Angelina si recava di rado a Hogsmeade, e ogni volta andava a soggiornare alla Testa di Porco [...] Albeforth Silente non faceva domande e le lasciava sempre la stanza più tranquilla e luminosa. Nel corso di quei due anni aveva anche cominciato a renderla un luogo vivibile per i tre giorni che Angelina vi trascorreva...
Categoria: Post-DH Personaggi: Angelina Johnson, George Weasley, Hermione Granger, Qualcun altro, Ron Weasley, [+] Weasley
Era: Harry Post-Hogwarts (1998-)
Generi: Generale, Romantico
Lunghezza: A Capitoli
Pairing: Altro, Arthur/Molly, Bill/Fleur, Ginny/Harry, Hermione/Ron
Avvertimenti: AU (Alternate Universe)
Sfide: Nessuno
Series: Nessuno
Capitoli: 19
Completa: Sì
Parole: 19001
Read: 160764
Pubblicata: 03/06/08
Aggiornata: 18/10/08
Note alla storia:
Solo più avanti si capirà perchè ho scelto come titolo questa splendida canzone di Beatles...
1. Ritornare a Hogwarts di bic
2. L'incidente di bic
3. Smarrimento di bic
4. Decisioni di bic
5. Alla Tana di bic
6. La famiglia Weasley di bic
7. Lo sconcerto di Percy di bic
8. Due fratelli, una sorella e qualche buon consiglio di bic
9. Una notte movimentata di bic
10. Incontri e chiacchierate di bic
11. Tipi strani di bic
12. Una giornata di chiarimenti di bic
13. In partenza di bic
14. Recupero bagagli di bic
15. Nuovi arrivi di bic
16. Invito a cena di bic
17. Caffè, digestivo e... di bic
18. Un Halloween molto speciale di bic
19. Un anno dopo di bic
Ritornare a Hogwarts di bic
Note dell'autore:
E' solo un'introduzione, perdonatemi se non è un gran chè.
Angelina si recava di rado a Hogsmade, e ogni volta, andava a soggiornare alla Testa di Porco: i Tre Manici di Scopa era sempre troppo affollato e lei preferiva evitare il contatto con la gente, soprattutto con la gente che conosceva.
Ormai per lei era una tradizione andare a Hogwarts in quel periodo dell'anno e non solo per discutere con la McGranitt le forniture annuali per le squadre di Quidditch.
Due anni prima Angelina si era recata a Hogwarts con la morte nel cuore perché doveva prendere una decisione e non aveva idea di cosa fare.
Aveva trascorso tutta la notte di fronte alla tomba del suo primo amore che se n'era andato appena due mesi prima piangendo tutte le sue lacrime e chiedendosi cosa doveva fare della sua vita.
Quando aveva visto l'immagine sulla foto che sorrideva e le faceva l'occhiolino aveva capito. Si era asciugata gli occhi col dorso della mano ed era tornata alla Testa di Porco.
Così aveva deciso si andare avanti con la propria vita: aveva risposto ad un annuncio sulla Gazzetta del Profeta: "Accessori di prima qualità per il Quidditch" cercava un'impiegata per la propria sede distaccata e lei aveva davvero bisogno di cambiare aria: aveva salutato amici e genitori ed era andata a vivere a Sheffield. Certo non era molto distante da Londra, non per una Strega per lo meno, ma le permetteva di diradare i contatti con gli altri, perché aveva bisogno di rimettere insieme i pezzi della sua vita e doveva farlo da sola.
E sin dal primo anno aveva deciso di soggiornare alla Testa di Porco, Albeforth Silente non faceva domande e le lasciava sempre la stanza più tranquilla e luminosa.
Nel corso di quei due anni aveva anche cominciato a renderla un luogo vivibile per i tre giorni che Angelina vi trascorreva.
Quell'anno Angelina gli scrisse per annunciare il suo arrivo dicendo che avrebbe avuto un accompagnatore.
Quando Albeforth l'aveva vista entrare con il suo accompagnatore aveva alzato un sopracciglio e aveva sorriso.
Ora aveva finalmente trovato un equilibrio nella sua vita ed era pronta ad andare a trovare la McGranitt con il suo accompagnatore.
Giunse nell'ufficio della Preside giusto per l'ora del tè.
- Buongiorno Signorina Johnson - esordì la McGranitt sentendola entrare.
Poi osservò attentamente il suo accompagnatore e chiese: - Non ne sapevo nulla, come mai?
Angelina rispose: - Non potevo lasciarlo a casa dei miei genitori, l'ultima volta aveva solo quattro mesi ed è riuscito a disintegrare i loro nervi meglio di quanto sia stata capace di fare io in ventitré anni di vita.
Poi rivolgendosi al suo accompagnatore ancora fermamente appeso alla sua mano disse sorridendo: - Forza saluta questa Professoressa, è una persona molto importante!
- Tao.
- E come ti chiami signorino? - Domandò la McGranitt sorridendo.
- Fed!
Il sorriso le morì sulle labbra. Ed osservando più attentamente il bambino si rese conto che eccettuato il colore dei capelli e della carnagione era identico al padre.
Angelina interruppe quel momento di silenzio imbarazzante: - Se non le dispiace le sarei grata se potessimo discutere rapidamente delle scorte della scuola, appena Fred prende confidenza con un luogo è in grado di distruggerlo nel giro di pochi secondi.
- Non si preoccupi signorina Johnson, ho tenuto a bada suo nonno, suo padre e una mandria di Weasley nella mia vita, credo di essere in grado di farlo anche con lui.
Detto ciò gli offrì un biscotto e lo posizionò sulla scrivania in modo che fosse facilmente controllabile, non appena il bambino si azzardava a muoversi con un rapido colpo di bacchetta lo faceva levitare per aria facendogli fare un paio di capriole e poi lo faceva sedere nuovamente sulla scrivania provocando nel bambino un accesso di risa incontrollabile.
Nonostante la sua innata capacità a trattare con gli eredi di Arthur Weasley la McGranitt decise di sbrigare le pratiche per le nuove forniture il più velocemente possibile e poi accompagnò Angelina e il piccolo Fred fuori dalla scuola.
Angelina diede un'occhiata al cimitero di Hogwarts e la McGranitt le mise una mano sulla spalla e la accompagnò.
- Sono due anni che non ci vengo. Quella notte ho deciso di vivere la mia vita senza pesare sugli altri: ho deciso di crescere Fred da sola.
- Quindi i Weasley non sanno di lui?
- No e desidero che non lo sappiano.
- Ma perché?
- Perché altrimenti si sentirebbero obbligati nei miei confronti e io non voglio che succeda, soprattutto non voglio che George si senta obbligato verso di noi. Può immaginare cosa potrebbe voler dire questo per tutti loro?
Parlando erano arrivate davanti alla tomba di Fred. Il bambino si era avvicinato e aveva toccato con la manina la fotografia che si muoveva sulla lapide, poi voltandosi verso la mamma aveva chiesto:- Pa'?
Angelina sorridendo aveva risposto: - Sì, è papà, proprio come sulla foto che hai nella tua cameretta.
La McGranitt si asciugò una lacrima galeotta che era appena scivolata sulla sua guancia. Poi rivolgendosi alla sua ex alunna chiese: - Sei sicura che la scelta che hai fatto sia la migliore?
- Non lo so, me lo chiedo tutti i giorni, è lui a darmi la forza di andare avanti e per il momento non sono in grado di pensare a lungo termine, vado avanti giorno per giorno.
La Professoressa annuì, Angelina le strinse la mano e prese in braccio il piccolo Fred che ormai era stanco e si era seduto ad osservare attentamente la foto del padre.
Angelina tornò a Hogsmade, sarebbe partita solo il mattino dopo e così decise di fare un salto a Mielandia, tanto per riuscire a tenere sveglio Fred e a fargli mangiare qualcosa: per una volta, anche se erano schifezze, non sarebbe stato un problema.
Il problema in realtà fu riuscire a trascinare Fred fuori dal negozio, era sulla porta e quasi esasperata, quando si scontrò contro l'ultima persona che avrebbe desiderato incontrare.
- Mi sc... Angelina! Che piacere!
- Hermione, è passato un secolo!
- Ma che carino, è tuo? - chiese indicando il bambino.
- Sì.
Poi, rivolgendosi al piccolo: - E tu come ti chiami?
- Fed! - disse il bimbo con un inconfondibile ghigno.
Hermione impallidì e colse istantaneamente cosa le rendeva così familiare il volto di quel bambino.
Aveva visto un viso identico a quello di quel bambino ogni fine settimana per due anni in una fotografia che si trovava su una mensola del camino della Tana. Amava quella foto perché raffigurava i gemelli quando erano molto piccoli e Arthur le aveva detto che l'avevano scattata in uno dei rari momenti in cui entrambi dormivano.
- Angelina, perché non...
- Scusami Hermione, ma devo andare.
Detto ciò la ragazza uscì trascinandosi dietro il piccolo che non capiva come mai la mamma avesse tutta quella fretta.
Note finali:
Povera Angelina, speriamo che hermione continui ad essere la persona discreta che era quando frequentavano Hogwarts...
Note dell'autore:
So che il capitolo non è molto lungo, ma spero vi incuriosisca quanto basta...
L'incidente
Angelina marciò a passo di carica verso la Testa di Porco e fece i bagagli alla velocità del suono tenendo sospeso Fred con un Wingardium Leviosa, in modo che non se ne andasse in giro per la stanza. Mille pensieri affollavano il suo cervello, Hermione Granger era una persona piuttosto discreta ai tempi della scuola, ma non sapeva in che rapporti era con i Weasley; perciò pensò che l'unica cosa da fare fosse tornarsene a casa e cercare di sparire.
Salutò Albeforth Silente e pagò il conto della stanza, poi si Smaterializzò con il bambino in braccio.
Si ritrovò in un parcheggio Babbano, amava molto guidare l'automobile, era una delle cose che le aveva insegnato la sua adorata zietta.
Sedersi al volante le permetteva di rilassarsi e guidare per lunghi tragitti le dava il tempo di riflettere sulla sua vita, senza contare che l'automobile aveva uno straordinario effetto soporifero su Fred. A volte, quando non sapeva proprio come fare per farlo dormire, lo sistemava nel seggiolino e accendeva la vettura: dopo un paio di minuti lo riportava nel lettino addormentato come un sasso.
Assicurò Fred nel seggiolino e si mise al volante. Quella sera purtroppo l'effetto rilassante che la guida aveva sui suoi nervi non era sufficiente e la sua mente vagava un po' troppo distratta; fu così che vide solo all'ultimo momento l'animale che stava attraversando la strada. Sterzò e sbandò perdendo il controllo della vettura che si capovolse finendo in un fossato lì vicino.
La giovane perse i sensi e si riebbe solo quando sentì il pianto dirotto di Fred.
Si voltò faticosamente verso di lui e vide sulla fronte del piccolo un brutto taglio, scese dall'auto il più in fretta possibile e sciolse le cinture che legavano il bambino, lo prese in braccio e si Smaterializzò.
Si rese conto di dov'era solo quando riuscì, appoggiandosi ad un sudicio muro, a mettere a fuoco il cortile: in quel momento, forse messo in allarme dal suono della Smaterializzazione o per aver sentito il pianto del bambino, Albeforth Silente comparve sulla porta del cortile posteriore della sua bettola.
Angelina gli porse il bimbo dicendo: - Fred... Madama Chips...
Poi svenne.
Albeforth infilò nella bocca spalancata del piccolo Fred un pezzo di cioccolata trovata chissà dove ed osservò il taglio che aveva sulla fronte, reputandolo brutto, ma poco profondo.
Portò dentro Angelina e poi inviò il suo Patronus alla Preside per avvertire che sarebbe arrivato a scuola con due feriti.
Recuperò dallo sgabuzzino un vecchio manico di scopa, vi sistemò sopra Angelina, poi assicurò Fred legandolo con delle funi alla schiena della madre e partì alla volta di Hogwarts.
Angelina e il piccolo Freddie furono trasportati immediatamente in Infermeria mentre la McGranitt guardava in cagnesco Albeforth per aver legato il piccolo come un salame.
L'uomo, ben poco propenso a farsi rimproverare anche se solo con un'occhiata berciò:- Era meglio lasciarlo alla Testa di Porco da solo o avrei dovuto mollare la moretta laggiù e portare qua solo quel coso urlante e puzzolente?
La Preside strinse le labbra e gli voltò le spalle.
Albeforth si caricò in spalla la scopa e uscì dal castello.
Madama Chips ci mise un attimo a curare la ferita del bimbo e, dopo avergli dato una pozione soporifera, lo mise in uno degli enormi letti dell'infermeria.
Visitò attentamente Angelina e le somministrò immediatamente una Pozione Rimpolpa Sangue, poi, con rapidi movimenti della bacchetta riuscì a sistemare il danno interno nel corpo della ragazza.
- Come sta?- La Preside aveva un'espressione tesa e preoccupata.
- Le sue condizioni sono serie, ha avuto un'emorragia interna che sono riuscita a bloccare e la situazione dovrebbe essere sotto controllo, solo che non deve assolutamente muoversi per i prossimi quattro giorni, per riprendersi completamente le ci vorrà almeno un mese.
- E' opportuno trovare qualcuno che si occupi del bambino, non possiamo tenerlo qui. Credo che il bimbo abbia un padrino e al Ministero dovrebbero sapere chi è. Spedirò un gufo immediatamente.
La risposta, che arrivò molto rapidamente, stupì non poco la Preside, così inviò un nuovo gufo alla persona le cui generalità erano giunte con il gufo del Ministero.
Note finali:
Anche io trovo molto rilassante guidare per lunghi tragitti su strade deserte, magari con la musica a palla e di solito i pargoli finiscono sempre per addormentarsi.
Così ho deciso di regalare la patente anche ad Angelina...
Note dell'autore:
Chi sarà il Padrino del piccolo freddie?
Andiamo a vedere...
George stava salendo le scale che dal negozio conducevano all'appartamento.
Ron era uscito con Hermione e avrebbe fatto tardi. Avrebbero litigato per ore per i motivi più assurdi e poi ci avrebbero messo almeno altre due ore per fare pace, di solito il fratello non arrivava mai prima delle due del mattino. Ciò significava che aveva circa quattro ore a disposizione per sballarsi e rendersi poi discretamente presentabile una volta a letto.
Si diresse direttamente al mobiletto dei liquori e prese una bottiglia non meglio definita, sarebbe andata bene qualunque cosa, tanto. Estrasse un pacchetto dalla tasca dei pantaloni, riuscì a recuperare un accendino e una vecchia pipa che teneva ben nascosta in un cassetto e si stravaccò sulla poltrona. Dopo essersi versato un abbondante bicchiere si liquore cominciò a fumare.
Ah, l'erba dello smarrimento... non c'era niente di meglio per dimenticare.
Due anni, due mesi e due giorni da quando era successo... da quando l'eroe del mondo magico aveva distrutto l'uomo nero, hihihi, ti ricordi che lo chiamavamo così fra di noi? Due anni, due mesi e due giorni da quando te ne sei andato e mi hai lasciato qui da solo, bastardo, avevamo detto sempre insieme e tu te ne sei andato e mi hai lasciato indietro.
Senza contare che la mamma mi ha messo alle costole Ronninio piccino e così me lo devo sorbire tutti i giorni, ventiquattr'ore al giorno, mi hai lasciato veramente nella merda.
George perso nei suoi cupi pensieri non sentì subito il picchiettare del gufo alla finestra.
Si riscosse solo dopo un paio di minuti, la pipa quasi spenta e il bicchiere vuoto.
Sibilò un'imprecazione fra i denti rivolta agli avventori e fornitori inopportuni che rompevano le cosiddette anche a negozio chiuso.
Aprì controvoglia la finestra e il gufo entrò planando e appoggiandosi sul trespolo vicino a Leo il Gufo che Sirius aveva regalato a Ron.
George non lo riconobbe come un gufo della scuola, in quello stato probabilmente avrebbe confuso suo fratello Bill con Malocchio Moody se Malocchio fosse stato ancora vivo.
