledizione, Sirius,” lo rimbrottò Remus. “Non puoi nemmeno sapere come difenderti nella pratica!”
“Ecco, lo sapevo che avresti tirato fuori una delle tue perle di saggezza.” Sospirò Sirius, esasperato.
“Mi limito ad essere obiettivo: il professor Fisher mi sembra un ottimo insegnante e sicuramente migliore di quello che abbiamo avuto l’anno scorso.”
“James, ti prego, fallo smettere. James?”
Per attirare l’attenzione dell’amico seduto di fronte a lui, Sirius fu costretto a fare ampi gesti con le braccia, fino a quando James sollevò lo sguardo e sembrò prestargli attenzione.
“Ehi, amico, sei con noi?”
“Come?” Fece James, riscuotendosi dai suoi pensieri.
“Volevo che facessi star zitto Remus, ma ormai fa lo stesso.”
“Scusate, sono stanco: penso che andrò a dormire.” Disse James, alzandosi.
“Ma è presto!” protestò Sirius. “Vedi cosa succede a passare tutto il giorno in biblioteca?”

James non sentì le ultime imprecazioni di Sirius perché stava già salendo i gradini che lo portavano al dormitorio. Era stanco, eppure il vero motivo per cui aveva deciso di sottrarsi alla compagnia degli amici così presto era che aveva deciso di iniziare a esercitarsi nella magia senza bacchetta, proprio quella sera.
L’ideale, come suggeriva anche Hogs nel suo trattato, era iniziare con incantesimi semplici. Il primo incantesimo che James aveva imparato appena arrivato ad Hogwarts era stato l’incantesimo di Levitazione; così, appoggiò il libro di Incantesimi sul letto e provò a concentrarsi. Chiuse gli occhi e strinse i pugni: il silenzio della stanza favoriva il suo tentativo. Dopo alcuni momenti, James alzò la mano e pronunciò l’incantesimo:
Wingardium leviosa!”
Naturalmente, non accadde nulla.
James non si diede per vinto: sapeva che ci sarebbe voluto molto tempo. Si concentrò di nuovo e poi ripeté:
Wingardium leviosa!”
Di nuovo, non accadde nulla.
James riprovò più volte: si concentrava, alzava una mano e pronunciava l’incantesimo, tuttavia il libro restava immobile sul letto. Al decimo tentativo, James cominciava a perdere la pazienza: lui era un mago brillante e non poteva fallire così miseramente; avrebbe continuato a provare finché non fosse riuscito a spostare il libro almeno un poco.

Quando Sirius, Remus e Peter fecero capolino nel dormitorio, trovarono James paonazzo e sudato.
“Cosa stai combinando, James?” chiese Sirius, tra il divertito e l’incredulo.
“E voi cosa ci fate qui?” domandò il mago, cercando di riprendere un certo contegno.
“Fino a prova contraria questo è anche il nostro dormitorio.” chiarì Remus. “Comunque, abbiamo sentito delle urla e pensavamo stessi male.”
“No, io…stavo solo esercitandomi con qualche incantesimo.” Spiegò James, imbarazzato.
I quattro si guardarono perplessi: era evidente che James stesse mentendo.
“Dov’è la tua bacchetta?” chiese ingenuamente Peter.
“La mia bacchetta? È qui, naturalmente.” Tentennò James.
“James, non è che hai ancora in mente quella storia della magia senza bacchetta?” domandò con tono serio Remus.
“Io mi stavo solo esercitando e non vi devo spiegazioni!” replicò acido James, sentendosi messo alle strette.
“Non puoi farcela.” Disse semplicemente Remus, andandosi a sedere sul letto di James.
“È solo questione di concentrazione e di allenamento: lo dice anche Merlin Hogs.” Ribatté orgogliosamente James.
“Hogs? Quel buffone che si spaccia parente del grande Merlino? James, lascia perdere.”
“Quando io riuscirò a fare magie senza usare la bacchetta e la Evans uscirà con me, ti rimangerai tutto quello che hai detto.”
Remus scosse la testa, esasperato: non valeva la pena discutere con James perché era più testardo di un Ippogrifo e, se si metteva in testa qualcosa, non c’era verso di fargli cambiare idea.
Quella notte, i Malandrini andarono a letto con umori differenti: James si sentiva umiliato e preso in giro; Peter non riusciva a capire per quale motivo Remus avesse trattato James a quel modo; Remus si domandava se James facesse davvero sul serio con quella storia della magia senza bacchetta perché, in quel caso, riusciva a prevedere soltanto malumori e guai; Sirius, dal canto suo, rimuginava sulla scommessa fatta con James: non vi aveva più pensato, tuttavia ora si rendeva conto che l’amico si stava impegnando sul serio, trascorrendo interi pomeriggi in biblioteca e esercitandosi di nascosto: doveva trovare assolutamente una contromossa e doveva farlo in fretta, se non voleva essere comandato da James, fino alla fine dell’anno.

La notte scese a ricoprire il castello di Hogwarts, a favorire il sonno dei suoi numerosi studenti e a portare consiglio a due in particolare, che si rigiravano nel letto irrequieti, alla ricerca di idee brillanti.

La mattina dopo, i quattro maghi scesero in Sala Grande per fare colazione. Molti studenti vociavano e i gufi planavano sui tavoli. portando lettere e pacchi. I Malandrini si sedettero al tavolo di Grifondoro e mangiarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
James fu il primo ad alzarsi:
“Vieni, Peter: andiamo a Pozioni.”
Il piccolo mago si alzò in fretta, rischiando di cadere a terra, poi raggiunse l’amico e insieme uscirono dalla Sala.
“Credi che James sia arrabbiato con me per quello che gli ho detto ieri sera?” chiese Remus, un po’ preoccupato.
“Non credo, ma se anche fosse gli passerà in fretta.” Rispose Sirius, con la bocca ancora piena. “Senti, Remus secondo te è possibile seguire tutti i corsi disponibili ad Hogwarts?” riprese Sirius, dopo qualche momento.
“Hai deciso finalmente di prendere la scuola sul serio? Però, seguendo tutti i corsi, rischi di esagerare.” Obiettò Remus, ridendo.
“Per una volta, puoi rispondere alla domanda senza rimproverarmi o prendermi in giro?” ribatté seccato Sirius.
“Ok, non ti arrabbiare.” Gli disse Remus, soffocando la risata. “So che alcuni corsi, come Antiche Rune e Pozioni, sono contemporanei, quindi direi che impossibile essere presenti a tutte le lezioni di tutti i corsi. Ora, mi vuoi dire perché ti interessa sapere una cosa del genere?”
“So che c’è una studentessa che frequenta tutti i corsi.” Rispose il rampollo di casa Black.
“E chi è?”
“Una di Corvonero.”
“Beh, loro sono molto intelligenti e anche molto bravi, ma non credo che possano essere così bravi.”
“Quindi, secondo te, mente?”
“È probabile.”
“Ma perché dovrebbe farlo?”
“E io cosa ne so!”

Mentre Remus e Sirius discutevano sulla possibilità di seguire tutti i corsi, James aveva trascinato Peter verso i sotterranei e lo aveva messo con le spalle al muro.
“Peter, ho bisogno del tuo aiuto.”
Peter Minus sgranò gli occhi, incredulo e si mise tutt’orecchi ad ascoltare.
“Vedi, è per quella storia della scommessa con Sirius: ho bisogno del tuo aiuto per vincerla.”
“Ma io sono il giudice: non sarebbe leale se ti aiutassi.”
“Nessuno lo saprebbe: sarebbe il nostro segreto. Solo un piccolo aiuto…”
Gli scrupoli di Peter ebbero vita breve e, dopo qualche istante di indecisione, ascoltò con attenzione quello che aveva in mente James.

