1. Prendere fiato. di Kaleidoscope
Era un tranquillissimo giovedì pomeriggio nel quartierino londinese dove vivevo con la mia famiglia. Un pomeriggio banale e inutile che sembrava non passare mai: il sole giocava a nascondino con le nuvole, irradiando le case di una luce stanca e giallastra.
Quelle stesse nuvole furono improvvisamente spezzate da un battito d'ali: due enormi gufi dall'aria regale, il primo grigio scuro e il secondo di un profondo color cioccolato, si avvicinavano alla nostra casa ad una velocità impressionante, reggendo nel becco due buste dall'aria antica.
Il simbolo impresso nella ceralacca rossa non lasciava dubbi: quelle erano le tanto attese lettere della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Affacciata alla finestra della camera da letto dei miei genitori, mia sorella Jo cacciò un urletto eccitato.
“Mamma! Mamma!" la sentii strillare sin dal salotto, "Gregory e Gregory II stanno tornando! Hanno le lettere!”
Mio padre alzò lentamente gli occhi dal giornale che stava leggendo da più di due ore, chiedendomi:
“Chi ha avuto l'insana idea di chiamare i gufi Gregory e Gregory II?”
Sospirai.
“Tu, papà.”
“Drew!" gridò mia madre, scendendo trafelata le scale, "Sono tornati! Adam, scendi!”
Togliendosi il grembiule da cucina, corse ad aprire la porta: i gufi si posarono garbatamente sul tavolino di fronte a me, e uno di questi lasciò scivolare dal becco una busta. Tornò a guardarmi con aria severa.
“Grazie, Gregory” lo accarezzai, prendendo la busta.
Quello fece schioccare il becco e arruffò le piume con un gesto di stizza... probabilmente era Gregory II.
“Si può sapere che diamine avete da urlare? Sto cercando di fare i compiti!”
Mio fratello Adam stava scendendo lentamente le scale trascinando teatralmente ogni passo: il suo ciuffo di capelli neri era tirato indietro con un buffo mollettone, gli occhi castani cerchiati da profonde occhiaia: aveva l'aria di qualcuno che non dormiva da almeno tre notti ma cercava di non darlo a vedere per non perdere l'aria da duro. A coronare il suo insolito aspetto, una maglietta che recava la scritta “Baciami baby, sono un Serpeverde”.
“Non è un po' tardi per iniziare i compiti, mister Settimo Anno?” osservai mielosamente.
“Sta zitta” mormorò lui a denti stretti, seguito da un mio ghigno trionfante.
“C'è la mia lettera? C'è?”
Dalle scale da cui era appena sceso mio fratello sbucò il visino furbetto di una bimba di nove anni con occhi color smeraldo spalancati dalla gioia: Jo, i cui capelli scuri raccolti in piccoli codini svolazzavano a ogni passo, trotterellò in soggiorno e incominciò a coccolare uno dei due gufi, che tentò disperatamente di liberarsi.
“Nanerottola, non hai ancora undici anni" sbuffò Adam, strappando la sua busta, "non rompere.”
Lei si voltò verso nostro fratello, le labbra strette in un broncio poco convincente.
“La mamma dice che sono matura per la mia età”
Mi lasciai andare ad un altro sospiro: ogni anno era la solita storia. Sperando che Gregory (o Gregory II) non soffocasse nel mortale abbraccio di Jo, mi rigirai la busta fra le dita: la morbida carta giallognola recava scritto con una calligrafia piuttosto elegante:
Miss KATIA DRAGONFLY
Camera da Letto n°2
n° 17, XXXXXXXX
London.
Stavo per strappare la busta come ogni anno, tirare fuori la lettera come ogni anno, punzecchiare Adam per i suoi voti come ogni anno: ma quella non era la lettera di ogni anno.
Toccando la busta tastai qualcosa che non avevo mai ricevuto. Qualcosa che solo otto persone in tutta la scuola possiedono... qualcosa di estremamente importante.
Con una rapidità felina di cui non ero al corrente, spiccai una corsa verso le scale rischiando seriamente di rompermi entrambe le caviglie: salendo gli scalini a due a due, inciampai nel tappeto del corridoio e, dopo essere riuscita a rimanere in piedi, aprii di scatto la porta della mia camera e la richiusi alle mie spalle con due giri di chiave.
“Tesoro?" gridò mia madre dal soggiorno, "Ti senti bene?”
In quel momento non riuscii nemmeno a rispondere: sentivo solo il cuore battere all'impazzata come se cercasse di uscire dal mio petto, il sangue pulsarmi fino alle orecchie, e uno stupido sorriso che mi si allargava sul volto.
Aprii la busta (ormai stropicciatissima) con mani tremanti: ne tirai fuori una lucida spilla color verde intenso, ornata di una splendida P in caratteri gotici avvolta nelle spire di un sensuale serpente argentato che mi fissava col suo occhio di onice.
Cacciai un urlo tale che probabilmente fu sentito persino a Hogwarts stessa: qualche secondo dopo mio padre era alla porta, colpendola come se volesse buttarla giù a pugni.
“Katia! APRI! Apri la porta o... O la mamma la apre con l'Alomorba!”
“Alohomora, Drew” sussurò mia madre.
Girai lentamente la chiave: mi trovai davanti la mia famiglia al completo, attirata dall'urlo, che mi guardava con l'aria di qualcuno che fissa una persona totalmente tocca.
“Che hai?" sogghignò Adam, "Hai preso solo Oltre Ogni Previsione in Pozioni?”
Mostrai la spilla tremante.
“Mi hanno dato la spilla" annaspai, "...sono un prefetto!”