Faticosamente staccò la lettera dalla zampa del gufo e cercò di leggere cosa vi era scritto:
Gentile Signor George Weasley,
Mi scuso per l'ora tarda a cui la contatto, ma si rende urgentemente necessaria la sua presenza a Hogwarts, può usare il camino, la attendo direttamente nel mio studio.
Preside Minerva McGranitt
George sbuffò: perfetto, ci manca solo che la McGranitt mi veda in questo stato.
Andò a darsi una sistemata e quando gli sembrò che il riflesso nello specchio non facesse più tanto schifo prese una manciata di polvere volante ed entrò nel camino.
La preside stava misurando a lunghe falcate lo studio sotto lo sguardo attento di Silente e quello scettico di Piton.
- Albus, ho fatto la scelta giusta? La ragazza non voleva che i Weasley sapessero del bambino.
- Minerva, se davvero non avesse desiderato che loro conoscessero il piccolo non avrebbe designato George Weasley come padrino, avrebbe potuto scegliere chiunque altro, non trovi?
La professoressa annuì e poi rivolse lo sguardo al camino da cui stava uscendo tossicchiando un ragazzo alto con i capelli rossi anneriti dalla fuliggine.
Quel giovane era una copia sbiadita del ragazzo vivace e irrequieto che col gemello era riuscito a far perdere alla propria Casa più punti di quanti ne avessero fatti perdere James Potter e Sirius Black insieme e che le aveva causato un prematuro invecchiamento .
I capelli lunghi scendevano a coprire parte del volto, le occhiaie dimostravano le notti insonni e le pupille dilatate erano chiaro effetto di qualche sostanza non meglio definita.
Non era mai stato particolarmente alto, ma sembrava che l'energia che lo aveva contraddistinto come battitore fosse scomparsa e con essa buona parte della sua prestanza fisica.
George guardò la Professoressa e le chiese un po' biascicando: - Se è per uno dei miei fratelli dovrebbe contattare i miei genitori.
La McGranitt lo fissò piccata, poi con il suo tono delle grandi occasioni (Per intenderci quello che aveva usato quando Harry e Ron erano piombati sul Platano Picchiatore al secondo anno) esordì: - SIGNOR WEASLEY! Nessuno dei suoi fratelli frequenta più Hogwarts da almeno un anno!
George la guardò senza realmente capire: - Allora cosa ho combinato stavolta? Qualche studente è stato male per via di uno dei prodotti del mio negozio?
La McGranitt si rese conto che il ragazzo stava lentamente riacquistando la lucidità.
- Signor Weasley, ormai sei un adulto a tutti gli effetti e come tale hai delle responsabilità.
- Potrebbe arrivare al dunque? - Mentre la nebbia provocata da Alcool e Fumo si diradava e al loro posto compariva un tremendo mal di testa, George cominciò a capire che forse la situazione era veramente seria.
- Sei stato designato padrino di un bambino.
- Ma Fleur deve partorire fra due mesi, è troppo presto, poi ero sicuro che avrebbero scelto Charlie, perché avrebbero dovuto preferire me?
- Signor Weasley! - Ora la McGranitt era veramente scocciata, cosa gliene importava delle vicissitudini della famiglia Weasley - Suo nipote è ancora placidamente avvolto nel liquido amniotico, mi riferisco ad un bambino di circa un anno e mezzo che al momento è ricoverato in infermeria con la madre.
George tentò di far mente locale cercando di ricordare con quante ragazze fosse stato negli ultimi due anni, ma la testa cominciò a pulsare e decise che tanto era una battaglia persa.
- La prego di seguirmi in infermeria, così conoscerà il suo figlioccio direttamente. Ovviamente Madama Chips gli ha somministrato una pozione per farlo riposare tranquillamente fino a domani. Ora andiamo.
Lasciarono l'ufficio della Preside e si incamminarono attraverso il castello silenzioso e deserto.
Note finali:
LA McGranitt non si smentisce mai, non può fare a meno di bacchettare i suoi alunni se fanno stupidate anche se sono uomini fatti... (soprattutto se sono uomini fatti...)
Note dell'autore:
RIuscirà George ad assumersi questa responsabilità?
L'infermeria era silenziosa e rientrandovi dopo tanto tempo George provò un senso di nausea, vide sul fondo due letti che sembravano occupati e si avvicinò.
La vista del bimbo che dormiva serenamente fra le lenzuola bianche del gigantesco letto dell'infermeria, lo colpì come un bolide nello stomaco, fortunatamente i riflessi della McGranitt erano ancora molto pronti e riuscì a far comparire una sedia esattamente nel punto in cui George crollò.
Il ragazzo non ebbe bisogno di chiedere chi fosse la ragazza in questione, perché sapeva benissimo chi era la fidanzata di suo fratello due anni prima, stavano insieme da una vita, esattamente dal loro sesto anno: precisamente dal Ballo del Ceppo, e pensare che tutti e due le stavano dietro da tempi immemorabili, poi Fred cogliendolo alla sprovvista l'aveva invitata per dare una lezione a Ron.
George non aveva neanche avuto tempo di arrabbiarsi con suo fratello, avevano fantasticato un sacco, fin dal primo anno, sulle varie possibilità di un menage a trois (ovviamente sempre scherzando, erano dei galantuomini in fondo in fondo, e non avrebbero mai proposto ad una ragazza una cosa del genere...) Ma con quell'invito Fred l'aveva spiazzato.
Quando poi l'aveva visto rientrare dal ballo come se volasse su una nuvoletta rosa, aveva capito di averla persa e così si era dedicato ad altre fanciulle, senza riuscire tuttavia a trovarne una che sopravvivesse più di due settimane al suo "estro".
Solo Angelina era in grado di sopportare nella sua vita un Bolide come Fred.
Mentre pensava a queste cose gli affiorò alle labbra una domanda: - Come si chiama?
- Fred - rispose la McGranitt - si chiama Fred.
George si prese la testa fra le mani e cominciò a piangere.
La Preside reputò meglio lasciarlo solo e tornò nel suo ufficio, mentre il ragazzo cercava di raccogliere i cocci della sua vita che, andata in pezzi con la morte del gemello, ancora non aveva ricomposto.
Guardando quel faccino scuro che spuntava da sotto le lenzuola, però qualcosa si era smosso, non poteva abbandonarlo, Fred non glielo avrebbe mai perdonato.
Uscì dall'infermeria e si recò nel cimitero di Hogwarts, non vi era stato neanche il giorno del funerale, non era più stato lì dal giorno del funerale di Silente, a dire la verità.
Eppure sapeva per istinto dove doveva andare. Rimase a riflettere sulla tomba del fratello fino alle prime luci dell'alba. Poi, si alzò con una determinazione che non aveva da due anni due mesi e due giorni: - Ti giuro che starò con lui qualunque cosa accada, sarò lì al suo fianco al tuo posto, per te fratello e anche per lei. Tanto dura e forte, ma anche tanto fragile. Ti giuro che li proteggerò anche a costo di mettere Angelina sotto Imperius per tutta la vita.
Addio.
Quello che George non notò voltandosi, fu l'occhiolino che la foto sulla lapide gli aveva indirizzato.
Note finali:
Lo so che come capitolo è molto corto, ma proprio non potevo inserirlo, con il precedente, e nemmeno con il successivo.
Portate pazienza, i prossimi saranno più lunghi.
Note dell'autore:
Questo capitolo è decisamente più lungo del precedente.
George entrò nell'infermeria come rigenerato, aveva passato una notte insonne, ma non era mai stato più lucido di così, si avvicinò al letto in cui giaceva Angelina e le accarezzò la fronte:- Sei una testona - le sussurrò - perché vuoi sempre fare tutto da sola?
La ragazza ancora sotto l'effetto della pozione sonnifera fece solo un lieve movimento, poi tornò a dormire profondamente.
Il ragazzo si avvicinò poi all'altro letto e, forse sentendo che c'era qualcun altro nella stanza, il piccolo aprì gli occhi.
George si avvicinò e Fred lo guardò con sospetto, poi focalizzò l'attenzione sul viso e chiese titubante: - Pa'?
George rimase interdetto, a questo non si era proprio preparato, che dire al piccolo?
- Io sono zio George.
- Pa'!
- No, piccolo, io sono George, come cavolo te lo spiego? Aspetta.
Estrasse dal portafogli una vecchia foto sgualcita che ritraeva i gemelli in posa davanti al loro negozio di scherzi appena aperto.
La mostrò al bimbo dicendo: - Papà - ed indicando il viso di Fred - e zio George - indicando sé stesso.
Il bambino, ovviamente lo guardò senza capire.
George decise di lasciar perdere: - Senti, ti va di andare a fare un giretto?
- E di grazia, Signor Weasley, dove vorrebbe portare il bambino?
La McGranitt era entrata con passo felpato raggiungendolo di soppiatto alle spalle e si era gustata tutta la scena della fotografia ridendo sotto i baffi.
George si voltò di scatto rischiando di spezzarsi l'osso del collo: - Dall'unica persona che conosco in grado di occuparsi di un bambino: mia madre.
- Veramente sarebbe lei a doversene occupare. - Aggiunse gravemente la McGranitt.
- Ne sono consapevole, solo che vorrei essere qui quando Angelina si sveglia e vorrei parlare con lei senza nanerottoli urlanti tra i piedi. - poi, rivolgendosi al bimbo: - Vero campione che vuoi andare dalla nonna?
- In questo caso venga nel mio ufficio ed utilizzi il mio camino, sarà più rapido.
Il ragazzo prese in braccio il bambino che un po' recalcitrante, non voleva andare con lo sconosciuto: - Ma', Ma', ma'...
Disse cominciando a fare la smorfia tipica del bambino che sta per mettersi a piangere.
George lo prese in braccio e lo portò fino al letto di Angelina poi disse: - Mamma dorme, dopo veniamo a trovarla, va bene?
Il bimbo, un po' tranquillizzato, si lasciò portare in braccio fino nell'ufficio della Preside dove, come ricompensa, ricevette un biscotto.
Prima di entrare nel camino George si voltò verso la McGranitt:
- Professoressa...
- Mi dica Weasley.
- Potrebbe darmi del tu, non ce la faccio a sentirmi trattare come un adulto da lei, la prego.
Minerva McGranitt sorrise: - George Weasley, sei un uomo ormai, e anche se non vuoi ammetterlo sei un adulto, a quanto pare con grandi responsabilità.- Disse accennando al bambino. - Dovresti essere abituato ad essere trattato come un adulto.
- Lo so - ammise il ragazzo - ma detto da lei sembra troppo strano, la prego, lo faccia per me, anzi, lo faccia per tutti i bolidi da cui ho salvato Harry.
La McGranitt gli diede un buffetto sulla testa: - Fila da tua madre e fatti insegnare come gestire il bambino, perché penso che ne avrai bisogno.
**********+
Molly Weasley era veramente preoccupata, Ron era piombato lì alle sette del mattino chiedendo se per caso George fosse passato alla Tana, perché dalla sera prima non l'aveva più visto, poi rendendosi conto di aver messo in allarme la madre aveva detto: - Magari si è addormentato nel retro del negozio, vado a controllare.
E si era Smaterializzato appena fuori dalla porta di casa.
Nonostante non lo desse a vedere la donna era perfettamente consapevole della difficoltà del suo ragazzo nel tornare ad una vita normale. E, suo malgrado, sapeva anche che passava alcune delle sue serate solitarie in compagnia del Whisky Incendiario o di qualche altra cosa; tuttavia non sapeva proprio come intervenire, già gli aveva messo Ron alle costole e Percy controllava entrambi attraverso i contatti che il negozio continuava ad avere con il ministero, ma anche quei due ragazzi avevano bisogno di rifarsi una vita e, non sempre, potevano stare attaccati al fratello.
Questa mancanza di notizie la terrorizzava, poi un po' per abitudine, un po' per controllare, Molly posò lo sguardo sulla lancetta dell'orologio che indicava George e vide che si stava spostando da Scuola a In viaggio.
Pochi istanti dopo il camino della tana sprigionò una fiammata verde da cui saltò fuori George con un fagotto in mano.
Molly gli si lanciò addosso abbracciandolo anche se il ragazzo non capiva quell'accoglienza, poi chiese: - Cosa ci facevi a Hogwarts?
- La McGranitt aveva bisogno del mio aiuto per questo.
Detto ciò scoprì il fagotto che aveva coperto con il proprio mantello e il cuore di Molly perse un battito.
- George, perché non mi hai mai detto che avevi una ragazza?
- Perché lui non è mio.
- Ma figurati, è identico a com'eri tu da piccolino, tutto puoi dirmi, tranne che non è figlio tuo, guarda questa foto.
Gli mise davanti la famosa foto che a Hermione piaceva tanto e George sospirò tornando serio.
- Infatti, non è mio figlio, è suo figlio. - Disse indicando l'immagine di Fred che dormiva nella stessa foto. - Suo e di Angelina Johnson.
Molly crollò su una sedia, quello era veramente troppo: - Co - come si chiama?
- Fred, si chiama come il suo papà.
Molly scoppiò in lacrime, poi, vedendo che il bambino la guardava stupito e stava anche lui per mettersi a piangere, si asciugò gli occhi e gli chiese: - Lo vuoi un po' di latte caldo?
Il bimbo la studiò curioso, ma quando vide comparire una bella ciotola con dei biscotti non se lo fece ripetere due volte e cominciò a mangiare alla velocità della luce, ingolfandosi ogni tanto per la voracità.
- Bene, mentre il piccolo mangia spiegami come stanno le cose dall'inizio e con dovizia di particolari.
George, ovviamente non conosceva tutti i particolari della relazione fra Fred e Angelina, sapeva che stavano insieme da parecchi anni e che Fred a guerra finita pensava di chiederle di sposarlo, ma più di questo non seppe dire nulla alla madre.
- Vedi, dopo la morte di Fred, Angelina è andata a vivere a Sheffield ieri è andata dalla McGranitt per questioni di lavoro a quanto ho capito, ma sulla strada del ritorno ha avuto un incidente, si è Materializzata da Albeforth Silente perché temeva che Freddie avesse una ferita grave. - Disse indicando il cerotto che copriva la fronte del piccolo. Poi riprese:- In realtà è lei che non sta molto bene, ora è nell'infermeria di Hogwarts, ma mi hanno detto che deve stare in assoluto riposo per i prossimi quattro giorni e che non deve affaticarsi per nessun motivo.
Molly annuì, il bambino stava dando cenni d'inquietudine, quando dal piano di sopra scese Ginny che era appena tornata da una trasferta con la sua squadra di Quidditch e che, se non era in giro per il mondo, viveva alla Tana finalmente coccolata come una figlia unica.
- E quello di chi è?
- Piccolino, di alla zia come ti chiami?
- Fed!
Ginny rimase un attimo perplessa poi disse: - George, è uno scherzo di pessimo gusto.
- Ginny, senti, per quanto io sia folle, credi che vi farei mai uno scherzo simile?
La ragazza fece un segno di diniego con la testa poi aggiunse: - Scommetto che è il bimbo di Angelina, vero?
- Esatto.
- Dimmi solo una cosa, tu sei suo padre o suo zio?
- Io sono il suo Padrino ed ho tutta l'intenzione di svolgere il mio dovere appieno. Mamma, vorrei chiederti di ospitare qui Freddie e Angelina finché lei si sarà ristabilita, io starò qui con voi, quando poi starà meglio decideremo il da farsi. Ora vorrei tornare a Hogwarts per spiegare ad Angelina dove è finito suo figlio e per chiarire con la McGranitt e con Madama Chips alcune cose.
Poi rivolgendosi al bambino disse: - Ora vado a prendere mamma, va bene?
Il piccolo annuì con decisione, poi, prima che George sparisse nel camino aggiunse: - Tao Pa'!
Il ragazzo sorrise facendo al piccolo un cenno di saluto.
Molly e Ginny si guardarono con un sorriso. Forse, dopo tutto George aveva trovato una ragione per rimettere in piedi la sua vita.
La famiglia Weasley di bic
Note dell'autore:
Scusate l'attesa...
La famiglia Weasley
Molly Weasley era corsa prima di tutto al negozio di scherzi per tranquillizzare Ron dicendogli che George era tornato a casa portando una sorpresa.