Durante l’ora di Pozioni, Remus tentò di scusarsi con James, ma questi fece spallucce e gli disse che si sarebbe scusato il giorno in cui lo avrebbe visto compiere una magia senza usare la bacchetta. Remus sospirò, tuttavia si trattenne dal fare ulteriori commenti.
All’ora di pranzo, Sirius si avvicinò al tavolo di Corvonero dove confabulò con alcuni studenti, ma quando tornò tra i Grifondoro non volle dare spiegazioni.
Mentre ancora stavano mangiando, Prudentia Perspicilla si sedette spudoratamente al fianco di Sirius.
“Eri venuto a cercarmi, prima?” gli sussurrò in un orecchio, mentre i grandi occhiali sfioravano il volto del mago.
Sirius mantenne un espressione neutra, poi le rispose:
“Sì, volevo sapere come è andata la lezione di Antiche Rune.”
“Oh, bene. Avrei comunque bisogno di un aiuto con i compiti, se vuoi darmi una mano.”
“Anch’io devo studiare molto, in questi giorni.”
“Oh, che peccato.”
“E Lumacorno? Vi a dato anche lui molti compiti oggi?”
“No, solo un tema di cinquanta centimetri sugli ingredienti per una Pozione Restringente.”
“Bene, molto bene.” Sorrise compiaciuto Sirius.
“Non vuoi chiedermi altro?” chiese Prudentia, inclinando la testa.
“No, direi di no.”
La ragazza assunse un espressione delusa e si alzò, lasciando il tavolo dei Grifondoro.
Remus, James e Peter fissavano stupiti l’amico, il quale aveva ripreso a mangiare come se nulla fosse successo.
“Pensavo che non ti piacesse Prudentia.” Gli disse Remus.
“Che ti facesse orrore.” Aggiunse James.
“Infatti non mi piace.” Sentenziò tranquillo Sirius.
“Allora perché ti interessano i suoi compiti?” chiese James, con l’aria di chi proprio non riesce a capire.
“Sono solo stato gentile con una mia compagna di scuola: non capisco quale sia il problema.” Disse serenamente Sirius.
“Tu non sei mai gentile, a meno che non ti serva qualcosa.” Commentò James.
“Questo non è vero.” Ribatté Sirius, offeso.
La discussione continuò ancora per qualche minuto, senza che venissero fornite spiegazioni convincenti. Il passaggio di Lily distrasse James e, finalmente, l’argomento delle frequentazioni di Sirius decadde.
Capitolo 3: Dimostrazioni di Severia
Nei giorni seguenti, Remus Lupin fu piuttosto depresso: non soltanto la luna piena si avvicinava inesorabilmente, risvegliando i suoi impulsi animaleschi, ma i suoi migliori amici si comportavano in modo davvero strano e senza dare nessuna spiegazione: James e Peter stavano sempre insieme a parlare sottovoce e, quando lui si avvicinava, si zittivano in maniera sospetta; Sirius, invece, era sempre più inspiegabilmente interessato a Prudentia Perspicilla: chiacchierava con lei ogni volta che si incontravano e, anche se era e un po’ brusco e scostante, le domandava notizie sul suo andamento scolastico.
Remus aveva provato a domandare di nuovo scusa a James, pensando che fosse ancora arrabbiato per la storia della magia senza bacchetta, tuttavia il fatto non sembrava aver sortito effetti. Si sentiva escluso e, anche se era un trattamento a cui era in parte abituato, non se lo sarebbe mai aspettato dai suoi amici più cari.
Remus osservò la luna piena da una delle finestre della Stamberga Strillante, sfogando il suo istinto di lupo su tutto ciò che gli capitava a tiro. Fu una notte particolarmente debilitante e, la mattina successiva, Remus fu ricoverato in infermeria: il suo malumore peggiorava le condizioni fisiche, allungando anche i tempi di recupero.
Per tutto il giorno, Madama Chips non gli aveva permesso di ricevere visite e fu solo a sera inoltrata che James, sfruttando il Mantello dell’Invisibilità, riuscì ad eludere la sorveglianza e ad andarlo a trovare.
“Come ti senti, vecchio mio?”
“Stanco: se l’espresso di Hogwarts mi avesse investito, probabilmente starei molto meglio.”
La visita di James, però, gli aveva ridato un briciolo di buon umore: ai suoi amici importava ancora di lui.
“Ti porto i saluti di Sirius e Peter e queste.” Disse James, allungandogli un pacchetto di Cioccorane.
Remus le prese contento, ringraziando l’amico.
“Quando uscirai di qui?”
“Non lo so, ma credo che ci vorrà ancora qualche giorno.”
“Beh, non è un problema: ti aspetterò.”
“Mi aspetterai per che cosa?”
“Per dare la prima dimostrazione pubblica che sono in grado di fare incantesimi senza usare la bacchetta.”
Mentre l’espressione di James dimostrava puro compiacimento, quella di Remus era decisamente scettica.
“James, sei sicuro di quello che fai?”
“Tranquillo: ti farò rimangiare tutto quello che hai detto.”
James lasciò la stanza avvolto nel suo mantello e solo un debole scricchiolio della porta segnò il suo passaggio. Remus si mise a sgranocchiare qualche Cioccorana, mentre rifletteva sulle parole dell’amico: era davvero riuscito a fare un incantesimo senza usare a bacchetta? James era un tipo cocciuto e probabilmente si era allenato giorno e notte, tuttavia era solamente un mago di quattordici anni; James era intelligente e dotato, ma era necessario un mago veramente abile e potente per eseguire magie di quel tipo. Remus non sapeva cosa pensare: l’unica cosa che poteva fare era sbrigarsi a ritornare in forma e ad uscire dall’infermeria, poi avrebbe visto con i suoi occhi quello di cui era capace James.

La prima persona che accolse Remus, la sera successiva nella Sala Comune di Grifondoro, fu Lily Evans che gli chiese come si sentiva, esibendo un radioso sorriso; Remus rispose, leggermente imbarazzato, pensando a quanto quel sorriso sarebbe risultato gradito a James.
Trovò gli altri Malandrini seduti intorno ad un tavolo, impegnati con i compiti.
“Remus, bentornato!” lo salutò allegramente Sirius.
“Stai bene, amico?” chiese James.
“Sono contento che tu sia tornato.” Disse Peter, ridacchiando.
“Grazie, ragazzi: sto bene.” Rispose Remus, sedendosi accanto a loro.
All’improvviso, James si alzò e, schiarendosi rumorosamente la gola, attirò l’attenzione di tutta la Sala Comune:
“Posso avere tutta la vostra attenzione, Grifondoro?” esclamò, portandosi le mani ai fianchi. “Anche voi laggiù in fondo, per favore, avvicinatevi.”
Molti studenti incuriositi formarono un campanello intorno al tavolo. Remus era sorpreso, ma non quanto Sirius che era evidentemente meravigliato di non sapere che cosa stesse per combinare James.
“Ho voluto aspettare il ritorno del mio amico Remus per fare questa piccola esibizione: vi dimostrerò che sono in grado di effettuare un incantesimo senza ricorrere all’uso della bacchetta.”
James fece una pausa per godersi gli “Oh” di ammirazione che giungevano da ogni parte della stanza; cercò quindi Lily, la quale ricambiò il suo sguardo, scuotendo la testa con aria seccata. James non si diede per vinto e continuò:
“Dopo giorni e giorni di durissimo allenamento, di tentativi falliti e di amici che remavano contro, sono finalmente riuscito nel mio intento: semplicemente agitando la mano e pronunciando il giusto incantesimo, io farò sollevare questo libro.”
Così dicendo, indicò il libro di Pozioni appoggiato sul tavolino.
Remus era preoccupato: era sicuro che James non sarebbe riuscito nel suo intento e che avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutta la loro Casa; Sirius invece sembrava nervoso.
“Io scommetto cinque galeoni che non ce la fa!” gridò Jerry Trainer.
“Anch’io.” Si sentì urlare dal fondo della Sala.
“Io dico invece che ci riesce: lui è Potter!” esclamò convinto Matthew Lee.
James aspettò pazientemente che i compagni scommettessero su di lui: non disse niente e si limitò a guardare tutti con l’aria di chi sapeva quello che stava facendo. Spesso, si soffermava a guardare Lily, la quale sembrava concentrata nello studio, tuttavia ogni tanto sollevava lo sguardo, incuriosita da quello spettacolo.
Quando ritornò il silenzio e tutti ebbero gli occhi puntati su James e sul libro di Pozioni, il mago iniziò:
“Bene, se siamo tutti pronti…”
“Aspetta,” bisbigliò Remus all’amico. “Manca Peter!”
James non lo udì o lo ignorò perché non gli rispose e assunse un’espressione completamente concentrata. Il silenzio era teso: tutti stavano a guardare in attesa di quello che sarebbe successo. Dopo alcuni attimi che sembrarono infiniti, James alzò il braccio destro e pronunciò solennemente l’incantesimo:
Wingardium Leviosa!”
Se glielo avessero semplicemente raccontato, Remus non vi avrebbe mai creduto. Il libro di Pozioni si sollevò di circa un metro dal tavolino e cominciò a fluttuare nella stanza. Scoppiò un sonoro applauso e si levarono grida di ammirazione nei confronti di James.
Remus rimase senza fiato, allibito dalle capacità dell’amico; Sirius, dal canto suo, era rimasto silenzioso per tutto il tempo e, quando James abbassò il braccio e il libro cadde a terra, non si unì ai festeggiamenti.
James avanzò nella Sala, prendendosi pacche sulla schiena e complimenti, mentre i soldi delle scommesse passavano di mano in mano.
Remus vide Peter comparire dalla scala a chiocciola che portava al loro dormitorio e gli si avvicinò:
“Dove ti eri cacciato? Ti sei perso l’esibizione di James!”
“Ero, ehm, in bagno.” Rispose il mago, muovendo freneticamente i piccoli occhi.
Remus lo osservò incuriosito, non capendo che cosa preoccupasse l’amico.
“Non mi chiedi che cosa ha fatto James?” chiese Remus, stupito.
“Oh, certo.”
“Ha fatto una magia senza bacchetta: ha sollevato un libro.”
“Oh, certo.”
“Come certo? Tu sapevi che ne era capace?”
“Io, perché io?”
“Perché hai detto certo. Peter, che ti succede?”
In quel momento, James, comparso dal nulla, fece passare il suo braccio intorno alle spalle di Peter e lo tirò verso il centro della Sala.
“Su, Peter, vieni a festeggiare il mio successo.”
Remus rimase basito a guardarli: non sapeva più che cosa pensare.

