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Ciao! Tantissimi sinceri complimenti per il modo magistrale in cui hai tratteggiato lo stato d'animo di Aberforth, il suo doloroso tentativo di non lasciarsi sopraffare dal rimorso per un sentimento riscoperto solo troppo tardi, la sua lotta in cerca della serenità. Mi è piaciuta molto l'idea del quadro di Albus a casa sua, credo sia l'unico modo per ricostruire in qualche modo (almeno nelle intenzioni) un rapporto ormai perso per sempre. Ho cercato di immaginarmi la vestaglia, ma il mio stomaco ha protestato in modo molto eloquente e ho dovuto desistere!

Bravissima come sempre, alla prossima,

Althalus



Risposta dell'Autore:

Mamma mia, addirittura "magistrale", che complimento!

Aber (eh sì, ormai mi sono affezionata a questo diminutivo) è un personaggio che mi si sta rivelando con il passare del tempo e a cui sto imparando a volere davvero bene. Pur essendo diversissimo da me, l'ho trovato molto semplice da tratteggiare sia nei momenti più rudi che in quelli più "teneri". E' un uomo a cui la vita ha tolto molto e che ha passato anni a portare un rancore che, seppur giustificato, non ha mai voluto mitigare, tenendosi così sulle spalle un dolore immane.

Per questo l'ho trovato incredibilmente affine con il Severus che amo, quello vivo e vegeto, che ancora fatica a lasciare a terra il gravoso peso di essere sopravvissuto.

Ti faccio una confessione: per la vestaglia ho dovuto mettermici d'impegno e pensare ai due colori più impensabili da abbinare!

Grazie infinte per la recensione.

Chiara

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