Dopo di che si era eclissata in giro per Diagon Alley a fare acquisti galvanizzata dalla nuova situazione di nonna. Mentre faceva shopping ebbe così il tempo di metabolizzare la novità e rifletterci in maniera distaccata.
Fred se n'era andato lasciando un po' più di una semplice traccia del suo passaggio sulla terra.
Quel bambino meritava tutto l'affetto della sua famiglia. Quella sera stessa ne avrebbe parlato con Arthur: il bambino doveva assolutamente restare con loro almeno finché Angelina non fosse stata meglio, poi si sarebbe offerta di occuparsi di lui se lei doveva recarsi al lavoro. Rientrò alla Tana giusto in tempo per preparare la cena lasciando cadere sul tavolo i vari pacchi, pacchetti, sacchetti e sacchettini che aveva in mano e si soffermò rapita ad osservare la scena che vedeva del salotto.
Angelina sdraiata sul divano, e George per terra che faceva levitare dei cubetti da costruzione per creare con il piccolo un elaborato castello che il bambino continuava a far cadere ridendo come un matto.
Molly entrò in salotto portando alcuni pacchetti e li depose sul tappeto accanto al bambino:- Fred, tesoro, questi sono per te.
Il bambino la guardò da sotto in su e poi mosse veloce le manine verso uno dei pacchetti, ma fu intercettato da Angelina: - Fred, le buone maniere, cosa si dice alla signora Weasley?
Il bimbo sorrise e disse: - Ace!
Poi agguantò un pacchetto e si mise a scartarlo.
Molly guardò la ragazza: - Angelina, tu starai da noi fino a nuovo ordine, d'accordo?
- Signora Weasley, io...
- Mi hai fatta diventare nonna, senza che lo sapessi, il minimo che puoi fare e chiamarmi Molly, non trovi?
- Grazie Molly, ma forse dovrei avvertire i miei genitori, non vorrei che si preoccupassero, senza contare che non ho nulla a parte le cose che indosso.
- Per questo non preoccuparti, George andrà a prendere ciò di cui hai bisogno nel tuo appartamento e penserò io ad avvertire i tuoi genitori, e a dir loro che ti trovi qui. C'è qualcos'altro che possiamo fare per te?
La ragazza la guardò negli occhi e scoppiò a piangere.
George le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
- Angelina, non preoccuparti.
- Io, ecco, io...
- Dobbiamo avvertire qualcun altro oltre ai tuoi genitori? - la voce di George si era improvvisamente fatta fredda e tagliente.
La ragazza scosse la testa.
- E' che voi siete così gentili con me e io sono stata così egoista da lasciarvi fuori dalla nostra vita! Avevo paura, avevo paura che se aveste visto Freddie, l'avreste voluto tenere con voi e che io sarei rimasta di nuovo sola.
Molly la abbracciò: - Come pensi che potrei portarti via il tuo bambino? Dopo che a me ne è stato portato via uno poco più di due anni fa? Lo sai che è una ferita che non si rimarginerà mai, per me, anche se avessi duecento nipoti (cosa che fra l'altro spero vivamente) non potrebbero mai sostituire il mio Fred.
Angelina annuì e George si fece ombroso.
Pochi minuti dopo, mentre Molly era in cucina a preparare la cena, si sentì un fracasso bestiale fuori dalla porta da cui entrò un trafelato Ron seguito a ruota da una Hermione visibilmente agitata.
- Mamma, devo assolutamente dirti una cosa.
- Le buone maniere, Ron, abbiamo ospiti. - Disse indicando il salotto.
Ron si distrasse e si affacciò alla porta del salotto rimanendo basito vedendo un bambino che giocava con sua sorella Ginny.
- Ma...ma... ma...
- Ron, calmati, siediti e fatti spiegare da George, credo che ora sia di sopra a preparare la camera per Angelina.
Ron corse di sopra sperando di riuscire a capirci qualcosa, mentre Hermione disse: - Signora Weasley, ha bisogno di una mano per la cena?
- No cara, grazie, vai pure in salotto con le ragazze e fai amicizia con il piccolo Fred.
Note finali:
Non c'erano dubbi che Molly si lanciasse a fare la nonna modellao, vero?
Lo sconcerto di Percy di bic
Note dell'autore:
Visto come ho aggiornato in fretta questa volta?
Ron salì i gradini a due a due e raggiunse suo fratello che stava sistemando la stanza che era stata di Bill e Charlie rimpicciolendo uno dei due letti e facendovi apparire delle sbarre.
Rimase appoggiato allo stipite della porta ad osservare la perizia che George metteva nel sistemare la camera, finché si sentì domandare: - Pensi di startene lì a guardarmi lavorare o hai intenzione di darmi una mano?
Il fratello non si era nemmeno voltato e aveva continuato a trasfigurare oggetti. Ron prese in mano un piccolo drago giocattolo: era morbido ma molto resistente.
- Questo doveva essere di Charlie.
- Sì glielo aveva regalato lo zio Fabian, mi sarebbe piaciuto conoscerli.
Ron gli si avvicinò e gli bloccò la mano che reggeva la bacchetta.
- George, guardami, cosa sta succedendo?
- Il nostro caro fratellino ha pensato bene di fare un figlio prima di morire e la madre del suddetto figlio ha deciso di designarmi suo padrino. Mi spieghi come cavolo faccio a occuparmi di un bambino se non sono in grado nemmeno di occuparmi di me stesso?
Detto ciò George si voltò pensando: " Cavoli se chiedo consiglio a Ronnino piccino sono veramente alla frutta, dannato Fred, perché diamine mi hai lasciato in questo casino?".
Ron gli posò una mano sulla spalla, erano anni che sovrastava suo fratello di tutta la testa, benché fosse il minore dei maschi, fra tutti risultava il più alto.
- Piantala di caricarti tutto il peso del mondo sulle spalle, se non sai con chi parlare della situazione, magari potresti chiedere a Harry, mi sembra che con Teddy stia facendo un ottimo lavoro.
George apparve piuttosto stupito: possibile che la presenza di Hermione Granger fosse riuscita a dare al suo fratellino un briciolo di buon senso? Si fece un appunto mentale di ringraziare la ragazza per il coraggio mostrato nell'occuparsi di quel caso senza speranze.
Ron gettò il piccolo drago nel lettino e disse: - Vado a conoscere il mio nipotino, chiamami quando vai da Angelina che ti accompagno.
George rimase ancora un po' nella stanza a sistemare le ultime cose.
Ron entrò in salotto con un sorriso a trentadue denti che gli rimase paralizzato sul volto quando vide il piccolo. Cavoli era un pugno nello stomaco: sembrava la fotocopia scurita e rimpicciolita di quello che aveva appena lasciato di sopra.
Il bimbo si voltò, lo guardò e poi disse: - Pa'?
Ron assunse una tonalità tendente al fuxia e rispose: - Veramente io sono zio Ron.
Il piccolo lo osservò corrugando la fronte e, con grande fatica, disse: -'On?
- Esatto, caspita sei bravissimo!
Ginny sbuffò risentita: - Ma come, io sono stata con lui tutto il giorno e mi chiama "Tu", poi arrivi tu bello come il sole, gli dici il tuo nome e lui lo impara all'istante, è un'ingiustizia!
Hermione si era goduta tutta la scena seduta su una poltrona un po' in disparte sorridendo sotto i baffi.
Quando George scese il piccolo Fred un po' gattonando un po' camminando gli corse in contro e si attaccò ai pantaloni: - Pà, ù!
Il giovane, aprendosi in un sorriso, lo agguantò e lo lanciò in aria; sentendo le grida di felicità del piccolo, Molly si sporse dalla cucina e si mise a guardare il figlio asciugandosi le mani sul grembiule. Gli occhi di George brillavano come il giorno in cui lui e Fred avevano aperto il negozio di scherzi a Diagon Alley. Osservò la fotografia di Fred che campeggiava in cucina, appesa alla parete e sussurrò un "Grazie".
- Angelina, cosa devo prendere a casa vostra? Ron viene con me.
Disse George appoggiando a terra un Fred decisamente incupito per la fine del gioco.
- Veramente preferirei se invece di Ron venisse Ginny, non oso immaginare le vostre manacce che frugano nei miei cassetti.
I due ragazzi rimasero un po' interdetti. Al che Ginny continuò il discorso interrotto da Angelina facendoli gelare immediatamente: - Quello che intende Angelina, che è troppo diplomatica, ma con due come voi non è il caso, è che avrà bisogno anche di biancheria intima e non confida sulla vostra serietà, senza contare che rischiereste di portarle indumenti più scomodi che funzionali.
Ron e George divennero rossi fino alla punta dei capelli e poi abbassarono istantaneamente il capo. Le ragazze scoppiarono a ridere, anche se Angelina doveva tenersi una mano sulle costole perché non riusciva a ridere senza che le dolessero tutte le ossa.
George e Ginny entrarono nel camino da cui, pochi minuti dopo sbucarono gli altri due Weasley. Percy aveva preso l'abitudine di andare a cenare a casa dei genitori tutte le sere, gli era mancata quell'atmosfera calda e avvolgente che solo la sua mamma era in grado di offrire alla casa e pazienza se per questo doveva subire le frecciate di Ginny. La sorella infatti si lamentava di non potersi godere la tranquillità che meritava un'atleta del suo calibro avendo sempre almeno due fratelli che le giravano intorno.
Prima che si fossero completamente ripuliti dalla fuliggine, Molly intercettò il terzogenito e il marito: - Prima di andare in salotto è importante che sappiate qualcosa: abbiamo due ospiti uno dei quali ha poco più di un anno.
Arthur apparve piuttosto stupito: - Scusa, ma chi conosciamo che ha bambini così piccoli? Teddy è più grande, ha quasi due anni e mezzo, e Harry ha detto che lo porterà qui sabato.
- Ecco, Arthur, c'è una cosa che nessuno di noi sapeva fino a poche ore fa, ma abbiamo un nipote.
- Cosa? - Questa volta era stato Percy a parlare.
- Sì, Percy, hai un nipotino che si chiama Fred.
Arthur si sedette e Percy guardò sua madre come se fosse una povera pazza pronta per il ricovero al San Mungo.
In quel momento apparve sulla porta Ron che teneva in mano un bambino, il pargolo era a debita distanza dalla sua persona e lo stava portando come se fosse un pacchetto: - Mamma, abbiamo bisogno di aiuto, credo che Fred abbia...
Non finì il discorso perché vedendo la faccia basita del padre e del fratello, disse: - Non guardatemi così, non è mio, Fred, ti presento nonno Arthur e zio Percy.
Il bimbo, che cominciava ad essere agitato a causa del pannolino sporco cominciò a piangere.
- Vedi Percy, è tutta colpa tua, l'hai spaventato! Mamma, come facciamo per cambiarlo e dove dobbiamo andare?
- Ron, vai su e vedi se per caso tuo fratello ha preparato un fasciatoio nella camera di Angelina, Arthur accompagnalo e aiutalo, ti ricordi ancora come si fa vero?
Il marito si alzò prontamente e salì di sopra con Ron e Fred urlante al seguito.
Percy si sedette sulla sedia lasciata libera dal padre e rimase con sguardo da stoccafisso a fissare la parete poi chiese: - E' figlio di Angelina Johnson?
- Sì.
- E il padre?
- Percy, ma l'hai visto in faccia? - Il tono di Molly era discretamente alterato.
- Perché George ce l'ha tenuto nascosto tutto questo tempo?
- Perché George l'ha saputo solo la notte scorsa. - La donna aveva riacquistato un po' di tranquillità e stava cercando di far capire al più ottuso dei suoi figli l'evidenza.
- Ma come mai Angelina non gli ha detto di aspettare un bambino?
- Percy, il bambino non è figlio di George, è figlio di Fred.
Se a Percy avessero fatto una doccia fredda avrebbero ottenuto lo stesso effetto.
Stava per ribattere quando due figure sporche di fuliggine entrarono in casa attraverso il camino.
Note finali:
Sì, lo so, la Tana è un porto di mare, ma che volete farci?
Molly se non c'è gente che va e viene si annoia...
Due fratelli, una sorella e qualche buon consiglio di bic
Note dell'autore:
In questo capitolo ci sono un po' di salti avanti e indietro, se per caso mi sono ingarbugliata troppo fatemelo sapere
- E così Ron ti ha detto di parlare con Harry, è un'ottima idea, si vede che il nostro fratellino sta facendo tesoro della vicinanza di Hermione, sai, forse non sarebbe poi così sbagliato che anche tu ti trovassi una brava ragazza, senza contare che ce n'è una che vive proprio sotto il nostro stesso tetto ora, più comodo di così...
George guardò allibito la sorella che palava mentre preparava una valigia per Angelina.
- Ma ti è dato di volta il cervello? Lei era la ragazza di nostro fratello!
- George, non farmi ridere, se ci avessi pensato prima l'avresti invitata tu al Ballo del Ceppo e probabilmente quello che ora sta giocando sul tappeto della Tana sarebbe tuo figlio, non il suo. L'ho sempre saputo che Angelina ti piaceva e anche parecchio, solo che non saresti mai andato contro Fred e non gliel'avresti mai portata via.
- Appunto, non ho nessunissima intenzione di portargliela via.
- George, ma ti sei sentito mentre parlavi? Adesso basta, non puoi continuare a far finta che Fred sia partito per un lungo viaggio e che prima o poi tornerà. Non puoi continuare ad essere arrabbiato con lui per sempre.
- Ma tu...
- ...come faccio a saperlo? Come lo sa la mamma, autodistruggerti non ti servirà a riportarlo indietro, credi che non sappia della tue notti brave? Guarda che Ron lo riconosce l'odore dell'erba, ne ha parlato con me perché siamo fratelli e vogliamo aiutarti, dirlo a Percy non sarebbe stato utile: sarebbe venuto lì, ti avrebbe fatto una ramanzina e poi se ne sarebbe andato. Bill avrebbe potuto scuoterti, ma al momento c'è già sua moglie che si occupa di dargli preoccupazioni. Charlie è lontano, non possiamo chiamarlo qui in continuazione e così spesso io e Ron parliamo dei tuoi problemi.
- Farvi una palata di fatti vostri invece?
La sorella lo ignorò cominciando a piegare con la bacchetta i vestitini di Freddie
- Ognuno di noi ha usato i suoi metodi per elaborare il lutto. L'abbiamo fatto tutti, solo tu non hai ancora capito che il dolore va abbracciato e non allontanato e che con il passare del tempo non diminuirà, ma sarà coperto da altre cose e quelle altre cose ti aiuteranno a tirare avanti.
- Io ho il negozio di scherzi.
- Tu sei un cretino, tu hai Freddie di cui occuparti.
- Lui non è solo, ha una splendida mamma che non appena guarita sparirà di nuovo dalla nostra vita.
- Sta a te fare in modo che questo non accada; non devi farlo per Fred, ma devi farlo per il bambino e per te stesso, lui non può crescere senza un padre e poi quando lo prendi in braccio il tuo sguardo ha la stessa luce che aveva quando eri con suo padre. Non lasciare che cresca senza sapere che persona splendida lui fosse.
Ginny mentre parlava si era avvicinata a George e ora lo stava abbracciando; sembrava uno degli abbracci della mamma, aveva anche lo stesso profumo, in realtà non era proprio lo stesso, insieme al profumo della mamma ce n'era un altro che conosceva ma non sapeva a cosa associare.
- Lo sai che ti voglio bene Ginny?
- Lo so.
- Lo sai che se riferirai ad anima viva ciò che ho appena detto diventerai l'inconsapevole cavia di tutti i miei futuri scherzi?
- Lo so, e tu lo sai che se ti passasse per l'anticamera del cervello di fare una cosa simile io potrei anche ricordarmi improvvisamente come si scaglia una Fattura Orcovolante?
I due scoppiarono a ridere e stavano ancora ridendo quando rientrarono alla Tana e si trovarono di fronte un Percy piuttosto sconvolto.
Vedendo il fratello in quello stato George si allarmò subito: - E' successo qualcosa al piccolo?
- No, è che Percy deve ancora metabolizzare. - Rispose Molly tranquillamente poi aggiunse: - Sarà meglio che vada a dare un'occhiata a Ron e Arthur, chissà se hanno finito di cambiare il piccolo?