“Beh, Sirius,” iniziò James, circa un’ora più tardi, quando quasi tutti gli studenti erano nei propri letti. “Direi che ho vinto la scommessa.”
I quattro Malandrini sedevano ancora intorno allo stesso tavolo: Remus, aiutato da Peter, ricopiava gli appunti delle lezioni perse durante la sua permanenza in infermeria; James sedeva tronfio del proprio successo, beandosi di quelle sensazioni; Sirius leggeva distrattamente il Manuale di Pozioni.
“Allora, non dici nulla, Sirius?” lo incalzò di nuovo James.
“Non avevi posto un limite di tempo: tu hai fatto la tua magia, ma io ho ancora tempo per mostrarti quello che so fare.” Reagì Sirius, con tono seccato.
“Certo, certo. Sono proprio curioso di vedere che cosa ti inventerai per riuscire a battermi.” Ridacchiò James.
“Ho già in mente qualcosa.”
“E, per caso, ha a che fare con Perspicilla?” chiese Remus, intromettendosi nella conversazione.
“Può darsi.” Rispose enigmatico l’altro.
“Hai intenzione di uscire con lei?” insistette Remus.
“No di certo.”
“E allora?”
“Non ho intenzione di svelare i miei piani, chiaro?”
Remus scosse la testa spazientito e si rimise a scrivere sulla sua pergamena.
Capitolo 4: Questione d'orgoglio di Severia
Sebbene Sirius si fosse sempre ritenuto un estraneo nella sua famiglia e ne disprezzasse apertamente gli ideali, aveva comunque ereditato alcune caratteristiche tipiche della nobile casata dei Black. Oltre alla bellezza seducente, Sirius possedeva, certamente, anche il peculiare orgoglio dei Black. Sì, Sirius era orgoglioso e, in quel momento, il suo orgoglio era profondamente ferito: il suo migliore amico aveva tramato alle sue spalle, si era allenato senza dirgli quello che aveva in mente ed era riuscito in un’impresa dannatamente eccezionale. Ora, pensando alla scommessa, egli si trovava in una condizione di forte svantaggio: non aveva ancora un piano preciso, ma solo un’idea piuttosto vaga. Non poteva più indugiare: era arrivato il momento di agire, di provare quello che aveva in mente; se la sua intuizione si fosse rivelata un buco nell’acqua, avrebbe dovuto pensare immediatamente ad una contromossa: l’orgoglio dei Black non contemplava la sconfitta.
Per prima cosa, doveva procurarsi della Pozione Soporifera.

Quel pomeriggio, Sirius Black arrivò in ritardo alla lezione di Trasfigurazione e si vide togliere dieci punti dalla Professoressa McGranitt. Il suo orgoglio non gradì la punizione, in compenso aveva portato a termine la prima parte del suo piano: durante la pausa pranzo, dopo aver mandato giù qualcosa in fretta, era andato nel laboratorio di Pozioni ed aveva preparato la Pozione Soporifera; poi, tramite gufo, aveva mandato un messaggio a Prudentia Perspicilla: “Ti aspetto questa sera all’ora di cena nella Torre di Astronomia”. Sirius era certo che la ragazza non avrebbe rifiutato il suo invito e si sarebbe presentata puntuale all’appuntamento.
La parte più difficile del suo piano consisteva nel depistare i suoi amici ed eludere le loro richieste di spiegazioni.
“Perché sei arrivato in ritardo alla lezione?”
“Dove sei stato durante la pausa pranzo?”
“Perché non vuoi rispondere?”
Fu letteralmente assalito di domande e le sue risposte evasive non furono soddisfacenti.
Ben presto, però, James fu distratto da un nutrito gruppo di persone che gli domandava se fosse vero che era in grado di compiere magie senza ricorrere alla bacchetta: partendo dalla Torre di Grifondoro, la voce si era diffusa in fretta in tutto il castello; James rimase lì a pavoneggiarsi, con Remus e Peter che raccontavano come si erano svolti i fatti. Sirius si allontanò disgustato e, per il resto del pomeriggio, non aprì bocca.
Sirius venne comunque a sapere che James aveva promesso una nuova esibizione, quella sera: aveva invitato alcuni compagni di altre case davanti al bagno del quinto piano, per mostrare loro di che cosa era capace.
“Naturalmente, sei invitato anche tu, Sirius.” Gli disse James, con un sorrisetto.
“Stasera, ho altro da fare.” Replicò acido l’altro.

All’ora di cena, Sirius si avviò verso la torre più alta del castello; portava con sé un cestino nel quale aveva messo un certo numero di tramezzini e un bel po’ di dolcetti, che si era procurato nelle cucine; per evitare che quell’appuntamento durasse più di quanto fosse necessario, il mago aveva farcito tutto con una leggera dose di Pozione Soporifera: non voleva che Prudentia si addormentasse prima di avergli rivelato il suo segreto, tuttavia non voleva neppure trascorrere tutta la serata in sua compagnia; in un tovagliolo, erano incartati alcuni tramezzini non contaminati che avrebbe mangiato lui stesso: non aveva intenzione di morire di fame.
Quando arrivò in cima alle scale, spinse la porta, che si aprì con un sinistro cigolio. Nel buio, Sirius riconobbe la figura di Prudentia che lo guardava attraverso le enormi lenti cerchiate di blu.
“Ti stavo spettando.” Disse lei con tono soave.
Si era sciolta i capelli e il suo viso, o almeno la parte che non era coperta dagli occhiali, presentava leggere tracce di trucco.
“Scusa per il ritardo.” Sirius si sforzava di essere gentile ed educato: in fondo le aveva dato lui stesso quell’appuntamento e si rendeva conto di averla illusa.
“Oh, hai portato da mangiare.” Constatò la ragazza, felice.
“Sì, pensavo che si potrebbe fare una specie di pic-nic.”
“È una cosa romantica.”
“Trovi?”
Prudentia mosse la testa per dire di sì e si strinse nel mantello: la serata era piuttosto fredda.
“Se hai freddo, possiamo scendere.”
La ragazza ci pensò per qualche momento, poi acconsentì.