Ginny con sguardo sconvolto si voltò verso la madre: - Hai lasciato Ron e papà con un bambino? Da soli?
- Non ti preoccupare, tuo padre ha cambiato tanti di quei pannolini che non credo si sia dimenticato come si fa.
George piantò lì valigia, sorella, fratello e madre e corse al piano di sopra per accertarsi dell'incolumità del suo figlioccio. Scese al piano di sotto con il bambino in braccio mentre rimproverava al povero Ron il fatto che i bambini non si tengono come se fossero dei pacchi.
Appena giunti di sopra Arthur aveva Trasfigurato il comò in un comodo fasciatoio e aveva detto a Ron di depositarvi il piccolo e posizionarsi dall'altra parte in modo da tenerlo fermo; aveva quindi sfoderato la bacchetta e aperto quel residuato bellico che era il pannolino del piccolo Fred. L'unica cosa che aveva detto Ron era stata: - Ma è normale che da un cosino così piccolo esca tutta quella quantità di roba?
Il padre fece immediatamente Evanescere il pannolino e ne Appellò uno che si trovava in una delle borse di Molly che George aveva portato su prima di preparare la stanza.
Una volta cambiato, Fred apparve immediatamente più tranquillo, ma quando vide il volto nuovo di Arthur si preoccupò.
Arthur lo prese in braccio e gli disse: - Ciao, io sono Nonno Arthur.
- No?
- Nonno.
Arthur passò poi il piccolo a Ron che lo prese nello stesso modo in cui l'aveva preso prima per portarlo di sopra e fu proprio in quel momento che George entrò nella stanza agguantando il piccolo che vedendolo urlò subito esultante: - PA'!
La cena passò allegramente come non capitava da molto tempo. Alla fine, anche Percy si rese conto che non era poi così brutto essere zio, anche se il piccolo aveva deciso ti trasformarlo in un bersaglio mobile scagliandogli addosso cucchiaiate di purè e budino ogni volta che mamma Angie non vedeva. (E poi dicono l'ereditarietà, mah...)
Quando Fred smise di lanciare ciò che si trovava nel piatto contro Percy, George decise che era ora di metterlo a nanna, chiese conferma ad Angelina e poi lo portò di sopra accompagnato da Molly che gli mostrò in quattro mosse cosa doveva fare nel caso si fosse svegliato di notte.
Lo mise nel lettino e il piccolo gli afferrò un dito. Rimase così in una posizione assurdamente scomoda finché il bimbo non si fu addormentato e poi continuò a stare in quella posizione a guardarlo dormire fino a quando una voce non lo riscosse: - E' carino quando dorme, magari usa le orecchie oblunghe per sentire se si sveglia, così Angelina non deve alzarsi.
Sua sorella era appoggiata allo stipite della porta e lo guardava gentilmente.
George divincolò il dito dalla stretta di Fred e scese di sotto con un braccio intorno alle spalle della sorella.
Una notte movimentata di bic
Note dell'autore:
Ecco finalmente un nuovo capitolo.
I neo nonni Weasley si erano andati a coricare, Molly sorridendo aveva affermato:- Non ricordavo che badare ad un bambino fosse così stancante...
Ron aveva riaccompagnato Hermione a casa sua, anche Percy era rientrato a casa e Ginny era andata a Grimmauld Place per raccontare a Harry le ultime novità.
George e Angelina erano rimasti da soli in salotto: - Ti porto di sopra.
- Per quanto sei dimagrito negli ultimi tempi farei meno fatica io a portare te che viceversa.
- Mi sono tenuto in forma. - Rispose George con una punta di acidità nella voce.
- In forma? Scommetto che se facessimo un uno contro uno adesso, tutta rotta come sono, riuscirei comunque a batterti con una mano legata dietro la schiena.
- La maternità ha aumentato il tuo senso dell'umorismo?
- Per forza, ha iniziato a farmi gli scherzi il giorno che è venuto al mondo: quando è nato lo hanno allontanato dal nido perché appena sentiva che tutti i neonati accanto a lui dormivano cominciava ad urlare a squarciagola finché gli altri non iniziavano a piangere, appena li aveva svegliati tutti improvvisamente si calmava.
- Eh, eh buon sangue non mente.
Detto ciò George prese in braccio Angelina e la portò al piano di sopra, vedendo come era stata arredata la stanza Angelina sorrise.
- Certo non si può dire che i Weasley lascino qualcosa al caso, l'avete arredata perfettamente, grazie.
- Figurati, ti lascio un capo di un'Orecchia Oblunga, se hai bisogno chiamami, va bene?
- George?
Il ragazzo, che era ormai sulla soglia si voltò.
- Potresti rimanere qui ancora un po' non voglio rimanere da sola.
Il ragazzo richiuse la porta e si sedette sul letto accanto a lei.
- Siete così diversi...
George parve non capire, lui e Fred erano identici, tanto che si stentava a riconoscerli.
- Diversi?
- Oh sì, sai, mi sono innamorata di Fred perché era solare e allegro, sempre molto poco serio.
George non sapeva cosa rispondere, l'ultima cosa che desiderava era sentirsi raccontare da lei per filo e per segno cosa provava per il suo defunto gemello.
- Tu invece fra i due sei sempre stato il più riflessivo, non che riflettessi parecchio quando andavamo a scuola, ma certamente più di lui. Mi dispiace vedere che il tuo lato ironico si è spento. Ora sei sarcastico, e non è la stessa cosa. I Serpeverde sono sarcastici, i Grifondoro non lo sono mai stati.
George si alzò di scatto: - Non sono rimasto qui per farmi insultare e ora scusa, ma sono stanco, vado a letto, se hai bisogno chiama. Buonanotte.
Angelina si infilò lentamente il pigiama e si sistemò sotto le coperte dopo aver accarezzato il capino ricciuto del suo piccolo.
- FRED!
Un urlo squarciò il silenzio notturno della Tana e George si precipitò nella stanza di Angelina, la trovò raggomitolata sul letto in lacrime mentre il bambino piangeva.
George prese in braccio il piccolo che si calmò appena gli infilò in bocca il ciuccio, provvidenzialmente bagnato nel miele, e si riaddormentò quasi istantaneamente.
Stava per uscire quando si voltò verso Angelina e la vide tremante e ancora scossa dai singhiozzi.
Si sedette accanto a lei sul letto: - Hai avuto un incubo? Hai sognato la battaglia?
- Battaglia?
- Ti ho sentita urlare il nome di Fred. - Rispose cupamente George.
Angelina scosse il capo e si asciugò l'ultima lacrima che le era sfuggita, con una manata.
- No, non ho sognato la battaglia, i miei incubi ora riguardano altro.
- Non sono un idiota, hai urlato il nome di mio fratello esattamente come hai fatto quando lo hai visto nella Sala Grande.
- Sei veramente un idiota, invece. Ora vattene e lasciami dormire, ammesso che riesca di nuovo a prendere sonno.
George fece per alzarsi e solo in quel momento parve ricordarsi come si chiamava il bambino addormentato nel lettino e si sedette nuovamente.
- Angelina, vuoi raccontarmi il tuo sogno? Magari poi ti sentirai meglio. - Disse con tutta la dolcezza di cui disponeva alle due di notte.
- Ho sognato l'incidente, ho sognato che Freddie non piangeva, ho sognato i suoi occhi privi di vita.
Angelina scoppiò nuovamente in lacrime e George la abbracciò cullandola lentamente.
Quando si fu calmata riprese: - E' la mia unica ragione di vita, se perdessi anche lui non ho idea di cosa ne sarebbe di me.
- Non preoccuparti, non accadrà mai nulla di male a Fred e nemmeno a te.
- Come fai a esserne certo?
- Semplice, io non permetterò a niente e nessuno di farvi del male, ora dormi, non preoccuparti ci sono qua io.
Angelina si distese e si addormentò quasi subito.
George rimase in silenzio ad osservarla, poi si alzò dal letto, Appellò una poltrona e vi si sedette.
Quando il piccolo Fred si svegliò, la mattina dopo, vide quello strano tipo con i capelli rossi, quello che assomigliava tanto all'uomo della foto che la sua mamma chiamava "il tuo papà"; addormentato su una poltrona: la testa di traverso e la bocca aperta, che russava senza ritegno. Per evitare alla mamma uno spettacolo tanto disgustoso, si arrampicò fuori dal suo lettino e si avvicinò all'uomo per urlargli nell'orecchio: "PA", ma si accorse che l'orecchio non c'era, allora andò a controllare se gli mancava anche l'altro e, non appena lo trovò, decise di procedere con il piano: - PA'!
George fece un salto sulla poltrona urlando per lo spavento, poi agguantò il bambino per la tutina: - Piccolo demonio, sei andato a cercare l'orecchio buono, vero? - Ma nel suo tono non c'era aria di rimprovero, sollevò Freddie e portò il faccino proprio di fronte al suo viso.
- Vediamo se la nonna ha già preparato colazione?
Fred cominciò a battere le mani, George se lo caricò in spalle e si avviò, prima di scendere le scale osservò Angelina che dormiva beata, un sorriso dipinto sul volto.
Chiuse la porta lentamente per non fare rumore.
Appena fu chiusa, Angelina aprì gli occhi, si sedette sul letto e sospirò: il sorriso aveva lasciato il posto ad un'espressione triste.
Ci aveva davvero creduto, per un momento l'aveva fatto, si era illusa che loro tre fossero una famiglia.
Eppure sapeva che George non avrebbe mai preso il posto del gemello, era chiaro che voleva tenere le distanze da lei, anche per lei la situazione era abbastanza strana, non capiva. La notte precedente, mentre l'abbracciava, era perfettamente consapevole di trovarsi fra le braccia di George e non aveva desiderato nemmeno per un istante che al posto suo ci fosse Fred. Come era possibile? Aveva già dimenticato l'amore della sua vita? Dopo appena due anni già pensava ad un altro? E non ad un altro qualsiasi, ma a suo fratello, anzi al suo gemello! Forse era per via della somiglianza, eppure sapeva che non era così, non li aveva mai confusi quando erano a scuola, sapeva sempre perfettamente chi era Fred e chi era George.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì bussare alla porta e vide entrare un Molly Weasley con un vassoio in mano.
Quella donna era una santa, doveva ammetterlo: - Non dovreste viziarmi così, potrei prenderci gusto e decidere di non andarmene più. - Disse Angelina con un sorriso radioso.
Molly ricambiò il sorriso: - Se potessi tenervi qui lo farei, non dubitarne, ora mangia altrimenti si fredda, io corro di sotto perché George deve andare a lavorare e ho l'impressione che Freddie abbia seriamente bisogno di essere cambiato.
Quindi, rapidamente com'era entrata, Molly uscì.
Note finali:
Ce ne vorrà ancora prima che si chiariscano i sentimenti di tutti, ma prima o poi prometto che ce la faremo.
Incontri e chiacchierate di bic
George non era passato a salutare Angelina prima di andare al lavoro e si sentiva anche un po' in colpa, lei non aveva fatto nulla di male. Decise che sarebbe passato alla Tana una volta chiuso il negozio.
Poco prima di pranzo vide Harry entrare in negozio.
- Ehi, come mi da queste parti?
- Devo dirti la verità o ti accontenti di una pietosa bugia?
- Scommetto che Ginny ti ha praticamente obbligato a passare a trovarmi, vero?
- Tua sorella sa ricattarmi in modi che nemmeno immagini. - Rispose Harry con un sorriso sornione.
- Ecco, non farmeli immaginare che per me è ancora la bambina a cui tiravo le trecce a dieci anni. - Rispose George fra il serioso e lo scherzoso.
- Ti offro il pranzo, va bene?
- Ovvio, mai rifiutare un invito.
I due si diressero in un locale Babbano che si trovava poco distante da Diagon Alley.
- Harry, secondo te come dovrei comportarmi con il bambino?
- Sinceramente non lo so, per me con Teddy la situazione è un po' diversa, praticamente io vado a cena da Andromeda una sera sì e una no e Ted viene a dormire a casa mia ogni fine settimana, ma lui ha perso entrambi i genitori, ha bisogno di una figura che sia una via di mezzo fra un padre e un amico, anche se ti garantisco che è decisamente impegnativo.
- Sì, ma Freddie ha una mamma splendida: ha già qualcuno che si prende cura di lui.
- George, te lo dico per esperienza: io non ho mai conosciuto i miei genitori e le uniche persone che potevano parlarmi di loro se ne sono andate troppo presto perché potessi far loro quelle domande che mi avrebbero aiutato a comprenderli meglio; sai, li ho anche odiati per un po'.
- Cosa?
- Sì, li ho odiati perché mi avevano lasciato da solo, e ho odiato me stesso per questo. È proprio ciò che non voglio che capiti a Teddy, ecco perché sono così presente nella sua vita. Voglio che impari a comprendere che il sacrificio dei suoi genitori non è stato un gesto di egoismo, ma di amore, perché lui potesse vivere in un mondo di pace.
George chinò il capo, anche lui aveva odiato Fred per essersene andato, per averlo lasciato solo e sapeva che il rancore ti rode dentro come un tarlo e rischia di distruggerti se non ci stai attento. Non voleva che il suo piccolo provasse un sentimento simile.
- Harry, cosa devo fare?
- Parla con Angelina, dille che vuoi essere presente nella vita del bambino senza essere invadente, chiedile di permetterti di aiutarli, però ricorda che l'ultima decisione è sua, se lei vuole tenervi fuori dalla sua vita come ha fatto fino ad ora non puoi farci nulla.
- Certo non sono stato molto gentile con lei.
- In effetti sei diventato decisamente scorbutico, cerca di essere un po' più ironico, ragazzo, e vedrai che non saprà resistere al tuo fascino...
George si incupì: - Non voglio prendere il posto di Fred, non mi spetta.
Harry sollevò un sopracciglio: - Davvero credi che Angelina ti userebbe come un surrogato di Fred? Sii ragionevole, non è scema, però è possibile che un giorno decida di rifarsi una vita e questo tu non puoi impedirlo, ma potrai aiutare il piccolo ad accettare l'uomo che sua madre sceglierà come compagno.
George cascò dalle nuvole: questa era una cosa a cui non aveva minimamente pensato, o meglio, ci aveva pensato, ma poi l'idea era stata sommersa da problemi ben più imminenti.
Angelina non poteva per nessuna ragione frequentare qualcun altro perché lei era sua.
Questa nuova consapevolezza lo folgorò come un lampo che preclude la tempesta.
George si ricordò improvvisamente di essere sempre stato innamorato di lei anche mentre lei stava con suo fratello "Ma allora che male c'è?" si chiese.
- Pianeta terra chiama George Weasley, George Weasley, rispondi. - Harry vedendo George completamente assente aveva cercato di riportare la sua attenzione sulla conversazione.
- Harry, scusami, devo andare.
Lo vide sparire di corsa nel vicolo e sentì il crack di una Smaterializzazione.
George passò davanti ad un fioraio e comprò un mazzo di rose gialle, poi si Materializzò alla Tana.
Angelina era seduta nel giardino e controllava, bacchetta alla mano, Fred che rincorreva gli Gnomi riuscendo ogni tanto ad afferrarne uno che poi lanciava oltre la siepe del giardino.
- George come mai sei già tornato?
Il ragazzo le porse il mazzo di fiori: - Volevo chiederti scusa, in questi giorni sono stato un tantino antipatico.
Angelina sorrise: - Un tantino? Ogni tanto sei dolce come una Cioccorana mentre altre volte sembri un Pallino Acido.
George sorrise di rimando arrossendo un poco: - Questi sono per te, mi sembrava che le rose gialle ti piacessero.
- Hai ragione sono le mie preferite, tuo fratello se lo dimenticava sempre e, se mi portava dei fiori, sta sicuro che poi li Trasfigurava all'ultimo momento, tu invece ti ricordi questi particolari.
Molly uscì in giardino: - George, come mai sei qui? È successo qualcosa? Ron sta bene?
- Sì, mamma, Ronnino Piccino sta benissimo, apre lui il negozio oggi, io ho qualcosa da fare.
Molly annuì. Poi, rivolgendosi alla ragazza: - Angelina, tesoro, vuoi che porti io Freddie a nanna?
- Grazie Molly.
- Faresti bene ad andare a riposare un po' anche tu.
- Veramente pensavo di fare una passeggiata, ho bisogno di muovermi un po'.
- D'accordo, ma non stancarti, mi raccomando, e George, accompagnala, così sto più tranquilla.
Molly agguantò il bambino dopo averlo rincorso per mezzo giardino e lo portò di sopra, nel frattempo George aveva porto il braccio a ad Angelina e si erano avviati lungo il sentiero che portava alla cittadina di Ottery St. Catchpole.
- Vuoi parlarmi, vero?
George annuì in silenzio.
- Io, ecco, io...
Angelina lo osservava stupita.
- George, cosa ti prende, stai male?
- No, è che non so davvero come spiegarti. Ecco, io, non voglio perdervi.
- Scusa...? Non credo che ci allontaneremo da qui per almeno un mese, come fai a perderci?
- Non sto parlando di questo mese, sto parlando di dopo.
- Ah.
- Io vorrei poter stare vicino a Fred, aiutarlo a crescere, vorrei essere un buon padrino, insomma.
- Non c'è problema. - La voce di Angelina tradiva una certa delusione, ma cosa si era aspettata in fin dei conti? - Potrai venire a trovarci tutte le volte che vuoi, ci mancherebbe.
Rispose poi con un sorriso tirato.
Anche George appariva un po' deluso, non era certo quello che sperava di ottenere, ma sempre meglio di niente.
- Torniamo, che se ti stanchi troppo la mamma mi stronca e poi io devo andare a controllare che Ron non mi distrugga il negozio, sai, sa essere discretamente pericoloso se si mette a fare esperimenti.
Angelina annuì e ritornarono alla Tana.
Note finali:
Sono due polli, non c'è altro da aggiungere.
Note dell'autore:
Questo capitolo è un po' assurdo perchè vede la famiglia Weasley dal punto di vista del piccolo Fred. Se ci sono degli errori sono quindi voluti perchè un bimbo di diciotto mesi pur essendo precoce e brillante come il piccolo Freddie non può formulare pensieri compiuti di eccessiva complessità e correttezza.
I nomi che ho usato sono quindi quelli che il bambino è in grado di pronunciare.
Se ci fossero dei dubbi nelle note finali ci sono le rispettive corrispondenze.
Fred stava pensando, quella casa era proprio strana, piena di gente che andava avanti e indietro, eppure tutti si fermavano sempre a fargli una carezza o dirgli qualcosa di bello, solo Tu ogni tanto lo sgridava; ma, a quello che gli stava più antipatico, non aveva dato un nome, gli altri lo chiamavano qualcosa come Persi, ma lui preferiva pensare a lui come a quello brutto.
Il suo sport favorito era diventato il tiro al bersaglio: se con il budino gli centrava il naso ‘On gli dava una carezza sulla testa, se invece gli beccava gli occhiali di solito Pa' e Tu scoppiavano a ridere come matti.
Solo la mamma lo sgridava quando giocava così, anche No e Na non sembravano troppo dispiaciuti per il suo gioco.
Quella mattina però c'era qualcosa di strano, Tu non era ancora scesa e Na non si era fermata a giocare con lui. Quando arrivarono Pa' e ‘On con quella strana ragazza con i capelli ricci cominciò a piagnucolare e subito Pa' lo agguantò.
- Buongiorno, Fred, già in piedi?
- Non me ne parlare, si è alzato alle sette, è uscito dal lettino e io ho trovato Angelina che cercava di acchiapparlo prima che si ribaltasse giù dalle scale. L'ho rispedita immediatamente a letto, poi l'ho portato giù a fare colazione, ma è così nervoso che ho paura che non stia bene. - Disse Na passando a razzo con i piatti in mano.
In realtà Fred ora che era in braccio a Pa' stava perfettamente e fu ancora più contento quando ‘On fece apparire dal nulla una Cioccorana (il nome di quelle lo conosceva benissimo anche se non sapeva pronunciarlo)
George lo mise per terra e lui cominciò a trafficare con le unghie e con i denti per aprire la Cioccorana, quando quella spiccò il balzo le saltò sopra, la bloccò sul pavimento e poi la mangiò sporcandosi tutta la faccia.
Quando sentì bussare alla porta fu il primo ad alzarsi per andare a vedere chi fosse e si trovò davanti un altro essere alto un po' più di lui con i capelli azzurri che, appena lo vide divennero improvvisamente nero pece. Sentì che diceva: - Elly, chi è quello?
Fred guardò in su per capire chi era l'altro, vide un signore un po' più alto di Pa', ma molto più basso di ‘On con gli occhiali come quello brutto e i capelli tutti spettinati.
Poi vide una cosa strana, la signorina riccia gli diede un bacio sulla guancia, ‘On e Pa' gli strinsero la mano, ma la cosa più assurda fu che Tu comparve, gli saltò al collo e incollò la sua bocca a quella del signore.
Stupito guardò il coso piccolo per capire se era una cosa normale; visto che lui non disse niente capì che non c'era da preoccuparsi.
Mentre il signore e Tu continuavano a stare attaccati ‘On si chinò alla sua altezza e disse: - Fred, questo è Teddy, Teddy, questo è Fred.
- Dedy?
- Ma come sei bravo, io invece sono Harry. - Disse il signore spettinato con gli occhiali dopo essersi staccato da Tu.
- Ely?
- Ma è possibile che solo io vengo chiamata Tu?
‘On allora si rivolse a lui: - Senti, prova un po' a dire Ginny.
- Ni-ny?
Tu lo prese in braccio e gli scoccò un bacio per guancia: - Bravissimo! Dillo ancora! Io sono Niny.
Nel frattempo era scesa anche Na che aveva subito salutato Ely e Dedy.
- Manca ancora qualcuno? - chiese No' accompagnando Ma'.
- Scommetto che Percy è passato al Ministero per controllare che non ci fossero gufi urgenti per lui.
‘On, aveva parlato scoccando uno sguardo strano a Ely che aveva riso.
Poi Ely si era avvicinato a Ma' e la aveva abbracciata dicendo: - Angelina, è un vero piacere rivederti.
Lui, vedendo quello sentì una gran voglia di piangere e cominciò a tirare su con il naso mentre le lacrime cominciavano a uscire.
Pa' lo prese in braccio e voltandosi disse al nuovo venuto: - Ecco, vedi? Ti ha visto e si è messo a piangere.
A pranzo lui cominciò a trovare simpatico il coso piccolo, Dedy, almeno ora erano in due a tirare a quello brutto il budino. Quando quello brutto si alzò da tavola aveva tutta la faccia sporca e lui e Dedy erano proprio contenti.
Note finali:
Pà: George
Mà: Angelina
'On: Ron
Tu/Nini: Ginny
Quello brutto: Percy
No': Arthur Weasley
Na': Molly Weasley
Dedy: Teddy Lupin
Ely(pronunciato da Fred) / Elly (pronunciato da Teddy): Harry
Una giornata di chiarimenti di bic
Note dell'autore:
E dopo ipensieri di Freddie vediamo come procede la giornata...
Harry prese Teddy in braccio, George fece altrettanto con Freddie e li portarono nella stanza dei signori Weasley. I bambini crollarono sul lettone dei nonni addormentandosi appena posata la testa sul cuscino.
George e Harry fecero comparire delle sbarre in modo che girandosi nel letto i piccoli non rotolassero sul pavimento e poi scesero di sotto.
Angelina, Ginny e Hermione stavano chiacchierando sedute nel giardino mentre Molly finiva di riordinare la cucina.
Percy stava sfinendo suo padre e Ron con uno dei soliti discorsi noiosi. Quando comparvero Harry e George si interruppe.
Allora Ginny colse la palla al balzo: - Cosa ne dite di una partita? Io, Harry e George contro Ron, Hermione e Percy.
Ron intervenne: - Scusa, ma perché gli sborsi devo sempre prendermeli io?
Hermione stava cominciando a schiumare di rabbia: - Tanto io non gioco. - Rispose con astio.
Così Harry, Ron, George e Ginny si limitarono a lanciarsi la Pluffa e a svolazzare intorno alla Tana.
Quando decisero che era ora di smettere George si avvicinò al fratellino: - Mi sa che stavolta per farti perdonare da Hermione dovrai fare gli straordinari, perché non la porti a cena fuori?
- Perché?
- Le hai detto che è un'incapace e, sebbene per quanto riguarda il Quidditch questo sia vero, non era il caso di sottolineare la cosa. - Rispose Ginny sbuffando.
- La colpa è tua, non puoi mettermi in squadra con lei e Percy.
- Sei tu che sei un imbecille, bastava usare altri termini, potevi dire che per fare le squadre più equilibrate sarebbe stato meglio che io e lei ci scambiassimo, non trovi?
George e Harry stavano ridacchiando come deficienti. Era bello vederli litigare, era anche rilassante.
Quando tornarono, come previsto, Hermione non rivolse la parola a Ron e fu lei ad occuparsi dei bambini quando questi si svegliarono.
Quando Ron le si avvicinò da dietro posandole un bacio dietro l'orecchio lei divenne rossa e lo redarguì: - Non davanti ai bambini!
Tutti i presenti scoppiarono a ridere e Ron la guardò interrogativo: - Perché?
George rispose: - Non puoi mostrare a delle povere anime innocenti il raccapricciante spettacolo di Ronald Bilius Weasley che fa lo sdolcinato per farsi perdonare.
Questa volta anche Hermione scoppiò a ridere mentre Ron metteva il broncio come Teddy quando Harry gli diceva NO.
Harry guardò l'orologio: - Gente, s'è fatto tardi, devo riportare Teddy a casa: se sgarro di un minuto Andromeda mi scotenna perché dice che la faccio preoccupare.
- Io lo accompagno, non aspettatemi alzati, farò tardi.
Aggiunse Ginny ignorando lo sguardo di fuoco che avevano rivolto a Harry i suoi tre fratelloni. Era più forte di loro, proprio non sapevano rassegnarsi al fatto che lei ormai fosse una donna.
Ron bisbigliò qualcosa all'orecchio di Hermione che arrossì, ma rispose ad alta voce: - Non credere di imbonirmi, ci vorrà più di una cena per farti perdonare.
Detto ciò anche loro salutarono e se ne andarono.
Percy guardò l'orologio e salutò i genitori: - Stasera devo uscire con Audry, quindi non ceno con voi, ci vediamo domani sera, va bene?
- Quand'è che mi farai conoscere questa ragazza?
Domandò Molly speranzosa.
- Quando saprò che è quella giusta.
Rispose Percy.
Al che George aggiunse: - Allora, mamma preparati ad aspettare finché non andrà in pensione.
Quando anche Percy se ne fu andato Molly disse: - Perché non portate Freddie a fare una passeggiata mentre io e Arthur prepariamo la cena?
George e Angelina annuirono e uscirono con Freddie nel passeggino.
Rimasero in silenzio a lungo mentre camminavano nella luce del tramonto.
- Mi piacerebbe farlo tutti i giorni.
Disse ad un certo punto George parlando più a sé stesso che ad Angelina.
- Cosa? - Domandò la ragazza incuriosita.
- Poter passeggiare con voi, è così rilassante.
Angelina sorrise.
- Anche a me piace molto passeggiare con te... e Freddie ovviamente.
Mentre parlava era arrossita e George la osservò: "Possibile, aveva capito bene? Anche a lei piaceva passeggiare con lui?"
Angelina appoggiò una mano su quella di George che stava spingendo il passeggino e lui si bloccò all'istante.
Si voltò verso di lei, caspita con la luce del tramonto che la illuminava alle spalle era se possibile ancora più bella.
Tolse l'altra mano dalla maniglia del passeggino e le accarezzò lievemente la guancia. Lei trattenne il respiro e gli occhi le si riempirono di lacrime.
George cominciò a capire che anche lei stava combattendo una guerra contro sé stessa e la strinse in un abbraccio: doveva sapere che lui la capiva. Lei si aggrappò al suo petto e cominciò a singhiozzare.
Quando si fu calmata si sciolse dall'abbraccio. Ricominciarono a camminare nel verso contrario in direzione Tana e George le chiese: - Vuoi parlarne?
Angelina tacque a lungo poi improvvisamente rispose: - Io mi sono resa conto che non amo più Fred. Continuo a volergli bene, ma non lo amo più.
George la guardò con freddezza: - Ti sei innamorata di un altro?
- Non lo so.
Rispondendo con un tono freddo e distaccato che poco gli si addiceva riprese: - La cosa non riguarda solo te. Deve essere una persona che ami Freddie come se fosse figlio suo. Che sia per lui come un padre.
- Credo che non ci sia nessuno che potrebbe essere meglio di lui.
Adesso George era davvero furioso: - Come fai ad esserne certa? - Le urlò contro.
Angelina riscuotendosi totalmente dai suoi pensieri si rese conto che George non aveva capito nulla e faceva il geloso per chissà quale strana ragione così esplose: - Perché sei tu deficiente, sei tu la persona che mi fa sentire speciale, che si occupa di Freddie come un padre. Tu sei l'unico che sarebbe in grado di accettarlo come se fosse figlio suo! E io mi sto innamorando di te perché per te lui è importante, ti vedo quando sei con lui, ti brillano gli occhi, sei orgoglioso quando gli vedi fare qualche cosa di nuovo e lo aiuti se ne ha bisogno.
E poi riesci anche ad occuparti di me: ti preoccupi di come sto, mi stai vicino se ne ho bisogno. Solo che tu lo fai per amicizia, mentre io mi sto innamorando di te come se fossi una sciocca ragazzina di quindici anni.
George non sapeva come reagire a quella rivelazione. E lo fece nell'unico modo che gli venne in mente: prese il volto di Angelina fra le mani e le baciò la fronte, poi il naso ed infine le labbra, fu un bacio dolce, lieve, ma Angelina capì.
Poi le cinse le spalle con un braccio e, mentre lei spingeva il passeggino, camminarono in silenzio fino al giardino della Tana.
Note finali:
Finalmente...
Note dell'autore:
Bene, vediamo ora come se la cava Molly quando Angelina e Freddie se ne vanno.
Man mano che i giorni passavano la salute di Angelina migliorava, ormai capitava spesso che si allontanasse dalla Tana per passeggiate solitarie, anche se più spesso George la accompagnava. Una sera, mentre stavano passeggiando mano nella mano, George butto lì un'idea: - Cosa ne diresti di venire a lavorare con me nel negozio di scherzi?
Angelina lo guardò sollevando le sopracciglia: - Mi stai veramente offrendo un lavoro?
Ma io ce l'ho già. E non credo che sia una buona idea.
- Ma perché? - Domandò George deluso.
- Ti fornisco tre buoni motivi:
1 due persone che stanno insieme non dovrebbero mai lavorare anche insieme perché aumentano le possibilità di litigio;
2 mi piace il lavoro che faccio e non ho nessunissima intenzione di lasciarlo;
3 per il momento non voglio allontanarmi da Sheffield e, lavorando a Diagon Alley, sarebbe quasi obbligatorio.
- Ma io vorrei passare più tempo con te.
- George, ragiona, abbiamo entrambi delle responsabilità da cui non possiamo prescindere: siamo due adulti, non abbiamo quindici anni, senza contare che preferirei fare le cose con calma. Come dicevi tu qualche giorno fa, non posso pensare solo a me stessa, ma devo occuparmi anche di Freddie.
- Vorrà dire che mi trasferirò io a Sheffield. - Disse George ghignando.
- Ma allora non vuoi proprio capire, vero?
- Stavo scherzando, credo che sia una questione di spazi, vero?
- Sì, credo che in parte sia anche per quello, questo mese è stato una vacanza, ma la nostra storia deve inserirsi in un contesto di normalità, se poi reggerà anche a quello, allora potremo cominciare a fare progetti, d'accordo?
George annuì e poi le diede un bacio: non era un semplice bacio, era uno di quelli che ti fanno sentire il vuoto nello stomaco come se fossi sulle montagne russe quando c'è una discesa mozzafiato; era uno di quei baci che ti fanno venire i brividi e che vorresti non finisse mai.
Poi appoggiò la fronte sulla sua e rimasero così finché la luce della luna non andò a sostituire quella del sole appena tramontato.