Mentre assaggiava un tramezzino, Prudentia cominciò:
“Sirius, a te cosa piace fare? Ti piace il Quidditch?”
“Ti prego, non parliamo di me: tu sai già tutto, invece io non so niente di te.” Esclamò subito il mago, ignorando completamente la domanda della ragazza.
Prudentia arrossì e chiese:
“Che cosa vuoi sapere?”
“Beh, vediamo: io so che sei una strega intelligente, altrimenti non saresti stata smistata a Corvonero.”
“Beh, sì: ho i voti più alti della mia classe.” Affermò Prudentia, senza falsa modestia.
“E so anche che frequenti molti corsi.” Continuò Sirius.
“Tutti!”
“Io so anche che hai un segreto.” Affermò con sicurezza il mago.
“Un segreto?” domandò la ragazza stupita.
“Sì, un segreto.” Insistette Sirius.
“Io? Io non ho nessun segreto.” Ribatté Prudentia, mantenendo un tono comunque dolce.
“Sì, ne sono sicuro, altrimenti non riusciresti a seguire tutti i corsi: alcuni sono contemporanei.”
“Oh, ma cosa dici.” Disse la strega, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio. “Perdonami, forse sono un po’ stanca.”
Sirius capì che doveva fare in fretta, se voleva scoprire il mistero di quella strana ragazza prima che si addormentasse.
“Ne sono certo: mi sono informato.” Riprese con tono serio.
Prudentia si accorse del cambiamento di tono e, preoccupata di rovinare il suo appuntamento, rispose:
“Forse, un segreto ce l’ho, ma proprio perché è un segreto non te lo posso svelare. Non vuoi sapere nient’altro su di me?”
“Se vogliamo essere amici non ci devono essere segreti tra di noi: tu vuoi essere mia amica, Prudentia?”
“Certo che voglio e magari anche qualche cosa in più.”
Sirius sperò ardentemente che la ragazza non avesse notato l’espressione di orrore che si era dipinta sul suo volto; in effetti, Prudentia non se ne accorse perché era troppo impegnata a reprimere l’ennesimo sbadiglio.
“Allora, se sei mia amica, dimmi come fai ad essere in due posti contemporaneamente.”
“Oh, che cosa stupida: non si può essere in due posti contemporaneamente.”
“Ma tu ci riesci.”
“Ascolta, Sirius: il Professor Vitious mi ha fatto giurare di non dire niente a nessuno. Mi capisci?”
“Sì, certo, capisco. Comunque si è fatto tardi.” Affermò Sirius, alzandosi.
“No, ti prego.” Disse Prudentia, trattenendolo per la manica. “Resta ancora un po’.”
“Per quale motivo?”
“Ci sono ancora tante cose di cui possiamo parlare.”
“Tu però non sei sincera con me.”
“Sì, sono sincera: ti ho detto che ho un segreto, ma che non posso rivelartelo.”
Sirius rimase a guardarla, non sapendo cosa fare: temeva che, insistendo, avrebbe fatto insospettire la ragazza, eppure voleva conoscere a tutti i costi il suo segreto, soprattutto ora che aveva ammesso di averne uno. Il suo sguardo dovette essere molto intenso perché Prudentia abbassò il suo e disse:
“E va bene, ma devi promettermi di non dirlo a nessuno, ok? A nessuno, nemmeno ai tuoi amici.”
“A nessuno, te lo prometto.” Rispose Sirius, eccitato. “Allora come fai ad essere in due posti contemporaneamente?”
“È complicato da spiegare.”
“Abbiamo tutto il tempo.” Affermò Sirius, improvvisamente pentito di aver utilizzato la Pozione Soporifera.
“All’inizio dell’anno, il professor Vitious mi ha dato questo.” Così dicendo, Prudentia sfilò da sotto la divisa una lunga catenella d’oro dalla quale pendeva quella che sembrava essere una clessidra. “È una GiraTempo: serve per andare indietro nel tempo; in questo modo, ho delle ore in più e riesco a frequentare due lezioni contemporaneamente.”
“Wow.” Fece Sirius, che era rimasto senza parole.
“Ci sono volute un sacco di autorizzazioni per averla, ma era l’unico modo per poter seguire tutti i corsi.”
“Wow.” Ripeté Sirius, ancora basito.
“Hai giurato di non dirlo a nessuno.”
“Certo, non ti preoccupare.” La rassicurò Sirius, con uno sguardo decisamente eccitato. “Perché non mangi un altro dolcetto?”

Tre dolcetti dopo, Prudentia Perspicilla dormiva saporitamente. Con molta cautela, Sirius le sfilò la catenella dal collo, impossessandosi della GiraTempo; se la nascose in tasca, poi cercò di svegliare Prudentia.
Sostenne la ragazza mezza addormentata fino alla Sala Comune di Corvonero, dove l’affidò ad una sua compagna, consigliandole di portarla subito a letto.
Gongolante, Sirius tornò alla Torre di Grifondoro.
Capitolo 5: Confronti e bugie di Severia
CAPITOLO 5: Confronti e bugie

Quando attraversò il ritratto della Signora Grassa, Sirius fu colpito subito dalla confusione che regnava nella Sala: tutti gli studenti erano raccolti intorno ad una poltrona e vociavano allegri. Sirius notò a malincuore che sulla poltrona era seduto James: aveva completamente dimenticato la nuova esibizione che avrebbe dovuto tenere l’amico.
Sirius decise di sgattaiolare nel dormitorio senza dare nell’occhio, tuttavia fu intercettato a metà strada da Remus:
“Ehi, Sirius, dove sei stato stasera? Non c’eri a cena.”
“Avevo da fare.” Rispose Sirius evasivo, nel vano tentativo di non fornire troppe spiegazioni.
“Non hai cenato?”
“Sì, sì.”
“Ti sei perso la nuova esibizione di James: è stato bravo.”
“Ne sono entusiasta.” Replicò Sirius, con tono decisamente ironico.
“Oh, su non prendertela per la scommessa.” Cercò di consolarlo il Licantropo. “Non vuoi sapere cosa ha fatto?”
“Veramente no, ma sono sicuro che tu me lo dirai lo stesso.”
“Ha aperto la porta del bagno con un Alohomora. È un incantesimo più complesso rispetto a quello dell’altra volta.” Raccontò Remus eccitato, imitando il gesto compiuto dall’amico.
“Straordinario.” Commentò sarcastico Sirius; cercò, quindi, di superare l’amico per andare a studiare il suo giocattolo nuovo, ma fu bloccato da Peter:
“Ciao, Sirius, dove sei stato stasera?”
“Sono fatti miei: possibile che vi debba rendere conto di tutto?”
“Non prendertela con Peter se sei arrabbiato perché James sta vincendo la scommessa.” Intervenne Remus. “E tu dov’eri, Peter? Nemmeno tu c’eri per l’esibizione di James.”
“Beh, io avevo capito che l’appuntamento era davanti al bagno del terzo piano: sono rimasto lì un’ora ad aspettarvi.” Si giustificò il mago, gesticolando imbarazzato.
“Per Merlino, Peter: è la seconda volta che ti perdi l’esibizione di James.”
“Mi spiace, Remus.”
Mentre i due amici continuavano a parlare, Sirius ne approfittò per ritirarsi nel dormitorio. Si sedette sul suo letto e tirò le pesanti tende di velluto, perché a nessuno venisse in mente di disturbarlo. Finalmente poté esaminare con più attenzione la GiraTempo: la piccola clessidra luccicava appesa alla lunga catena d’oro. Sirius non sapeva come farla funzionare e neppure come sfruttare al meglio quel potere: ora, poteva tornare indietro nel tempo, ma come poteva vincere la scommessa? Come poteva dimostrare a James e agli altri quello di cui era capace, senza dir loro di aver rubato la GiraTempo? E come avrebbe reagito Prudentia la mattina dopo, quando si sarebbe accorta di aver perso il suo prezioso strumento?
Sirius avrebbe avuto modo di scoprirlo presto.