Tornarono alla Tana abbracciati. Era l'ultima notte che Angelina trascorreva lì, l'indomani sarebbe tornata a casa sua ed avrebbe ricominciato la vita di sempre.
- Mi raccomando, sabato vi aspettiamo a cena. - Disse Molly Weasley salutando Angelina ed il piccolo Freddie che entravano nel camino.
- Passo a portarti la valigia a casa stasera. - Aggiunse George.
I due ragazzi non avevano fatto trapelare l'inizio della loro storia, era ancora troppo presto; solo che non avevano fatto i conti con la perspicacia materna di Molly che aveva ben capito la situazione, ma, strano a dirsi, aveva deciso di non mettere becco nelle faccende dei due giovani. Avevano già sofferto tanto, e, se stando insieme riuscivano a sentirsi meglio, lei non aveva proprio nulla da obiettare.
- Se son rose fioriranno. - Sospirò tra sé mentre andava a nutrire le galline.
Quando si ritrovò ad apparecchiare la tavola solo per sé e per Arthur si sentì immensamente sola, Ginny era partita per una trasferta un paio di giorni prima.
Si sedette a tavola e cominciò a piangere, così la trovò Arthur quando rientrò dal lavoro per il pranzo.
- Molly, cosa succede?
- Siamo vecchi, Arthur, io sono vecchia, ho dedicato a loro tutta la mia vita ed ora mi trovo sola.
- Molly, i ragazzi sono grandi, è perfettamente normale che stiano per conto loro, e poi non è male essere solo noi due, anzi, stavo pensando che ora che nel mio reparto ci sono Susan Hossas e Terry Boot, visto che sono due giovani molto promettenti, potrei anche decidermi ad andare in pensione.
Molly sollevò lo sguardo, sapeva quanto Arthur amasse il suo lavoro: - Non farlo solo per me, sai, a volte mi prende lo sconforto, ma non è il caso che tu smetta di lavorare perché oggi io sono un po' triste, è che non pensavo che Freddie e Angelina mi sarebbero mancati così tanto, portavano allegria in questa casa.
- Allora facciamo così,mi prenderò una vacanza ed andremo a farci un viaggio, cosa ne dici?
Molly sorrise: - E dove pensi di portarmi?
- C'è un solo posto che tu hai sempre desiderato visitare.
- Parigi? - Domandò Molly con un sorriso raggiante.
- Ma oui, mon amour, e vedrai che quando torneremo avrai abbastanza da fare giostrandoti fra i tuoi nipoti e Teddy.
- Ma torneremo prima dell'arrivo del bimbo di Bill e Fleur, vero?
Arthur annuì.
Molly cominciò quel pomeriggio stesso i preparativi per il viaggio contattando l'agenzia Mille voli e viaggi magici attraverso un gufo.
A cena i due coniugi diedero la notizia a Percy che non ne fu del tutto entusiasta, non amava cucinare e l'idea di doversi occupare della cena per tre lunghe settimane non lo attirava per nulla, così cominciò ad accampare scuse: - E se Fleur partorisse prima?
- Non preoccuparti, ci avvertiranno subito e ci Smaterializzeremo all'istante.
- Ma Ginny resta in ritiro solo dieci giorni, la lasciate qui da sola?
- Non trovi che tua sorella sia abbastanza grande da stare qualche giorno a casa da sola?
E poi, mal che vada può andare da Hermione o da George e Ron, oppure da Harry.
Molly non aveva ancora finito di dire il nome che immediatamente Percy esplose: - Ma come, vuoi lasciare che la tua unica bambina, la tua figlioletta innocente vada a dormire a casa del suo ragazzo? Lo sai che cosa potrebbe capitare?
Arthur sollevò un sopracciglio perplesso.
- Perché? Cosa ti fa credere che non sia già capitato?
Percy rimase con la forchetta a mezz'aria e si dimenticò di masticare il boccone che aveva tra i denti.
Molly decise di intervenire: - Percy, se due persone si amano, non c'è nulla di sbagliato in quello che fanno. Quanto a te dovresti preoccuparti maggiormente dei tuoi affari piuttosto che di quelli di tua sorella, però, se il problema è che non hai voglia di prepararti la cena basta dirlo, ti preparerò manicaretti per tre settimane, va bene?
Percy diventò rosso pomodoro e riprese a mangiare bofonchiando: - Non era per quello, ma se ti fa piacere, sai che sono sempre felice di mangiarle tue leccornie.
Note finali:
Percy è sempre il solito approfittatore.
Note dell'autore:
Ora i notri polli devono vedere se la loro storia sopravviverà alla "Fine delle vacanze"
- Hey, c'è nessuno? Angelina, sei in casa?
George si stava rassettando i vestiti dopo essere uscito dal camino e, quando sollevò lo sguardo, si trovò di fronte Angelina avviluppata in un asciugamano con i capelli raccolti che gli intimava minacciosamente di fare silenzio.
George, vedendo la ragazza in quella mise, assunse una tinta color pomodoro maturo che era perfettamente coordinata con i capelli.
- Sei pregato di non fare rumore, Freddie si è appena addormentato e non ho nessunissima intenzione di ricominciare a cantare ninnananne.
A quel punto il giovane mago cominciò a rilassarsi e le indirizzò un ghigno: - Tu? Cantare ninnananne? Povero bambino, sarà meglio che chiami la Protezione Maghi in Fasce, quel misero piccolo è stato torturato finché non ha ritenuto meno doloroso per le sue orecchie addormentarsi...
Angelina gli lanciò un cuscino del divano in piena faccia: - Imbecille, vado a mettermi qualcosa e torno.
- Posso sbirciarlo mentre dorme?
- Sì, ma se lo svegli ti tocca poi sorbirtelo fino a quando non crolla di nuovo.
George si avviò verso la cameretta di Freddie e si chinò sul lettino.
Lo guardava così concentrato che non si accorse del fatto che Angelina fosse entrata nella stanza fino a quando non percepì una mano che si appoggiava sulla sua spalla.
- E' carino quando dorme.
Angelina annuì, poi prese per mano George e lo condusse in cucina: - Vuoi mangiare qualcosa?
- Perché no? D'accordo.
- Senti, non ho fatto in tempo a fare la spesa, ti crea problemi se ordiniamo qualcosa a domicilio?
George la scrutò con sguardo interrogativo.
- Ragazzo, ogni tanto dovresti uscire dal mondo magico e scoprire gli splendidi servizi del mondo Babbano.
Detto ciò si avviò verso il salotto e prese una scatolina, premette qualcosa che sembravano gli interruttori dell'ascensore del Ministero, ma molto più piccoli e poi cominciò a parlare all'oggetto.
George temette per un attimo che la ragazza avesse momentaneamente smarrito la ragione, poi le vide posare l'oggetto ed avvicinarsi alla tavola.
- Hanno detto che arrivano con la pizza in mezz'ora, così abbiamo il tempo di apparecchiare.
Detto ciò si mise a trafficare nei cassetti ed apparecchiò la tavola.
- Come mai non usi la magia?
- Perché è meno faticoso prendere gli oggetti piuttosto che farli levitare. Dimmi una cosa, non è che tua madre prima di metterla in valigia ha anche lavato e stirato la roba, vero?
- Credi che ti avrebbe lasciato del lavoro da fare? Per lei sei ancora convalescente, non era per nulla felice questa mattina.
- Pensi che avere Freddie che gira per casa non l'abbia stancata abbastanza?
- Penso che non la vedevo così raggiante da prima della guerra, se avessi voce in capitolo ti consiglierei di affidarle Freddie mentre tu sei al lavoro.
- Ma Freddie va al nido, ricomincia tra qualche settimana.
- Perché non lo lasci al nido al mattino e al pomeriggio non lo porti alla Tana? Di solito dopo pranzo fa un bel sonnellino e nelle due ore prima che io chiuda il negozio la mamma si divertirebbe un mondo a giocare con lui. Poi potrei passare a prenderlo e portartelo a casa, cosa ne dici?
- Da quanto tempo ci pensi?
George rimase interdetto, era così assurdamente palese che avesse organizzato tutto nei minimi dettagli? Ovviamente sì.
Stava per rispondere quando udì uno strano suono ed immediatamente estrasse la bacchetta.
- Calmati, George, è solo il campanello, sai, normalmente la gente prima di entrare a casa degli altri bussa o suona il campanello; non è che si infila nel camino, senza avvertire, sorprendendo povere ragazze sole mezze nude...
George arrossì nuovamente: - Ti avevo avvertito che sarei passato a portarti la valigia.
Le urlò dietro mentre lei andava ad aprire la porta. Poi si avviò verso il corridoio e sentì la sua risata cristallina: - Si, Freddie sta bene, abbiamo fatto un po' di vacanza... Che scemo che sei, ho un ospite a cena..., Ah, ah, davvero divertente... ciao Sam, buona serata.
George, che aveva sentito solo la conversazione dalla parte di Angelina si avviò verso la cucina con un diavolo per capello, ma come, lei flirtava così spudoratamente con un ragazzo proprio mentre lui era nell'altra stanza?
Si sedette a tavola e, appena Angelina pose la pizza sul tavolo ne prese un pezzo ustionandosi bocca, gola ed esofago con il primo boccone. Ringhiò un'imprecazione e vide Angelina sollevare pericolosamente un sopracciglio: l' espressione ricordava straordinariamente quelle severamente contrariate di Molly e della McGranitt messe insieme.
- Non intendo sentire questo tipo di linguaggio in casa mia, è diseducativo per Freddie.
George sussurrò uno - Scusami - poco convinto e continuò a mangiare imbronciato.
- Mi spieghi cosa ti prende? La pizza non ti piace?
- I Weasley mangiano sempre qualunque cosa gli si presenti davanti. -Rispose secco.
- Buono a sapersi, allora domani sera ti offro caccole di Troll in salmì, se preferisci.
Rispose Angelina tagliente.
- Cosa ti fa pensare che io domani abbia voglia di venire a cena qui?
- Ma si può sapere che hai? Hai gli sbalzi d'umore di una donna in piena sindrome premestruale!
- Mi ha dato fastidio.
- Cosa?
- Che tu ti sia messa a civettare con quel tipo.
- Chi?
- Sam.
Angelina cercò di trattenersi, ma poi gli scoppiò a ridere in faccia.
- George, ti assicuro che non stavo affatto civettando con lui e anche se ci provassi non otterrei nessun risultato.
- Figurati, chi potrebbe resisterti?
Angelina sorrise lusingata: - George, se ti dico che mi preoccuperei di più sapendo te solo con lui in una stanza mi capisci?
- Avresti paura che io lo possa prendere a mazzate?
- No, avrei paura che lui attentasse alla tua virtù, stupidotto.
Disse posandogli un bacio sulle labbra.
Improvvisamente George capì e si appellò mentalmente con una serie di epiteti che in questa sede è meglio non ripetere.
Note finali:
Lo so, mi viene spontaneo mettere i maschi Weasley in situazioni in cui si trasformano in perfetti imbecilli, probabilmente George si è fumato un po' di cervello insieme all'erba dello smarrimento...
Note dell'autore:
I nostri adorati pollastri riusciranno a concludere qualcosa?...
Le vacanze dei signori Weasley trascorsero tranquillamente e, se si aspettavano di trovare qualcuno ad attenderli al loro ritorno, rimasero alquanto delusi.
Il bambino di Bill e Fleur ancora non si decideva a nascere, sebbene la data prevista per il parto fosse già passata da un paio di giorni.
Percy pareva essersi arreso al fatto che Molly non fosse sempre a sua disposizione ed aveva deciso di approfondire il proprio rapporto con Audrey cenando da lei ogni volta che non uscivano insieme.
Harry e Ginny avevano approfittato di un paio di settimane di vacanza iracolosamente concesse dalla squadra e dal nuovo capo del Dipartimento Auror, in contemporanea, per andare al mare con Ron e Hermione.
E George?
Nemmeno lui sembrava aver patito troppo l'assenza dei genitori poiché ogni sera, uscendo dal negozio, si Materializzava casualmente a Sheffield tornandosene a casa sua solo a notte inoltrata e con un sorriso beato sul volto.
Lui e Angelina avevano un sacco di cose in comune e trascorrevano la maggior parte del tempo a chiacchierare comodamente seduti sul divano: a volte rinvangando i vecchi tempi, a volte discutendo di Quidditch, oppure semplicemente beandosi guardando Freddie che giocava sul tappeto ai loro piedi.
Quella sera stavano appunto osservando il piccolo che tentava disperatamente di posizionare alcune forme all'interno degli appositi incastri, non riuscendovi. Lo videro diventare rosso, ma, invece di mettersi a piangere per la frustrazione, cominciò a concentrarsi e, improvvisamente i pezzi si sollevarono in aria e ognuno di essi si posizionò nell'incastro corretto!
George agguantò il bambino e cominciò a farlo saltare in alto dicendo: - Sei un fenomeno! Il mio bambino è un mito! Non ha nemmeno due anni e ha già fatto la sua prima magia!
Angelina li guardò con un sorriso dolce e le lacrime agli occhi.
George si ricompose e poggiò un soddisfattissimo Freddie sul tappeto: - Angie, tutto bene?
La giovane annuì: - Sì, grazie.
Ma ora le lacrime avevano cominciato a scendere lungo le guance.
- Lo metto a nanna, va bene? - propose George vedendo Freddie che si fregava gli occhi.
Angelina annuì.
George tornò poco dopo: - Si è già addormentato, si vede che la sua prima magia gli è costata parecchie energie.
La strega fece un cenno con il capo.
- Angelina, stai bene?
Cosa poteva rispondere? Sì? No? Non riusciva a capirlo. Era felice perché il suo bambino aveva dimostrato di essere un mago, era molto felice del fatto che George fosse presente. Era immensamente felice che George avesse definito Freddie "Il mio bambino"; però aveva una paura folle.
Aveva paura di soffrire di nuovo come quando aveva perso Fred, aveva paura di non saper proteggere il piccolo dal dolore che una simile perdita avrebbe comportato, aveva paura che...
George si era seduto vicino a lei stringendola mentre lei continuava il suo pianto silenzioso.
Continuò a tenerla stretta a sé finché non si fu calmata: - Non preoccuparti, ci sono qui io.
Quando finalmente riuscì a parlare Angelina disse osservando il ragazzo negli occhi: - Ho paura.
- Anche io: ho continuamente paura che tu possa decidere di tagliarmi fuori dalla vostra vita, che un giorno Freddie guardandomi mi dica che io con lui non centro nulla, che tu possa stancarti dell'essere inutile che sono e decida di trovare qualcuno di più adatto di me ad essere un buon compagno per te ed un buon padre per Fred.
Angelina sussultò sentendogli pronunciare il nome del bambino: l'avevano sempre chiamato tutti Freddie. Raramente usava il suo nome reale e, lei e George, non lo utilizzavano mai: non sapeva se per evitare di vedere un velo di tristezza negli occhi di George o se per allontanarlo dai suoi.
Il ragazzo cominciò a posarle dei piccoli baci sulla guancia partendo dalla coda dell'occhio per arrivare alle labbra, percorrendo la scia lasciata dalle sue lacrime; poi il bacio si fece più profondo, più appassionato, scivolarono sul divano abbracciati con baci di fuoco e mani sempre più esigenti quando, proprio di fronte a loro, comparve fuori dal camino, la testa di Molly che, senza fare troppi complimenti urlò: - Ragazzi! Muovetevi! Al San Mungo ci sono Bill e Fleur! Prendete Freddie, mica vorrete fargli perdere la nascita del suo primo cuginetto!
George e Angelina, avevano tentato invano di ricomporsi, ma la testa di Molly era già sparita.
- Ma porc...
- George!
- Proprio ora doveva interrompere mia madre!
- Ma dai, è una bella notizia, forza, prendiamo Freddie e andiamo al San Mungo!
- Sì, ma ora mi perseguiterà per avere la certezza che io ti trasformi in una donna onesta!
Disse ghignando ed infilandosi la giacca.
- Ma credi davvero che lei non si sia accorta che fra noi c'era qualcosa? Credi che le madri siano tutte sceme?
George la guardò perplesso: - Dici veramente che sapeva che stiamo insieme?