“Sirius, posso parlarti?”
Prudentia Perspicilla si era avvicinata a Sirius durante la colazione e appariva piuttosto tesa e nervosa.
“Chissà cosa le ha fatto Sirius: Perspicilla sembrava stravolta.” Commentò Remus, mentre i due si spostavano per discutere, lontani da orecchie indiscrete.
“Intanto, volevo chiederti scusa per essermi addormentata ieri sera: ho rovinato il nostro appuntamento.” Disse la ragazza, tormentandosi le mani e tenendo lo sguardo basso.
“Non preoccuparti: è normale che tu sia così stanca visto il numero di lezioni che frequenti.” Rispose Sirius, tranquillamente.
“Ecco, appunto. Stamattina è successa una cosa.”
“Che cosa?”
“Quando mi sono svegliata, stamattina, mi sono accorta di non avere più … quella cosa.”
“Quale cosa?”
“Quella che ti ho fatto vedere ieri sera, il mio segreto.”
“Ah, quella specie di clessidra? Come si chiama?”
“Shhh, non ci deve sentire nessuno.”
“Ok, scusa. Dicevi che l’hai persa?”
“Sì, non la trovo da nessuna parte; sono persino tornata sulla Torre di Astronomia per controllare che non mi fosse caduta ieri sera, ma non c’era niente. Tu l’hai vista?”
“No, dopo che me l’hai mostrata, te la sei rimessa al collo e io non l’ho più vista.”
Sirius, orgoglioso del modo in cui riusciva a mentire, si ritrovò a fronteggiare uno scoppio improvviso di lacrime da parte della strega che aveva di fronte.
“Suvvia, Pru, non piangere.” Le disse, battendole piano una mano su una spalla.
Prudentia ne approfittò e si impossessò della spalla di Sirius per continuare il suo pianto.
Sirius si bloccò imbarazzato senza sapere cosa fare: se qualcuno li avesse visti insieme, la sua reputazione sarebbe stata compromessa per sempre. La strega si rialzò e guardò il giovane mago attraverso le lenti appannate e bagnate dei suoi occhiali.
“E se qualcuno me l’avesse rubata?”
“E chi? C’eravamo solo io e te, ieri sera, sulla Torre.”
Prudentia tacque per qualche istante.
“Pru, non penserai che io abbia…”
“No, no assolutamente, Sirius. Solo che non so proprio come fare ora: se dico a Vitious che ho perso la GiraTempo, mi caccerà dalla scuola.”
“E tu non dirglielo.”
“Come faccio a seguire i corsi?”
“Ne seguirai un po’ meno; vedrai che presto ritroverai la GiraTempo.”
“Oh, lo spero.”
“Senti, ma com’è che funzionava?”
“Perché?”
“Per curiosità: ieri sera, non mi hai spiegato molto bene.”
“Beh, basta fare girare la clessidra: ogni giro corrisponde ad un’ora. In pratica, ti sdoppi: l’io del passato fa esattamente quello che hai fatto tu e tu puoi fare altro, nel frattempo. Mi sono spiegata?”
“Più o meno. Comunque, ora è meglio andare o faremo tardi a lezione.”
“E a quale vado io? A Cura delle Creature Magiche o ad Antiche Rune?”
“Quale ti piace di più?”

Sirius lasciò Prudentia ancora sconvolta e indecisa su quale lezione seguire quella mattina: doveva sbrigarsi a vincere la scommessa con James, così avrebbe potuto restituire la GiraTempo alla strega. Aveva una vaga idea di come utilizzare il suo nuovo potere, ma aveva anche qualche perplessità sui rischi che poteva correre, viaggiando nel tempo.
Il mago era completamente assorto nei suoi pensieri, quando fu raggiunto dagli amici.
“Cosa voleva Prudentia?” gli domandò Remus, distraendolo dai suoi ragionamenti.
“Niente: solo parlare.”
“Mi sa che si è presa una bella cotta per te.” Sentenziò Peter, ridacchiando.
“Siamo solo amici.”
“Ma se dicevi che ti faceva orrore.”
“È bruttina, è vero, però siamo amici.”
“Ma..”
“Allora, Sirius, ti arrendi?” chiese James interrompendo il battibecco tra i due amici.
“Assolutamente no.” Replicò Sirius con estrema convinzione. “In un paio di giorni, sarò in grado di mostrarti il mio nuovo potere.”
“Ah, sì? E quale sarebbe? Riuscirai a far diventare splendida la tua nuova amica?” James scoppiò in una sonora risata, seguito a ruota da Peter.
“Arrenditi Sirius, abbiamo già vinto.” Affermò Peter, senza smettere di ridere.
Abbiamo chi? Tu, Peter non hai vinto proprio niente. E poi ve lo ripeto: tra un paio di giorni vi mostrerò anch’io quello che so fare.”
“Cosa? Trasfigurare una ranocchia in una principessa?” chiese irriverente James.
Fu difficile per Sirius far tacere l’orgoglio dei Black, ma si rendeva conto che non valeva la pena continuare a discutere con James, perché doveva assolutamente mettere a punto il suo piano.
“Ehi, guarda: quello è Potter, quello che sa fare magie senza bacchetta.” Affermò uno studente di Tassorosso, additando James ad un compagno.
“Amico, ci fai vedere cosa sai fare?” chiese quest’ultimo a James.
“Calma, ragazzi: so che siete ansiosi di vedermi in azione, ma questi incantesimi richiedono molte energie e non possono essere fatti in ogni momento.” Rispose compiaciuto James.
I due studenti di Tassorosso si allontanarono delusi, mentre James faceva notare agli amici quanto ormai fosse diventato popolare.
“Tu eri già molto popolare, James.” Commentò Peter.
“Sì, ma tra poco anche la Evans cadrà ai miei piedi.”
Sirius, disturbato da quella scena, ne approfittò per sgattaiolare in aula.
Solitamente, molti studenti sfruttavano l’ora di Storia della Magia per schiacciare un pisolino e tra questi c’era anche Sirius: quel giorno, però, il mago era concentratissimo nel mettere a punto il suo piano; presto avrebbe dimostrato a James che non era il solo capace di compiere imprese straordinarie e di attirare l’attenzione dei compagni.
Capitolo 6: Momenti di gloria per Sirius Black di Severia
CAPITOLO 6: Momenti di gloria per Sirius Black

Peter Minus era fortemente convinto che James avesse la vittoria in tasca, per quanto riguardava la scommessa: Sirius non avrebbe potuto competere in nessun modo; ora, doveva pensare alla sua ricompensa: in effetti, non aveva ancora parlato con James di questo dettaglio.
Peter si diresse verso il ritratto della Signora Grassa, ancora preso nelle sue meditazioni; nello stesso momento, dall’altra parte del ritratto, un altro Grifondoro aveva la mente impegnata altrove; i due non poterono fare altro che scontrarsi.
“Per tutti gli Ippogrifi!”
“Peter, sei tu? Ma guarda dove vai!”
“Scusami, Sirius: stavo pensando.”
“Ah, ecco!”
Peter aiutò l’amico a raccogliere da terra un libro decisamente voluminoso.
Manuale Avanzato di Divinazione: da quando studi Divinazione?”
“Non la studio, ma mi ci sento portato.”
“E da quando?” intervenne ridacchiando Remus, che aveva assistito allo scontro dei due amici ed era andato loro incontro.
“Già da un po’” rispose Sirius, seccato dall’intromissione del Licantropo.
Remus lo guardò di traverso: Sirius Black aveva sempre disprezzato la Divinazione, ritenendola una disciplina per sciocchi creduloni.
“È inutile che mi guardi così, Remus: la Divinazione è una materia molto seria e io sento di avere delle doti inespresse, in questo campo.”
“Così è questo il tuo nuovo potere con cui speri di batterci?” lo incalzò Peter.
Batterci? Ti ricordo, Peter, che tu sei il giudice! Comunque, sì: batterò James, dimostrando di poter prevedere il futuro.”
Peter e Remus scoppiarono a ridere nello stesso momento; Sirius non sentì i loro commenti ironici, perché si avviò verso la scala a chiocciola, con il suo libro sotto braccio.