- Non ne ho la certezza, ma credo che stasera siamo riusciti a toglierle ogni dubbio, non trovi?
Rispose Angelina avvolgendo nella coperta il piccolo Freddie ancora addormentato.
Al San Mungo Arthur Weasley tentava invano di calmare la consorte spiegandole che non sempre i parti sono rapidi, a volte, soprattutto per i primogeniti ci vuole più tempo.
Molly lo fulminò con lo sguardo: - Ti ricordo che ho partorito sette volte, non ho assolutamente bisogno di sentirmi dire come funziona un travaglio, come sai ho qualche esperienza.
Quando i due nonni videro il figlio e Angelina, Molly corse immediatamente ad abbracciare la ragazza, o meglio a rivedere il suo adorato primo nipotino.
Arthur, invece, prese da parte George: - Figliolo, la mamma mi ha detto che tu e Angelina siete diventati piuttosto... intimi...
- Papà, il fatto che io e Angelina stiamo insieme non deve riguardare nessun altro a parte noi.
- George, ho visto come tratti di solito le ragazze o in questi due anni non avresti cambiato dodici commesse al negozio.
- Papà, io...
- Fammi finire, qui c'è di mezzo un bambino, un bambino che è una delle ragioni per cui tua madre si alza al mattino, un bambino che ha la fortuna di avere una mamma straordinariamente forte, ma che purtroppo ha anche un padrino che sa comportarsi in una maniera immensamente stupida, quindi bada bene che non abbiano a soffrire.
- Papà, finiscila, con Angelina è diverso, io sono innamorato di lei e non ho nessuna intenzione di farmela scappare.
- Bene, buon per te.
Rispose Arthur e, in quel momento una porta si aprì, Bill, trasfigurato dalla gioia, stringeva in mano un fagottino avvolto in una copertina rosa: - Famiglia, - disse con voce calda ma potente - vi presento Victoire Weasley.
Molly corse immediatamente dal figlio che le passò la bambina per ricevere le congratulazioni del padre e del fratello, quando da uno dei camini si sentì arrivare il rumore inconfondibile di Ron e Hermione che discutevano, con Harry e Ginny che, invece, se la ridevano.
Angelina intercettò Harry mentre, improvvisamente, Ron ed Hermione si azzittirono.
- Ma cosa avevano adesso da litigare?
- Hermione insisteva nel dire che non potevamo presentarci a mani vuote, mentre Ron l'ha spinta nel camino prima che lei potesse aggiungere altro e sono rotolati qui che ancora stavano discutendo.
- No, è che io avevo fatto un paio di babbucce ed una cuffietta e speravo di potergliele dare subito.
Si intromise Hermione sentendosi chiamata in causa. Poi continuò: - La signora Weasley ha buttato giù dal letto anche te e Freddie?
Angelina non sapeva che pesci pigliare, allora lanciò uno sguardo implorante a George che disse: - Veramente...
Ma in quel momento giunsero, quasi contemporaneamente da due camini differenti anche Percy e Charlie che si sprecarono in congratulazioni verso il fratello.
Angelina si avvicinò a George sussurrandogli: - L'hai scampata bella, stavolta!
Il ragazzo però sorrise e rispose: - Bisogna vedere se ora sarai tu a scamparla...
A Hermione, tuttavia, non era sfuggito lo scambio di battute fra i due e così anche lei cominciò a sospettare qualcosa.
Note finali:
I nostri adorati pollastri riusciranno a concludere qualcosa?...
Evidentemente no...
Note dell'autore:
Vi presento la cena più lunga della storia, ho cominciato a scriverla due settimane fa...
- Ho bisogno di parlarti senza pannolini e nanerottoli urlanti in giro, pensi di riuscire a trovare qualcuno in grado di occuparsi di Freddie questa sera?
- Sono settimane che Katie e Alicia mi chiedono di fare le babysitter, vorrà dire che le accontenterò.
Angelina si allontanò dal camino sorridendo e contattò le amiche che si dissero assolutamente disponibili.
Poco prima dell'orario di chiusura si fece trovare di fronte al negozio di Diagon Alley.
- Sarei passato a prenderti a casa, almeno così mi davo una lavata prima di venire da te.
- Non mi andava di dire alle ragazze con chi uscivo, ho detto che andavo ad una cena di lavoro.
- Ti vergogni di me? - La voce di George era pericolosamente astiosa.
- No, scemo, è che quelle due mi avrebbero perseguitata tutto il pomeriggio per farmi trovare l'abbinamento scarpe - vestito - acconciatura più adatto all'occasione, se avessero saputo che uscivo con un uomo.
Gorge sollevò un sopracciglio: - Un uomo generico?
- Sì, mio caro, sono secoli che non vado a cena con qualcuno... perché tu mi porti a cena fuori, vero stasera?
George le strizzò l'occhio: - Se mi permetti di cambiarmi ti porto in un posto molto carino.
Angelina annuì ed il ragazzo si Smaterializzò, dieci minuti dopo era lindo e pinto, vestito, sbarbato e profumato.
- Scusa, non è che per caso hai una Giratempo?
- No, è che per certe cose non ci vogliono più di cinque minuti.
- Davvero? Ciò che dici non è molto rassicurante...- rispose maliziosamente Angelina.
George la prese sotto braccio e poi si avvicinò sussurrandole all'orecchio: - Non preoccuparti, per certe altre cose non me ne bastano sessanta di minuti.
- Seee, il solito esagerato.
I due passeggiarono per Diagon Alley finché il sole del tramonto non calò dietro la Gringott poi passarono nella Londra Babbana.
- Ma tu i soldi per pagare in un locale Babbano li hai?
- Tranquilla, non ti toccherà lavare i piatti, sono un uomo per bene ormai.
Angelina lo guardò con un sopracciglio sollevato per nulla convinta dell'ultima affermazione.
Si fermarono di fronte ad un ristorantino piccolo ed intimo in una via laterale e un po' nascosta.
George cedette il passo ad Angelina; appena entrati furono accolti dal gestore del locale.
- Buonasera Signor Weasley, signorina.
- Simon, smettila di fare tante smancerie.
- Angelina, ti presento Simon.
Poi rivolgendosi al giovane chiese: - E la mia splendida ex commessa che fine ha fatto?
- Tesoro, vieni un po' a vedere chi è arrivato!
Una giovane donna in dolce attesa si avvicinò a Simon. Poi volò fra le braccia di George stritolandolo in un abbraccio spaccaossa che sarebbe stato degno della signora Weasley.
- George, che piacere, era ora che tu ci portassi a conoscere la famosa Angelina Johnson.
Angelina rimase interdetta, lei? Famosa? E come mai quei due Babbani la conoscevano?
Probabilmente dal suo viso traspariva chiaramente lo stupore. Quindi la ragazza prese la parola.
- Devi sapere che io sono una Maganò, però non mi andava di vivere lontano dal mondo magico, così quando lessi sulla Gazzetta del Profeta che i Weasley cercavano una commessa per un negozio di scherzi risposi all'annuncio. Qualche mese dopo incontrai Simon e George ci diede un piccolo aiuto per farci innamorare.
Angelina scoppiò a ridere, George nelle vesti di cupido proprio non ce lo vedeva.
- È bastato far loro capire che erano fatti l'uno per l'altra. - si schermì George.
- Alla fine ci siamo sposati e George ci ha fatto da testimone di nozze.- Concluse Simon.
- Posso scegliere il solito tavolo?
- E lo domandi? Vai! Anzi, andate!
Verity si voltò verso George prima di sparire in cucina: - Ti faccio portare la specialità del giorno?
George le sorrise sornione: - Sì, ma niente pesce, lo sai che proprio non lo reggo...
Angelina sorrise, ancora riusciva a vedere Fred di fronte ad un ristorante diventare matto se nel menù esposto comparivano frutti di mare e crostacei vari; pregandola perchè scegliessero quello.
George la riscosse dai suoi pensieri prendendola per mano per condurla al suo tavolo preferito. Di nuovo ripensò a quanto stava avvenendo fra loro due: era giusto? Davvero aveva dimenticato così facilmente il padre di suo figlio? Era sicura di non ricercare Fred nel volto di George?
Sull'ultimo punto non aveva dubbi: per lei erano sempre stati due esseri completamente distinti e, se a scuola preferiva di gran lunga l'estro di Fred, più avanti si era resa conto che George era l'unico in grado di controllare i suoi impulsi; non aveva dubbi quindi sul fatto che lei non ricercasse l'uno negli occhi dell'altro, anche perché i loro sguardi erano del tutto diversi.
- Angelina?
La ragazza si era seduta quasi automaticamente, senza prestare troppa attenzione alla scelta dei vini e solo ora si era accorta che George la stava scrutando con i suoi curiosi occhi nocciola, gli stessi del suo piccolo.
- Scusa, ero sovra pensiero.
- L'ho notato, a cosa pensavi?
- A te.
- Non hai bisogno di pensarmi bella fanciulla, quando mi hai qui di fronte a te in carne ed ossa. - Rispose ammiccando, poi tornò serio: - Non passa giorno senza che mi chieda se è giusto quello che c'è tra noi - Angelina trattenne il fiato. - E sono dell'idea che non possiamo andare avanti così: ho bisogno di voi come dell'aria che respiro, non posso starvi lontano e voglio far parte della vostra vita per il resto dei miei giorni.
Angelina, vuoi sposarmi? - Chiese trattenendo il fiato e poggiando vicino alla mano della ragazza una scatolina di velluto blu.
Angelina lo osservò stupefatta, tutto si sarebbe aspettata da quella cena tranne una richiesta di matrimonio: "Maledizione" pensò "ed ora come glielo spiego a Katie e Alicia?" Poi il pensiero e lo sguardo tornarono sulla scatolina di velluto. Pensò a quanto fosse costato a George mettere da parte tutto ciò che aveva provato dopo la morte del fratello per stare accanto a loro.
Un sorriso le rischiarò il viso, aprì la scatolina e porse a George l'anello perché fosse lui ad infilarglielo al dito poi disse: - Almeno ora abbiamo una giustificazione in caso qualcuno della tua famiglia faccia irruzione in casa in momenti poco opportuni.
George scoppiò a ridere: una risata vera, serena, una risata come non ne faceva da tanto, troppo tempo.
Le prese il viso tra le mani e rispose: - Ecco perché ti amo, riesci ancora a farmi ridere.
- Che vuoi, ho imparato dai maestri.
Note finali:
manca poco, ormai, ancora un piccolo sforzo!
Caffè, digestivo e... di bic
Note dell'autore:
E dopo cena?
- Vuoi salire?
- E l'alibi della cena di lavoro?
Angelina gli tirò una giocosa gomitata: - Quanto sei scemo, tanto Alicia e Katie passeranno tutto il resto della notte ad estorcermi un nome, almeno se mi presento con te non faranno troppe storie per andarsene!
- Quindi la mia funzione all'interno della tua vita è assimilabile a quella di un butta fuori?
George mise su un falso broncio che lo faceva assomigliare straordinariamente a Ron; quando il fratello aveva quella faccia afflitta ne aveva combinata una delle sue a Hermione.
Angelina scoppiò a ridere: - Ti ho mortificato? Ma poverino, magari preferisci salutarmi qui.- disse indicando la porta dell'appartamento - Certo sarebbe un vero peccato.
- E come mai? - Domandò Geroge avvicinandosi pericolosamente e stringendola fra le braccia.
- Avevo in mente di offrirti un valido motivo per cui restare ancora un po'.
Aggiunse la ragazza con fare seducente.
- Caffè? Whisky Incendiario? Scotch?
- Idiota.
Angelina aprì la porta e trovò le due amiche che chiacchieravano tranquillamente sul divano.
- Cia...! - dissero in coro voltandosi e rimanendo immediatamente a bocca aperta notando l'accompagnatore della ragazza.
- Ragazze, non è il caso che facciate così, sono il gemello vivo, giuro che non avete visto un fantasma!
Alicia e Kate gli lanciarono contemporaneamente un cuscino a testa centrandolo in pieno viso.
- Tesoro, dovresti cambiare il comitato di accoglienza, sai? - Aggiunse poi abbracciando Angelina da dietro e posandole un bacio tra l'orecchio e il collo, dopo di che riprese: - Signore, io vado a controllare il mostriciattolo.
- Angelina ma cosa ti salta in mente, perché non ci hai detto nulla? - Alicia era ancora piuttosto shockata.
- E' stata una cosa improvvisa, imprevista e ...
Katie la osservò severamente: - Sei sicura che questa sia la scelta migliore per te e George?
Angelina mostrò alle amiche l'anulare sinistro.
- Ragazze, avete impegni per Halloween?
Le due amiche cominciarono a saltellare come bambine abbracciandola, poi Alicia si slacciò dall'abbraccio: - Credo che abbiate ancora delle cose da definire, dato che ad Halloween mancano poco più di due settimane. Sarà meglio che ce ne andiamo, vero George?
Il ragazzo che aveva assistito alla scena appoggiato allo stipite della porta, aveva sorriso in direzione dell'ex compagna di squadra.
- Buonanotte ragazze, ci sentiamo presto!
Alicia e Katie si erano ormai Smaterializzate.
- E' tardi, forse sarebbe il caso che andassi anche io.
Aggiunse George con uno sguardo che tradiva intenzioni opposte a quelle appena espresse.
Angelina gli chiuse la bocca con un bacio, poi lo prese per mano, lo guidò nella sua stanza e chiuse la porta.
*********
- Pa'!
Un urlo lacerante gli frantumò il timpano dell'orecchio buono e dissolse immediatamente il sonno.
- Piccola peste!
- Fred! Non si urla così! - Aggiunse Angelina con un cipiglio severo che fu immediatamente cancellato da un sonoro sbadiglio.
- Buongiorno - aggiunse poi sfiorando le labbra di George con un leggero bacio.
- Anche Fed bacio!
Angelina allora prese in braccio il suo piccolo demonietto e cominciò a sbaciucchiarlo ovunque mentre George ancora cercava di riacquistare l'uso dell'orecchio.
- Vieni ometto, andiamo a preparare colazione alla mamma!
Mentre Angelina si stiracchiava si rese conto che non si sentiva così serena, tranquilla, in pace con sé stessa e con il mondo intero da un tempo indefinito. Ringraziò il cielo di aver avuto una seconda possibilità di essere felice.
Quando George entrò con il vassoio della colazione levitante di fronte a lui e Fred in braccio sorrise: - Oggi allora, le visite ad amici e familiari per l'annuncio!
- Cosa?
- Scusa, mica vorrai fare tutto alle spalle della tua famiglia?
- Mia madre vorrà tirare su un teatrino come quello fatto per Bill, ti prego, non mi va di passare i miei ultimi giorni da scapolo riempiendo fagottini e decorando i tavoli con tovaglioli a forma di cigno! - Tentò di commuoverla George con fare melodrammatico.
- Tesoro, è il nostro matrimonio, non quello di tua madre, vedrai che capirà.
- No, ne farà una tragedia e ad andarci di mezzo sarò io.
- Ma noi abbiamo un'arma segreta.
- Ah, sì? E quale?
La ragazza indicò il figlioletto che si stava impiastricciando la faccia di marmellata.
- Se lei è occupata con Fred dell'organizzazione dovremo occuparci noi, no?
George scoppiò a ridere: - Secondo me tu sei Serpeverde dentro.
- Ti garantisco che per sfidare tua madre su questo campo bisogna essere coraggiosi Grifondoro fino al midollo. Ora andiamo a dar loro la bella notizia, anche perché domani tocca ai miei genitori!
George improvvisamente ammutolì, impallidì e disse: - Non mi sento tanto bene, non è che si potrebbe fare un altr'anno?
- E poi tu dici di essere un Grifondoro, mah, i misteri della vita. - poi rivolgendosi al figlio - coraggio Fred, andiamo a prepararci, si va da nonna Molly!
George si lasciò cadere sui cuscini e buttò l'occhio sul comodino di Angelina, accanto alla sveglia spiccava una splendida foto scattata l'anno in cui lei era capitano della squadra di Quidditch. Ricordava quel momento, la foto era stata scattata subito prima di quella sciagurata partita contro Serpeverde.