L’occasione propizia, per mettere in pratica il piano, si presentò a Sirius due pomeriggi dopo: durante una lezione di Pozioni, mentre James si vantava sottovoce della nuova magia senza bacchetta, compiuta la sera precedente, il professor Lumacorno rovesciò inavvertitamente dell’Essenza di Elleboro nel calderone di Tim Todt, causando una piccola esplosione, una spessa coltre di fumo nero e una conseguente evacuazione della classe.
Il professor Lumacorno era un insegnante preciso e meticoloso ed anche gli studenti più grandi non ricordavano di avergli mai visto commettere un errore: per questo motivo, la notizia avrebbe fatto molto scalpore.
Una volta uscito dall’aula inquinata, Sirius si assicurò di riuscire a respirare e si defilò, raggiungendo il bagno. Qui, estrasse la GiraTempo che teneva nella tasca della divisa, se la mise intorno al collo e la fece girare per due volte. La vista gli si annebbiò e tutto ciò che lo circondava prese a girare rapidamente. Quando finalmente sentì di nuovo i piedi ben saldi a terra, aprì gli occhi e si guardò intorno: si trovava ai piedi della scalinata che portava alla Torre di Astronomia; udì delle voci che si avvicinavano e si nascose dietro ad un’armatura: vide se stesso accompagnare Prudentia Perspicilla verso la Torre, mentre questa continuava a lamentarsi per la perdita della sua preziosa GiraTempo. Sirius Black aveva avuto poco tempo per pianificare le sue mosse, ma, fortunatamente, era riuscito a ritornare proprio nel momento giusto: il suo io passato sarebbe rimasto all’incirca un’ora nella Torre con Prudentia, impegnato più a consolare la ragazza che a cercare la GiraTempo; i suoi amici, invece, erano in Sala Grande a pranzare.
Appena ebbe sentito la porta della torre richiudersi, Sirius uscì dal suo nascondiglio e si diresse velocemente verso la Sala Grande: il cuore gli batteva all’impazzata e, per un momento, si chiese se fosse davvero il caso di correre così tanti rischi per una scommessa; il suo orgoglio rispose prepotentemente, mettendo a tacere subito i suoi dubbi.

“E tu cosa ci fai qui?” chiese Remus stupito. “Non dovevi essere con Prudentia?”
“Già, dove hai lasciato al tua ragazza?” aggiunse Peter, sogghignando.
“Prudentia non è la mia ragazza.” Rispose seccato Sirius. “Infatti, ora sono qui e non con lei.”
“Dai, amico, sei tutto rosso e sudato: dovresti calmarti.” affermò James, sorridendo.
“Non posso calmarmi: ho avuto una premonizione!” sentenziò Sirius, alzando un poco la voce per farsi sentire anche dagli altri studenti che sedevano al tavolo di Grifondoro.
Molte teste si girarono a guardare il mago, ancora in piedi.
“Per Merlino, ci mancava solo questa!” esclamò Remus, scuotendo la testa.
“Pensala come vuoi, Remus, però io so che oggi a Pozioni succederà un incidente.”
Altri studenti di Grifondoro si interessarono alla novità e smisero di mangiare.
“Che tipo di incidente?” chiese Peter, che sembrava spaventato.
“Holly Spencer fonderà un altro calderone? Lo fa praticamente una lezione sì e una no: non è una gran premonizione, Sirius!” lo canzonò James.
“No, non c’entra Holly.” Sirius fece una pausa ad effetto. “Sarà Lumacorno a commettere un errore e a far esplodere una pozione.” Aggiunse, abbassando la voce.
“Che cosa ha detto?” fece qualcuno che non era riuscito a sentire bene.
“Dice che Lumacorno oggi farà esplodere una pozione e succederà un incidente.” Spiegò uno studente.
“L’hai sparata grossa, Sirius.” Disse James che non riusciva a capire se l’amico fosse davvero convinto di quel che diceva.
“So quel che dico.”
“Fai sul serio?” domandò Remus, diffidente.
Lo sguardo dell’amico lo preoccupò: sembrava davvero certo della propria premonizione.
“Lo vedrai tu stesso, oggi a lezione, Remus.” Sentenziò Sirius. “Ora, torno a vedere che cosa sta combinando Prudentia. Ci vediamo a lezione.”
Sirius uscì dalla Sala Grande e andò a nascondersi in bagno: doveva aspettare più di un’ora perché ciò che aveva predetto si avverasse e il tempo riprendesse a scorrere normalmente.
La sua unica paura era che il Sirius del passato si tradisse in qualche modo o non sapesse rispondere a tono, se qualche studente gli avesse chiesto spiegazioni sulla sua profezia.
L’attesa fu snervante: chiuso in quel bagno, Sirius si sentiva in trappola e non poteva nemmeno verificare se gli eventi si stavano svolgendo come lui li conosceva. Aveva cambiato il futuro tornando indietro nel tempo? L’altro Sirius si era tradito o rischiava di impazzire perché non ricordava di avere fatto la premonizione?
Sirius camminò avanti indietro, compì qualche incantesimo, mentre il tempo non si decideva a passare. Finalmente, sentì in lontananza una certa confusione: si nascose meglio e aspettò; dopo un minuto, si vide entrare nel bagno ed estrarre la GiraTempo.
Col cuore che batteva forte, Sirius uscì dal bagno e ritornò nel corridoio, dove il professor Lumacorno si stava scusando con i propri studenti; quando si fu accertato che tutti stessero bene, ognuno fece ritorno alla propria Sala comune.

Il brusio nella Torre di Grifondoro cresceva man mano di volume: la notizia che Lumacorno avesse fatto esplodere un calderone, durante la lezione con gli studenti del quarto anno, aveva già fatto il giro della scuola. Non si parlava, però, solo di quello: il fatto che, con più di un’ora di anticipo, Sirius Black avesse previsto esattamente quello che sarebbe accaduto era ormai sulla bocca di tutti.
Quando il mago in questione fece il suo ingresso nella Sala Comune, tutti si voltarono a guardarlo, con un misto di curiosità, timore e ammirazione, come si trattasse di Mago Merlino in persona.
Sirius si sentì gli occhi di tutti puntati addosso e deglutì a fatica: non sapeva come fossero andate le cose e se il suo piano avesse avuto pieno successo; temeva di essere scoperto e, per qualche istante, rimase teso e in silenzio ad aspettare una reazione da parte dei suoi compagni.
“Come hai fatto?” sbottò Matthew Lee.
Sirius non disse nulla, incerto su quale linea seguire.
“È vero che hai predetto l’errore di Lumacorno ?” chiese un mago piuttosto basso che probabilmente frequentava il primo anno. Il bambino guardava Sirius con gli occhi spalancati, carichi di ammirazione, eppure Sirius continuava a tacere.
“Come facevi a saperlo?” domandò un altro.
Sirius Black trasse un profondo respiro poi, con un sguardo colmo di soddisfazione e con un largo sorriso, spiegò:
“Come ho già detto, ho avuto una premonizione e ho voluto mettervene a conoscenza, in modo che foste preparati al pericolo.”
“Wow!” fece Jerry Trainer e molti altri lo imitarono.
“Come è stata la premonizione? Hai sentito una voce che ti parlava?” chiese uno degli studenti dell’ultimo anno, evidentemente molto interessato al fatto.
“No, ho visto con i miei occhi quello che accadeva; è stato come essere lì, in quel momento, e assistere alla scena.” Chiarì Sirius, compiaciuto.
“Ti era già successo prima?”
“Sì, un paio di volte; tuttavia non avevo mai capito bene di che cosa si trattasse.”
“Pensi che potresti prevedere le domande degli esami di fine anno?” chiese Morgan Stewart, uno studente del quinto anno, evidentemente già preoccupato per i G.U.F.O.
“Non lo so: non sono ancora in grado di controllare le mie premonizioni; vengono quando meno me lo aspetto.”
Sirius Black gongolava felice, godendosi i commenti e i complimenti dei suoi compagni; ciò che lo rendeva ancora più felice era la faccia scura di James che, appartato in un angolo con Peter, lo osservava di traverso. Sirius non resistette a lungo alla tentazione di provocare l’amico e gli si avvicinò sornione.
“Dimmi la verità, James: non te lo aspettavi vero? Pensavi di aver già vinto, eh?”
“Dilla tu la verità: come hai fatto?” sbottò James, evidentemente seccato.
“È il mio dono; perché ti arrabbi?”
“Sono sicuro che hai imbrogliato, in qualche modo! Tu non hai mai avuto premonizioni!”
“Questo lo dici tu! È un potere che ho scoperto da poco.”
“È un imbroglio che hai progettato da poco.”
I due amici continuarono a battibeccare, fino a quando non arrivò vicino a loro Remus.
“Bene, signor giudice.” Sentenziò Sirius, smettendo di parlare con James. “Quando ci dirà il vincitore della scommessa?”
“Per me, dovrebbe vincere comunque James!” affermò con convinzione Peter.
“Cosa ti ha promesso James, se lo fai vincere? È dall’inizio che fai il tifo per lui.” proruppe Sirius, arrabbiato.
“Non gli ho promesso nulla: riconosce semplicemente che io sono più bravo di te! In fondo, io ho fatto molte magie senza la bacchetta, mentre tu hai fatto una sola misera previsione!”
“Misera?! Io ho predetto un errore di Lumacorno! Tu invece fai degli incantesimi che sarebbe in grado di eseguire anche un bambino.”
“Ehi, ragazzi, basta così: il giudice sono io e non ho ancora preso una decisione.” Affermò Remus, che temeva che i due amici arrivassero a cruciarsi a vicenda.
“E quando pensi di decidere?” chiesero all’unisono James e Sirius.
“Non lo so: ho bisogno di un paio di giorni per verificare alcune cose”
“Non c’è nulla da verificare: hai visto di cosa siamo capaci. Ora, decidi.” Asserì James.
“Devo prima verificare alcune cose.” Si ripeté Remus, sbuffando. “Portate pazienza.”
Capitolo 7: La verità viene a galla di Severia
CAPITOLO 7: La verità viene a galla

Quando l’influsso della luna non risvegliava i suoi istinti animaleschi, Remus Lupin era una persona equilibrata e razionale; per questo motivo, non riusciva ad accettare ciò che stava succedendo in quei giorni, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts: incantesimi senza bacchetta e strane previsioni del futuro non potevano, di certo, essere classificate come eventi normali e consueti.
Da una settimana, infatti, James Potter e Sirius Black si sfidavano senza esclusione di colpi, dando prova delle loro nuove capacità e attirando l’attenzione di tutti gli studenti che patteggiavano ora per l’uno, ora per l’altro.
Giovedì, James era riuscito perfino a schiantare un proprio compagno senza bisogno, non solo di usare la bacchetta, ma anche di pronunciare l’incantesimo: questo successo aveva fatto innalzare parecchio le sue quotazioni per la vittoria della scommessa.
Sirius, però, non era rimasto a guardare e aveva iniziato a predire una serie di eventi, cominciando da una clamorosa lite in Sala Grande e la conseguente rottura tra Michel Shoes e Cornelia Backs, due Capo Scuola, ritenuti da anni una coppia inseparabile. Se la previsione della visita a scuola del Primo Ministro non aveva suscitato tanto stupore, Sirius Black venne considerato alla stregua della mitica Cassandra, quando avvertì i compagni di un’imminente prova a sorpresa della professoressa McGranitt.
Remus Lupin osservava ogni cosa con attenzione e occhio critico: per quanto volesse bene ai due amici e li considerasse entrambi maghi dalle grandi capacità, riteneva che si fossero spinti davvero oltre il limite, che i loro successi avessero sicuramente una spiegazione logica e si basassero su un imbroglio.
Aveva chiesto tempo, prima di decidere a chi assegnare la vittoria: voleva assolutamente capire quale stratagemma avessero ideato i due compagni e smascherarli. Non era riuscito a comprendere come Sirius fosse in grado di prevedere il futuro, tuttavia aveva una idea piuttosto precisa di come James potesse compiere i suoi incantesimi. Il problema, ora, era decidere come smascherarlo.

“James, ti posso parlare?” chiese Remus all’amico, una sera, mentre entrambi erano nella Sala Comune dei Grifondoro.
“Cosa c’è? Hai finalmente deciso di assegnarmi la vittoria?” fece James, sorridendo.
Remus lo prese per un braccio e lo trascinò in un angolo più tranquillo.
“Credo di aver capito come fai a compiere le tue magie senza bacchetta.” Sentenziò il Licantropo, con aria stanca.
“Sono bravo, tutto qui.” Rispose l’altro.
“No, non credo: penso piuttosto che Peter ti dia una mano.”
“Peter non c’è mai quando faccio i miei incantesimi.”
“Esatto, perché lui sta sotto al tuo Mantello.”
Remus aveva incrociato le braccia e guardava l’amico con severità, eppure James non diede segno di cedimento.
“Ho ragione?” domandò Remus, vedendo che l’amico non rispondeva.
“Assolutamente no. Per Merlino, Remus: proprio non puoi accettare che io sia in grado di fare questo genere di magia? E poi come fai a darmi dell’imbroglione, senza nemmeno avere delle prove?”
James aveva assunto un espressione affranta, come se fosse profondamente ferito dalle accuse dell’amico. Remus aprì la bocca per controbattere, ma non riuscì a dire nulla di fronte allo sguardo di James; quest’ultimo si voltò e si allontanò, lasciando l’altro mago a riflettere sul da farsi.
Come poteva dimostrare l’inganno di James? Doveva smascherarlo davanti a tutta la scuola, perché smettesse di pavoneggiarsi e di prendere in giro tutti quanti?

Mentre James e Peter cercavano di trovare una soluzione per sviare i sospetti di Remus, anche Sirius aveva alcuni problemi da risolvere: per riferire l’ultima previsione, aveva corso seriamente il rischio di essere scoperto dalla professoressa McGranitt e se l’era cavata solamente grazie al suo sangue freddo e alla sua inventiva; inoltre, gli insegnanti si erano accorti che, negli ultimi giorni, Prudentia aveva saltato molte lezioni e cominciavano a chiedere spiegazioni: la ragazza insisteva sul fatto di non sentirsi troppo bene in quel periodo e, grazie anche al viso pallido e teso, la scusa reggeva. Prudentia, però, era sempre più disperata e si rivolgeva spesso a Sirius in cerca di consolazione: il mago faceva del suo meglio, ma si rendeva conto di dover restituire al più presto la GiraTempo alla strega, se non voleva essere scoperto. Quando Remus si fosse deciso a dichiararlo vincitore della scommessa, avrebbe riconsegnato la GiraTempo e ogni cosa sarebbe ritornata alla normalità. Anche i suoi sensi di colpa nei confronti di Prudentia si sarebbero calmati: stava prendendo in giro una brava ragazza che proprio non se lo meritava perché, quando non gli faceva la corte spudoratamente e non si metteva a piangere, sapeva essere anche piacevole e simpatica.

Era stato solo per puro caso che Remus fosse venuto a conoscenza del piano di James: aveva sentito uno studente del primo anno domandare ad un Prefetto che cosa fosse la pozione Polisucco e, nello stesso discorso era stato nominato James Potter; quel nome aveva attirato l’attenzione di Remus, che aveva quindi parlato col ragazzino, che si chiamava Danny Hart. Remus aveva scoperto così che James aveva pagato Danny per assumere, quando sarebbe stato il momento, la pozione Polisucco, rubata probabilmente dalle scorte di Lumacorno.
Remus aveva deciso di non intervenire subito, per non insospettire James e Peter; aveva dato un Galeone d’oro al maghetto, perché gli riferisse il momento in cui avrebbe assunto la pozione, e si era messo ad aspettare.
Non c’era voluto molto tempo: il pomeriggio successivo, appena finito di pranzare, Denny lo informò che avrebbe dovuto incontrare Potter, subito dopo la fine delle lezioni.
James aveva dato appuntamento ad alcuni studenti, nel corridoio del quinto piano: avrebbe duellato con ciascuno di loro, senza usare la bacchetta.
Remus, in un primo tempo, aveva pensato di bloccare Danny, impedendogli di presentarsi sul luogo convenuto con le sembianze di Peter Minus; poi aveva deciso che sarebbe stato molto più semplice impadronirsi del Mantello, prima che lo facesse Peter.
Quando un secondo Peter Minus fece capolino nel corridoio del quinto piano, cercando di attirare discretamente l’attenzione di James, quest’ultimo impallidì vistosamente.
“Perché ci sono due maghi identici?” aveva domandato uno studente di Tassorosso.
Tutti si erano voltati a guardare, ma Peter si era già nascosto dietro ad una statua.
“Io non mi sento molto bene: forse, è meglio rimandare la dimostrazione.” Aveva balbettato James, improvvisamente agitato.
“Suvvia, James: un mago con le tue doti non si farà battere da un po’ di mal di testa.” Aveva esclamato subito Remus, ridacchiando. Il coro di approvazione, che era seguito alle parole di Remus, mise in seria difficoltà James. Il mago tentò di nuovo di tirarsi indietro, tuttavia gli altri studenti non gli lasciarono scampo.
James fu inevitabilmente schiantato pochi minuti dopo, senza avere nemmeno la possibilità di difendersi. Alcuni dei ragazzi presenti si misero a ridere, altri sembrarono più che altro delusi: la credibilità di James era decisamente scesa.
Quando tutti se ne furono andati, il vero Peter Minus si avvicinò a James:
“Che cosa hai combinato, stupido?” inveì subito James contro l’amico.
“Non è colpa mia, non ti arrabbiare con me: il Mantello non c’era!” piagnucolò l’altro, tormentandosi le mani.
“Come non c’era?” sbraitò di nuovo James, ma non diede tempo a Peter di controbattere, perché si girò verso Remus che, con le braccia incrociate e un sorrisetto beffardo sulle labbra, li osservava.
“Che cosa hai fatto?”
“Ho preso io il tuo mantello.” Rispose con calma il Licantropo.
“Perché?” James aveva gli occhi sbarrati per la rabbia.
“Ti avevo avvertito che avevo scoperto il tuo imbroglio.”
“Mi hai fatto fare una figuraccia.”
“Capita a chi imbroglia e prende in giro gli altri.”
James fece il gesto di lanciarsi contro Remus, poi si trattenne e se ne andò.