Lui e Fred erano uno alla sinistra ed uno alla destra di Angelina, in piedi, mentre gli altri erano in ginocchio, davanti e Harry svolazzava sopra di loro stringendo il Boccino. Erano felici e sorridenti, ammiccavano insieme abbracciando il capitano. Prese la foto e la osservò attentamente. Poi sorrise, in fondo era ancora così, lui era alla destra di Angelina, ma era sicuro che suo fratello camminasse loro accanto proprio alla sinistra della ragazza ed un giorno avrebbero di nuovo volato tutti e tre insieme.
Note finali:
Se la fine del capitolo è troppo melò fatemelo sapere!
Un Halloween molto speciale di bic
Note dell'autore:
Tra annunci bislacchi, dolcetti e scherzetti...
I ragazzi giunsero alla Tana con un po' di ritardo rispetto al solito e subito sentirono i soavi toni di Hermione che discuteva con Ron nel cortile posteriore.
- Ci vivo insieme da due anni, non credi che me ne sarei accorto?
- Ma smettila, non ti accorgeresti nemmeno di un Bolide che ti arriva in testa.
Questa battuta era molto offensiva, soprattutto considerando il fatto che lui di Bolidi in testa non ne aveva mai presi (almeno da quanto poteva ricordare).
- Hermione, fammi il piacere, George me l'avrebbe detto se avesse mai deciso di uscire con Angelina.
- E perché, di grazia, avrebbe dovuto dirlo proprio a te?
- Perché viviamo insieme, perché sono suo fratello e perché Percy non capirebbe, Charlie è troppo lontano e Bill è troppo impegnato.
- Hai dimenticato una persona...
- Chi?
- Ginny, ovviamente.
- Ma che c'entra? Lei è una ragazza.
- Proprio per questo è la persona ideale per confidarsi.
- Hermione, hai preso un abbaglio, sono certo che George e Angelina non stanno insieme.
I due, sentendosi chiamati in causa, si guardarono e scoppiarono a ridere contemporaneamente, mentre Ron e Hermione rientravano in casa.
Pochi secondi dopo fecero il loro ingresso dalla porta principale: - Buongiorno famiglia!
Molly si lanciò immediatamente verso il nipotino sommergendolo di coccole, baci e carezze; mentre George e Angelina si recarono in direzione di Fleur, appena dimessa dal San Mungo, e di Bill, che teneva in braccio la sua primogenita, raggiante come non lo era mai stato.
Non ci volle molto ed arrivarono anche Harry con Ginny e Percy con Audrey; Charlie stava passando un po' di tempo in vacanza dai genitori in attesa del battesimo della sua nipotina e così la famiglia era al completo.
George non perse tempo: - Bene, visto che la famiglia è al completo, Angelina ed io dobbiamo darvi una notizia.
Molly si sedette sbiancando, mentre un lampo di vittoria attraversava lo sguardo di Hermione e Ron cominciava a immaginare una serie di "Te l'avevo detto" lunga come l'Espresso per Hogwarts.
George riprese fiato e, con l'unico orecchio disponibile che aveva raggiunto il colore di un'aragosta ben cotta, aggiunse: - Abbiamo deciso di farvi uno scherzetto per Halloween: siete tutti invitati al nostro matrimonio.
- Comecosache?
Charlie appariva piuttosto allibito: - Ma non siete ancora sposati? Hai deciso di renderla una donna onesta solo ora? Ma il bimbo avrà più o meno due anni!
Angelina e George guardarono allibiti il resto della famiglia, poi dimostrando una calma che palesemente al momento era ben lungi dal provare, George rispose: - E' una settimana che sei qui e nessuno ha pensato bene di parlarti della situazione?
- Mi sono perso qualcosa?
In effetti, la situazione era piuttosto straniante e, vista dall'esterno, discretamente comica.
Angelina a quel punto intervenne per chiarire le cose: - Charlie, ti dobbiamo delle scuse perché non abbiamo considerato il fatto che, a causa della lontananza, tu non sei propriamente aggiornato sui fatti avvenuti durante l'estate. A causa di un incidente stradale io ed il piccolo Fred abbiamo soggiornato qui alla Tana per un mesetto ospiti dei tuoi genitori, in questo periodo il bell'uomo qui - disse indicando George - ed io ci siamo innamorati e abbiamo deciso di sposarci. Fred infatti non è figlio legittimo di George, è suo nipote, proprio come è tuo nipote, ma tuo fratello ieri sera mi ha reso la donna più felice del mondo offrendosi di diventare per lui un padre.
Molly scoppiò in lacrime, il resto della famiglia era rimasto senza parole, tutti tranne Hermione ovviamente, che diede una gomitata a Ron e cominciò con i "Te l'avevo detto, io".
Charlie, ancora un po' shockato da tutte le rivelazioni, si avvicinò al fratello e gli diede una sonora pacca sulla spalla: - E bravo il nostro George che ha deciso di mettere la testa a posto.
Bill e Fleur abbracciarono Angelina, mentre Percy domandava al fratello: - Tutta questa fretta è dovuta all'arrivo di un altro nipotino?
Audrey gli piantò una bacchettata nel fianco sussurrandogli qualcosa nell'orecchio che lo fece arrossire e tacere immantinente.
Finite le congratulazioni da parte dei fratelli George si trovò a fronteggiare Arthur: - Quando ti ho detto che non dovevi fare soffrire Angelina, non intendevo dire che se stavi con lei saresti stato costretto a passarle l'intera esistenza accanto, non è che hai preso questa decisione perché ti ho messo addosso troppa pressione?
George guardò seriamente il padre: - Certo che sì, io mi fido sempre ciecamente dei tuoi consigli e se tu dici che stando con lei io rendo felice la mamma non posso assolutamente cambiare idea.
Arthur cominciò a mordersi il labbro superiore, come poteva far capire a quel figlio scapestrato che quel passo era "per sempre": che sposarsi non significava solo coabitare e dividere un letto, ma significava condividere ogni singolo giorno, nel bene e nel male per tutti i giorni della vita?
George osservò il padre con un sorriso sornione: - Dai, papà, stavo scherzando, non ho dubbi, è la ragazza giusta per me; se mi immagino la vita senza di loro vedo il vuoto e l'assenza di significato, mentre se penso al tempo che passiamo insieme mi rendo conto che finalmente ho trovato qualcosa che realmente mi completi: sono di nuovo parte di qualcosa di unico ed irripetibile. Adoro questa sensazione, non posso farne a meno; nel periodo in cui non l'ho provata ho seriamente toccato il fondo e ti giuro che non posso lasciarmi scappare Angelina e Freddie perché li amo e so che loro amano me.
George aveva detto tutto questo senza quasi riprendere fiato, fissando suo padre dritto negli occhi con le guance che diventavano sempre più rosse.
Arthur con gli occhi lucidi gli mise una mano sulla spalla: - Allora so che sarete felici.
A pranzo ci fu un momento di tensione quando Molly esordì: - Sarà meglio tirare fuori alla svelta tutto il materiale che abbiamo utilizzato per il matrimonio di Bill e Fleur; mamma mia, ci sono così tante cose da fare e così poco tempo per farle!
George intervenne immediatamente: -Mamma, in realtà io ed Angelina avevamo pensato ad una cosa solo per le nostre famiglie e ci terremmo che fosse una sorpresa anche per voi, solo che avremmo bisogno, per organizzare tutto, che tu ti occupassi di Fred, sai, noi nei prossimi giorni saremo un po' occupati.
Sembrò che per Molly il Natale fosse arrivato in anticipo.
********
Fu veramente il matrimonio più strano mai celebrato e non solo perché si stava formando una nuova famiglia magica. Innanzitutto a presiedere la cerimonia fu niente popò di meno che Percy: come vice segretario del Ministro era riuscito a farsi concedere una dispensa speciale per effettuare la celebrazione.
Per non fare preferenze tra i fratelli George aveva scelto un testimone estemporaneo, cioè un Lee Jordan che si era trovato alla Tana senza nemmeno aver capito bene il motivo dell'invito. La damigella d'onore di Angelina era stata la professoressa McGranitt (Angelina non aveva voluto sentire ragioni, se si trovava a sposare George Weasley la colpa, o il merito, era tutta sua).
La cerimonia fu celebrata di sera, nel prato davanti alla Tana in mezzo ad un'infinità di zucche intagliate illuminate.
Gli invitati furono poco più di una ventina, fu tutto molto allegro, intimo e familiare. Mentre Percy suggellava il voto, con un semplice movimento della bacchetta George fece partire una cassa intera di fuochi d'artificio Weasley facendo prendere un mezzo infarto al resto della famiglia e facendo scoppiare a ridere Ron e Harry che avevano collaborato allo scherzo.
Molly gli urlò dietro una serie di improperi degni di una strillettera, quando però alzò gli occhi e lesse la scritta apparsa nel cielo:
SEI SEMPRE CON NOI FRED
scoppiò in lacrime.
A notte fonda, quando ormai tutti gli invitati se ne erano andati, George prese Angelina per mano e la portò al piano di sopra nella stanza che aveva condiviso con il fratello. Tutto era rimasto come l'avevano lasciato l'ultima volta che vi avevano dormito insieme.
- Bimba, io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, lo sai?
- Ti amo anche io scemo, altrimenti ora non indosserei questo vezzoso anellino, non trovi?
- Senti, c'è una cosa che non ti ho detto, io volevo farti una sorpresa, quindi eccoti.
Le disse mettendole in mano una vecchia spazzola.
- Una Passaporta?
- Papà è riuscito a farsi dare il permesso di farmene creare una, ti va di andare a fare un giretto in Europa?
George sapeva che il sogno di Angelina era viaggiare per l'Europa, ma dovendo badare a Fred non ci aveva mai minimamente pensato.
Con le lacrime agli occhi gli volò in braccio e pochi attimi dopo sentirono la familiare stretta all'ombelico: il loro viaggio di nozze aveva inizio.
Note finali:
Siamo quasi in dirittura d'arrivo.
Note dell'autore:
Ebbene sì, siamo giunti al termine, sperando di non avervi tediato. Non posso esimermi dal ringraziare quanti hanno letto questa storia ed in modo particolare quanti hanno deciso di lasciare un commento, quindi in rigoroso disordine grazie a : Erin, piperita, vampire, honey, vaniglia, Susyx, Eleonora, beth_the_witch, Sandy Potter, Madama Rosmerta, LaSalo e Miss Delacour. Un grazie speciale alle compagne di chat che hanno visto crescere questa storia a volte anche in "presa diretta": Elizabeth Bennet, Atreius, freddymercury, Rowena, Alektos e che hanno lasicato sempre splendide recensioni.
Ultime e non certo per importanza vorrei ricordare le persone che maggiormente mi hanno stimolato per la stesura di questa storia:mapina, per i suoi splendidi commenti e soprattutto Ladyhawke, che, oltre ad essere un'ottima moderatrice, mi ha dato degli splendidi spunti.
Grazie di cuore ragazze.
Un anno dopo...
Here comes the sun, here comes the sun
(And I say) it's all-right
- Per favore, sei stonato come una campana.
- Ma smettila, ha parlato miss doccia profonda, quanto urli quando sei sotto la doccia lo sa soltanto l'acqua che fai andare.
Angelina sedeva accanto a George che stava guidando l'automobile diretto verso Hogsmade.
La luce del tramonto disegnava riflessi dorati sui campi ancora fioriti.
Little darling,
it's been a long, cold, lonely winter
- Non trovo che sia stato un inverno così freddo. - continuava a canzonarlo Angelina mentre lui impassibile riprendeva a canticchiare.
- Forse per te bimba, ma per me è stato un lungo, anzi un lunghissimo inverno, almeno fino al giorno in cui voi siete arrivati.
Angelina sorrise accarezzandogli la gamba.
- Guarda che se fai così potrebbe anche cogliermi l'irrefrenabile impulso di fermare la macchina e saltarti addosso...
- Esagerato, con Freddie dietro?
- Tanto dorme.
- Prova a fermare la macchina e vedi come si sveglia!
Little darling,
it feels like years since it's been here
- Ancora?
- Che ci posso fare, questa canzone mi dà l'esatta percezione della mia vita: prima di quel benedetto incidente era come se vivessi in un limbo, come se nemmeno fossi qui.
Here comes the sun, here comes the sun
(And I say) it's all-right
- Sì e quindi io sarei il sole che è giunto fino a te?
- Ma com'è che se provo a fare il romantico finisce sempre male? Comunque il sole mica sei tu, è il nanerottolo che ronfa dietro!
- Ma davvero?
Little darling,
the smiles returning to their faces
- Uffa...
- E' stato in grado di far tornare a sorridere mia madre, non la vedevo disperarsi così da quando io e Fred andavamo a scuola!
Little darling,
it seems like years since it's been here
Here comes the sun, here comes the sun
(And I say) it's all-right
Sun, sun, sun, here it comes
Sun, sun, sun, here it comes
Sun, sun, sun, here it comes
Sun, sun, sun, here it comes
Sun, sun, sun, here it comes
- Guarda che se non la pianti mi metto a cantare anche io.
- Così poi Freddie si sveglia e comincia a noiosare per sapere quando si arriva...
Little darling,
I feel that ice is slowly melting
- E poi ero io quello che non doveva cantare, come mai proprio questa strofa?
- Perché a far sciogliere il ghiaccio che ci teneva imprigionati ce n'è voluto di tempo...
- In realtà appena ci siamo accorti di quello che ci stava succedendo direi che non ci abbiamo messo molto a capire cosa dovevamo fare, no?
Little darling,
it seems like years since it's been clear
- In effetti io ci se non avessi avuto quell'incidente ci avrei messo anni a capire qual era la cosa giusta da fare, tu sei stato molto più perspicace.
- Però mi sembra che adesso sia tutto chiaro, vero?
- Eh sì, cristallino...
Here comes the sun, here comes the sun
(And I say) it's all-right
Here comes the sun, here comes the sun
It's all-right
It's all-right
It's all-right
Ripeterono l'ultimo ritornello canticchiando insieme riuscendo miracolosamente a non svegliare il povero Freddie che beatamente sonnecchiava nel seggiolino.
- Finalmente è tutto perfetto.
Aggiunse George mentre la musica andava pian paino dissolvendosi.
- La nostra vita non potrebbe andare meglio di così!
- Davvero? Scommettiamo che potrebbe andare molto meglio?
- Ah sì? E come?
- Se ti dicessi che sarà il caso di ridipingere la stanza degli ospiti?
- Mica viene tua madre a trovarci?
Angelina sospirò, ma cosa si doveva fare per far capire certe cose agli uomini?
Aprì la borsa e ne estrasse un oggetto che appoggiò proprio sopra al cruscotto davanti al volante. George inchiodò e poi accostò il più velocemente possibile per levarsi da in mezzo alla strada. Quindi si voltò verso Angelina con uno sguardo stupito.
- Sei sicura?
Lei annuì
- Quando?
- Più o meno fra nove mesi, come tutti i bambini.
George afferrò le babbucce, saltò fuori dall'automobile e cominciò a saltare come un ragazzino correndo in mezzo ai campi.
Anche Angelina scese e si appoggiò alla portiera con le braccia conserte osservando l'uomo della sua vita che si comportava come un perfetto imbecille.
Quando George tornò aveva fra le braccia un mazzo di fiori di campo: - Qui non c'era nient'altro! - Disse a mo' di scusa porgendoglieli.
Lei si avvicinò e gli posò un bacio sulle labbra.
- Lo sai che mi hai fatto il regalo più grande del mondo?
- E tu lo sai che ti amo sciocco testone?
Rimasero così abbracciati a guardare la luce del tramonto finché il sole non fu del tutto scomparso. Poi risalirono in auto: se avessero tardato troppo Albeforth non si sarebbe fatto troppi problemi a lasciarli fuori dal locale...
Note finali:
Per ora è tutto, sperando che il finale sia stato di vostro gradimento, vi lascio con la promessa (o forse la minaccia) che presto arriveranno nuova avvincenti storie.
Ciao
bic
Disclaimer: Harry Potter e tutti i personaggi e le ambientazioni della saga appartengono a JKRowling, alla Warner Bros e alle case editrici nazionali che ne detengono i diritti. Trama e personaggi originali appartengono all'autore della storia. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, e non è inteso nessun infrangimento di copyright.