Nello stesso momento, Sirius Black abbassava, con un certo tremito della mano, la maniglia della porta dell’ufficio del professor Vitious.
La scena che gli comparì davanti appena fu entrato, gli fece comprendere di essere in guai seri: Prudentia Perspicilla sedeva davanti alla scrivania del professor Vitious, pallida e singhiozzante; la professoressa McGranitt era al suo fianco, in piedi e con le labbra tirate in un’espressione alquanto severa.
“Si accomodi, signor Black: l’ho convocata in merito ad una situazione delicata che io e la professoressa McGranitt vorremmo discutere con lei.”
Il tono di Vitious era calmo e affabile, eppure Sirius gemette nel sedersi al fianco di Prudentia.
La strega lo guardò con un’aria disperata, scuotendo la testa per fargli capire che non aveva potuto fare altrimenti.
“Signor Black, la signorina Perspicilla qui presente ci ha confessato di averle rivelato di possedere una GiraTempo: è vero?”
Sirius si limitò ad annuire al professore.
“Lei sa anche che la signorina ha perduto questo prezioso strumento.”
Un nuovo cenno di assenso:
“L’ho aiutata a cercarla.”
“Molto bene, molto bene. Lei, quindi, non ha idea di dove possa trovarsi la GiraTempo?”
Sirius scosse la testa.
“Non se ne è, per caso, impossessato?”
La testa di Sirius si mosse a destra e sinistra.
“Black,” intervenne la McGranitt con tono decisamente autoritario. “Le conviene dire la verità.”
Sirius tuttavia rimase in silenzio.
“Signor Black, vuole essere così gentile da spiegarci come mai negli ultimi tempi lei è stato in grado di predire alcuni eventi, con ore di anticipo? Ne parla tutta la scuola.” Ricominciò Vitious.
“Io possiedo un dono.” Rispose Sirius, riacquistando un poco di baldanza, ma chiedendosi per quanto tempo avrebbe potuto reggere la commedia.
“Dov’è la GiraTempo?” ringhiò la McGranitt.
Prudentia eruppe in singhiozzi.
“Farò perquisire il suo baule.” Continuò la McGranitt, ignorando completamente il pianto della strega.
Vitious allungò un fazzoletto a Prudentia, la quale sollevò il viso e guardò Sirius con sguardo implorante. Sirius perse in un attimo tutto il suo coraggio e si arrese.
“Non sarà necessario, professoressa.” Esclamò con un filo di voce e così dicendo estrasse dalla tasca la clessidra dorata.
Epilogo: nuovi piani di Severia
EPILOGO: Nuovi piani

Sirius non menzionò mai alla McGranitt e a Vitious la scommessa fatta con James: disse semplicemente di aver rubato la GiraTempo per aumentare la propria popolarità. Fortunatamente, la professoressa McGranitt non mise in atto la minaccia di espellerlo dalla scuola, tuttavia lo punì, costringendolo a trascorrere i sabati dei successivi due mesi al servizio di Gazza.
Il primo sabato, Sirius si trovò a spolverare la Sala dei Trofei, senza poter usare la magia. Mentre chiacchierava con James attraverso lo specchio a doppio senso, invece di eseguire il suo dovere, ricevette la visita inaspettata di Prudentia Perspicilla.
Prudentia entrò nella Sala e prese a guardare Sirius attraverso le lenti dei suoi occhiali, con un’espressione seria e dispiaciuta.
“Mi ero fidata di te.” Iniziò la strega, senza nemmeno salutare.
“Lo so.” Si limitò a rispondere Sirius.
“Mi hai ingannata, mi hai mentito: hai finto di consolarmi, hai finto che ti importasse qualcosa di me, invece pensavi solo alla tua popolarità.”
“Mi dispiace, Pru.”
“Non è vero.”
“Sì, invece.”
“Mi hanno requisito la GiraTempo: ora, non posso più frequentare tutte le lezioni.”
“Pru, so che non mi credi, ma mi dispiace sul serio: sei una ragazza in gamba e non meritavi quello che ti ho fatto.”
“Hai ragione: non ti credo.”
Prudentia si voltò e se ne andò, lasciando nuovamente Sirius da solo.
Quando la porta si fu richiusa, Sirius sentì una sonora risata : James aveva ascoltato la conversazione attraverso lo specchio.
“Sai essere molto dolce, quando vuoi, Sirius.” Esclamò il mago.
“Piantala, James!”
“Non ti sentirai davvero in colpa?”
“Beh, è finita nei guai solo per colpa della nostra scommessa: non se lo meritava.”
“Non so se mi piace questa versione di Sirius Black: dispiaciuto, pentito e romantico.”
“Finiscila!”
“E pure permaloso!”
“A proposito di maghi permalosi: hai parlato con Remus?”
“No, penso che aspetterò qualche giorno, forse fino alla luna piena: voglio che si senta in colpa per un po’.”
“Hai avuto quel che meritavi; anzi: dovevi finire anche tu in punizione.”
“Io non mi sono fatto beccare da nessun professore.”
“Già, però ora tutta la scuola ti considera un imbroglione.”
“Dimenticheranno in fretta.”
“Non sei nemmeno riuscito a strappare un appuntamento alla Evans!”
“Meglio che essere uscito con Prudentia Perspicilla!”
“Non ci sono uscito! La frequentavo solo per necessità!”
“Va bene, va bene. Comunque, stavo pensando ad una cosa: mi è rimasta un bel po’ di Pozione Polisucco; sarebbe un peccato sprecarla.”
“Come potremmo sfruttarla?”
“Potremmo fingere di essere in due posti contemporaneamente, per esempio.”
“Remus capirebbe subito l’imbroglio: dovremmo convincerlo ad appoggiarci.”
“Non sarà un problema.”
“Dovrai ricominciare a parlare con lui.”
“Non sarà un problema nemmeno quello!” concluse James con un sospiro.

James e Sirius continuarono a discutere del loro nuovo piano, fin quando Gazza non venne a controllare il lavoro di Sirius e, accorgendosi che il mago aveva fatto poco o niente, si diresse a grandi passi verso l’ufficio della professoressa McGranitt.

La sera scese sul castello di Hogwarts, segnando la fine di un’altra giornata. Gli studenti si ritirarono nelle rispettive Sale Comuni, qualcuno con la prospettiva di godersi una domenica di riposo e vacanza, altri, invece, pensando ai compiti da finire il giorno successivo.
Quattro giovani maghi Grifondoro sedevano intorno ad un tavolo, allegri e spensierati, pronti ad affrontare una nuova malandrinata che avrebbe reso sempre più salda la loro amicizia.
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